I retroscena della serata


Teatro la FeniceLa festa torna a Venezia, nella rinata Fenice. Tanto che bisogna transennare Campo San Fantin e le calli circostanti con l’effetto di ingorghi pedonali. La festa torna in tv, su Raidue, in prima serata, mandando in campo attaccanti come Raoul Bova e Sofia Loren. Ma è un po’ troppo lunga anche per chi ha molta pazienza e insieme tanto spiccia da perdersi un premio per strada, quello al coreano Kim Ki-duk. Claudia Gerini, che ha faccia tosta da vendere, si scusa dando la colpa a un giurato distratto. Poi toglie il microfono al presidente della Biennale per ridarglielo solo in extremis. E Croff fa appena in tempo a ricordare, “splendida Mostra in un mondo drammatico”, che partono i titoli di coda.
I drammi, del resto, avevano fatto la parte del Leone con gli aborti clandestini di Vera Drake e l’eutanasia negata di Mare dentro. “Valori come rispetto e tolleranza sono al centro di entrambi questi film. L’individuo, non la politica o la religione, hanno diritto di scegliere la propria strada”. Così Javier Bardem spiega il messaggio. È felice perché abbonato alla Coppa Volpi, che aveva già portato a casa quattro anni fa dando voce a un artista cubano perseguitato in quanto gay; stavolta è andato ancor più sul sicuro con la storia vera del tetraplegico Ramon Sanpedro, che voleva morire con dignità e intanto scriveva poesie. Dal vivo, Javier è una specie di bronzo di Riace e i telecronisti spagnoli vanno letteralmente in delirio per intervistarlo. Viceversa il Leone d’oro Mike Leigh è un signore serissimo, benché anche lui molto amato dai festival specie dopo la Palma d’oro a Segreti e bugie. Gli chiedono cosa si provi a essere premiati da Sofia Loren e lui azzarda qualche complimento un po’ confuso. Gli chiedono se il suo cinema sia didascalico e lui parla mezz’ora per dimostrare il contrario. Si vede che sul secondo argomento è più preparato.
Gianni Amelio è il grande escluso della serata, come l’anno scorso capitò a Marco Bellocchio, ma stavolta Rai Cinema preferisce tacere con eleganza, mentre il regista affida alle agenzie le sue olimpiche dichiarazioni.

Le mascotte della serata sono Marco Luisi e Tommaso Ramenghi, miracolati da un Premio Mastroianni che si sono contesi si dice con un altro esordiente italiano. La star è Stanley Donen: gli è bastato accennare qualche passo di danza sulle note di Singin’ in the Rain per tirare giù il teatro. L’outsider è il cineasta marocchino Ismael Ferroukhi, un’altra scelta azzeccata della Settimana della critica. E l’anno prossimo? Marco Müller ha promesso la serie B di Hong Kong dopo quella italiana. Tanto per ricordare la sezione più azzeccata del festival. Parola di Joe Dante, mentre Tarantino, tormentone della Mostra, non c’era. Dormiva il sonno del giusto.

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11 Settembre 2004

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