I soliti idioti: “Volgari sarete voi”


Mettono le mani avanti. Con un’avvertenza a inizio film: “Ridete pure, ma non imitate quello che vedete sullo schermo”. Ovvero pirati della strada, evasori fiscali, badanti-prostitute, padri snaturati e maleducati d’ogni risma. Però guai a dire che I 2 soliti idioti, dal 20 dicembre in 500 sale, è diseducativo. “Non sono i film che devono educare, ma i genitori. Non potete darci questa responsabilità”, dice Francesco Mandelli. Che, a quanto racconta, prendeva un ceffone dalla mamma quando cantava le canzoni di Elio e le storie tese. Incalza Fabrizio Biggio: “Siamo entrati nel linguaggio comune e la cosa ci ha anche stupito, ma il nostro non è un tormentone vuoto, racconta un mondo e in tante famiglie ci guardano tutti insieme davanti alla tv. Le parolacce i bambini non le sentono certo solo da noi, in casa ascoltano cose ben peggiori”.

 

Sarà. Ma il secondo film del duo (il primo, nel 2011, incassò 11 milioni di euro) è tutto un fiorire di ‘dài, cazzo’ e ‘minchia, boh’. E qualcuno storce già il naso. Tanto che il produttore Pietro Valsecchi, potente boss della Taodue (48 milioni di euro tra gli idioti e Checco Zalone) parte subito all’attacco. “E’ strano, a indignare dovrebbero essere la disoccupazione, i tagli alla spesa pubblica e alla cultura, non l’uso di una parola, ‘cazzo’, che è la più comune per gli italiani insieme a ‘ciao’ e ‘ok’. Ruggero De Ceglie è la sintesi di un padre che non riesce a comunicare con suo figlio Gianluca. I due idioti sono due giullari che mettono a nudo difetti e meschinità del mondo d’oggi. Però vanno a toccare figure intoccabili come genitori, preti e i furbetti che abbondano nelle strade. A me fanno molto ridere e trovo che tutti dovremmo iniziare a ridere di noi stessi con loro”.

 

Il paraculo Ruggero e suo figlio Gianluca, serio e bamboccione, sono i protagonisti del film che ha una struttura narrativa più forte rispetto al collage di sketch del primo. Anzi, la vicenda si apre con il gruppetto dei tamarri iperlampadati che va al cinema per assistere al film nel film, tra un ‘porco dighel’ e uno sguardo all’Iphone. “E’ un film scritto da giovani che hanno empatia con altri giovani – dice ancora Valsecchi – bisogna vederlo in sala con i ragazzi. Mentre il cinema italiano di Natale sta zoppicando, spero che questo lo aiuti a risollevare le sorti”.

 

Chiaro che Medusa punta a fare il botto con un’uscita in 500 copie in cui il non-cinepanettone Colpi di fulmine è in qualche modo il nemico giurato. E c’è anche una battuta: ‘ho Aurelio sotto’. “Negli incassi, s’intende”, precisa Valsecchi. Che ha in animo di fare una versione a New York, in inglese, con soliti idioti italoamericani, incuneandosi nella crisi del modello vanziniano. “Umberto Eco sta già lavorando a tradurre minchia boh”.

 

Biggio rivendica la totale libertà garantita dalla Taodue, che bandisce ogni sfumatura politically correct. “La gente a casa, in palestra e al bar scherza così, e dice anche di peggio. Ma la nostra parolaccia non è gratuita”. Aggiunge Mandelli: “Dài, cazzo è la punta dell’iceberg, ma alla Barona, all’estrema periferia di Milano, i tamarri parlano proprio così, il vocabolario si è impoverito”.

Presenza femminile è Miriam Giovanelli (Gli sfiorati, Dracula 3D), nel ruolo della badante in abiti succinti che Ruggero si porta appresso. “Nel primo film c’era Madalina Ghenea, stavolta volevamo una figura meno irraggiungibile”, spiega Biggio. Mentre Teo Teocoli è il professor Luigi Pelosi, integerrimo suocero di Gianluca e cattedratico tutto d’un pezzo. “Per Ruggero il problema dei problemi è il parcheggio, non lo spread. Mentre Teo è ispirato in parte a Mario Monti, con la sua voglia di rigore. E’ uno che paga le tasse, non dice parolacce, rispetta la sua famiglia, e alla fine muore”, dice Mandelli. E Biggio: “E’ vero bisogna pagare le tasse, me ne sono accorto anch’io, anche se poi finiscono in mignottocrazia e cioccolatini”.

autore
18 Dicembre 2012

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