“La crisi del cinema italiano? Non si fanno più film. Quelli che si fanno sono soltanto di interesse culturale. E non ci sono le condizioni di mercato”. L’opinione è di Fulvio Lucisano, presidente dell’Anica, produttore, distributore, esercente, reduce dall’impegno di Il segreto del giaguaro, tre miliardi e mezzo di costo, un miliardo in martellante battage pubblicitario e soli dieci giorni di carriera nella capitale. Nel primo week-end ha registrato 99 milioni di incasso, in 39 sale, di cui 46 milioni a Roma, in 14 sale: meno di diecimila presenze totali. Risultato: blocco dell’uscita a Milano e in tutto il Nord.
Cosa significa che non ci sono le condizioni di mercato?
Non ci sono più produttori che rischiano, perché solo 15 film italiani l’anno superano i 2 miliardi di incasso. E lo stato butta il denaro dei cittadini.
Dunque, lei è contrario al finanziamento pubblico.
Al contrario, ritengo che lo Stato debba finanziare il cinema. L’Inghilterra investe il 10% a fondo perduto. Quello che non voglio sono i film scelti da una commissione che seleziona con criteri che non piacciono a chi va al cinema. Lo scopo è produrre film di interesse culturale che poi non vengono visti da nessuno. Bisogna trovare una soluzione. Ma l’accesso deve essere per tutti e non solo per pochi privilegiati che prendono cifre di 7-8 miliardi per un film.
Più cinema commerciale, dunque?
Bisogna abolire la commissione dei sette Soloni, amici del ministro. Oggi non esiste alcun aiuto al cinema. Il settore dovrebbe passare dai Beni Culturali, all’Industria. Si contrabbanda cultura: noi non facciamo cultura. Bisognerebbe premiare il cinema di interesse commerciale. Prima era diverso: Il ladrone con Montesano l’ho venduto in America Latina per 120 mila dollari. Oggi abbiamo perso il mercato. E comunque, i criteri del Ministero devono essere uguali per tutti.
Cosa chiederebbe dunque allo Stato?
La possibilità di trovare uno sponsor per fare un film. Ci vorrebbero interventi per l’accesso nelle sale, per una pubblicità al film a prezzi di mercato, sia in tv che nei giornali, prezzi minori per l’energia elettrica d’estate per favorire il prolungamento della stagione, un aiuto per il costo delle copie.
Ma lei ritiene veramente che si possa salvare il cinema con “Il segreto del Giaguaro”?
Questo era un film diverso e provocatorio. Non credo che si sia salvato il cinema americano con The Blair Witch Project, ma lì ha funzionato.
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