I PRODUTTORI #7


Da un affollato convegno sul fondo di garanzia organizzato dal Sindacato critici e coordinato da Bruno Torri, è uscita martedì 20 giugno la proposta di riformare il meccanismo di finanziamento pubblico del cinema italiano. Due le ipotesi finora sul tappeto. La prima proposta è quella caldeggiata dai produttori di Api (che comprende la nuova generazione di autori-produttori, Nanni Moretti e Angelo Barbagallo, Gabriele Salvatores, Enzo Porcelli) e Apc (il cui rappresentante di spicco è Massimo Cristaldi) e prevede la riduzione del finanziamento dall’attuale 90 al 50%, allo scopo di stimolare l’imprenditorialità degli operatori. L’altra, lanciata a distanza da un membro della commissione governativa, David Grieco, ipotizza una analoga riduzione ma con la traformazione del finanziamento in contributo a fondo perduto
Secondo le associazioni di categoria, il fatto che con Fondo di Garanzia oggi lo Stato arrivi a finanziare fino al 90 per cento dei film riconosciuti d'”interesse culturale nazionale”, non stimola il produttore a realizzare prodotti competitivi, ritenendo di poter recuperare all’interno del finanziamento pubblico la propria quota di guadagno.
Vivace la discussione, cui hanno partecipato, tra gli altri, Francesco Maselli, Carlo Lizzani, Enzo Porcelli, Emidio Greco, Rossana Rummo, Massimo Cristaldi, Grazia Volpi, Florestano Vancini, Angelo Guglielmi, Beppe Attene. “Il Fondo di Garanzia – ha detto Guglielmi, presidente del Luce – ha attivato la produzione, ma ha anche disintegrato la figura del produttore puro, che di fatto è diventato un produttore esecutivo per conto della Commissione Cinema”.

PROPOSTA PER UNA MODIFICA DEL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DEI FILM DI INTERESSE CULTURALE NAZIONALE ASSISTITI DAL FONDO DI GARANZIA

Presupposti
a) necessità di una corretta applicazione della legge 122 da parte della Rai e delle emittenti commerciali (obblighi di investimento);
b) concessione di incentivi significativi a esercenti distributori legati alla programmazione di film europei e in misura maggiore alla programmazione di film di interesse culturale nazionale;
c) modifica del finanziamento assistito dal fondo di garanzia ai distributori, da prevedere solo in caso di concessione di minimi garantiti a valere sul solo sfruttamento cinema, in mancanza, conglobamento dei costi di stampa delle copie e di lancio pubblicitario nel costo totale del film da finanziare;
d) un serio programma di finanziamenti dello sviluppo dei progetti a cui si dovrebbero assegnare molte risorse anche in funzione dei risparmi ottenibili con le modifiche del sistema di finanziamento.

La nostra proposta tende a restituire al produttore la dignità professionale e spronarlo all’ottenere sul mercato i mezzi finanziari per la realizzazione del film.
Proponiamo la riduzione del finanziamento dal 90% al 50% del costo del film, ma in misura fissa e completamente assistito dal Fondo di Garanzia.
Il progetto di flm dovrebbe prima ottenere il riconoscimento di interesse culturale sulla base della sceneggiatura, del nome del regista, di un cast indicativo e di un preventivo indicativo.
Il produttore, certo di poter avere il 50% dei mezzi necessari alla realizzazione del film, avrebbe due anni a disposizione per procurarsi l’altro 50% del costo del fi1m: contratti di associazione in partecipazione con altre società italiane e/o contratti di coproduzione con società estere, contratti di minimo garantito sullo sfruttamento in Italia e/o all’estero, prevendite di diritti free-pay, cable tv e/o videohome, flnanziamenti Eurimages etc.
Il finanziamento del 50% dovrebbe essere concesso dal Comitato del Credito al produttore solo dopo che questi avrà dimostrato di avere contratti o (realmente) i mezzi per coprire interamente il costo del film.
I contratti dovrebbero essere esaminati, valutati ed approvati dal comitato del Credito insieme al preventivo definitivo del film.
Il preventivo dovrebbe essere l’atto conclusivo dello sviluppo del progetto e dovrebbe essere valutato da una società di revisione, con la consulenza di veri esperti che discutano con il produttore nel merito e nell’opportutùtà di tutti i costi. Il produttore non avrebbe molti vantaggi ad aumentare il costo del film perché, per ottenere il finanziamento, dorebbe anche dimostrare di disporre delle risorse o di contratti per una somma superiore. La decisione finale, basata se necessario su di un contraddittorio, spetterebbe in ogni caso al Comitato del Credito.
La società di produzione potrebbe esporre nel preventivo il 10% come spese generali e compenso professionale del produttore, che potrebbe essere considerato ai fini del piano finanziario, reinvestito nel film nel limite massimo del 5%. In ogni preventivo dovrebbe essere obbligatoria la quota del 10% di imprevisti.
La Banca del Lavoro dovrebbe assistere il Comitato del Credito nella valutazione dei contratti, accertarne l’attendibilità e la regolarttà e scontarli, erogando i :finanziamenti ed il netto ricavo dei contratti, a stati d’anzamento, ad esempio:
– 20% alla firma del contratto 30% all’inizio delle riprese
– 30% alla fine delle riprese
– 20% alla presentazione del film in censura e legato al completamento delle formalità amministrative.
Non dovrebbero essere previsti interessi passivi per il finanziamento e solo interessi agevolati per lo sconto dei contratti presentati a completamento del piano finanziario del film.
I proventi dei contratti presentati dal produttore a completamento del piano di finanziamento del film andrebbero interamente a coprire il costo del film.
Gloi ulteriori proventi andrebbero a recupero del finanziamento (completamente assistito dal fondo di garanzia) con una percentuale del 20% riservata al produttore.
Il produttore dovrebbe cedere il 7% del suo 20% (per cui gli rimarrebbe 13%) agli autori del film.
Una volta recuperato il finanziamento, la percentuale andrebbe capovolta: 80% al produttore, 20% al Fondo di Garanzia, senza. limiti di cifra e/o di tempo.
La pecentuola riservata agli autori potrebbe raddoppiarsi quando il produttore passa all’80%.
Il contributo (ex 13% dello Stato andrebbe dala prima lira interamente a ecupero del finanziamento; Il premio di qualità interamente al produttore nel limite della quota percentuale a lui spettant, così come è previsto dalla legge attuale. (…)

I vantaggi della nostra proposta sono riassumibili:
Notevole diminuzione di rischio per lo Stato, che finanzierebbe una percentuale di costo minore e solo a film che hanno già dimostrato di avere la possibilità di entrare sul mercato.
Semplificazione della determinazione del finanziamento, senza complesse e discutibili differenziazioni.
Il produttore italiano dovrebbe aprirsi alle coproduzioni europee, ai cast con attori che permettano la vendita o l’uscita del film in Europa, ad un tipo di storie che possa avere accesso e successo sul mercato nazionale e internazionale. Possibilità, in caso di succeso, che anche il Fondo ne sia partecipe e costituisca così nuove risorse.

autore
21 Giugno 2000

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