I Fratelli Karamazov tra western e tragedia

In 'Squali', presentato ad Alice nella città, il regista veronese Alberto Rizzi attualizza il celebre romanzo di Dostoevskij trasportandolo nel Veneto contemporaneo


Attualizzare Dostoevskij e il suo capolavoro I fratelli Karamazov non è un’operazione semplice, specie se a complicarla ulteriormente c’è il passaggio dalla pagina stampata alla pellicola. L’ambiziosa strategia scelta in Squali dal regista Alberto Rizzi – al secondo film dopo Si muore solo da vivi – per riuscire a immergersi negli abissi dell’animo umano esplorati dal grande scrittore russo e insieme abbracciare la vastità dei suoi temi, è la mescolanza dei toni e dei generi: il western, le atmosfere atemporali della tragedia classica, le scene oniriche, alcune di sapore felliniano, il film filosofico, il teatrino con le lampade e gli incensieri al posto delle marionette. Il risultato è un’opera variegata e spiazzante, che riflette la cupezza e la complessità de I fratelli Karamazov. Prodotto da Magenta film in collaborazione con Ippogrifo Produzioni, Squali è stato presentato nel corso della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella città.

Non ci troviamo nel distretto di Novgorod bensì sui Monti Lessini, in Veneto. E la famiglia di cui si racconta la storia non si chiama Karamazov ma con un cognome che suona come un giocoso corrispondente veneto, Camaso. Il regista, che è anche lo sceneggiatore del film, sembra essersi anzi divertito nel reinventare i nomi e le caratteristiche dei personaggi. Il capofamiglia Fedor Karamazov diventa Leone (Mirko Artuso), il beffardo padre e padrone del maso in cui i fratelli Camaso si ritrovano riuniti, così bestiale da accogliere il figlio Demetrio (Stefano Scherini), il Dmitrij del romanzo, orinandogli sui piedi. Ivan (Diego Facciotti) rimane Ivan, ed è ugualmente amorale, ma invece che nella scrittura eccelle nello sport. Smerdjakov è il Riccio. Alëša Karamazov  è Alessio. Arrivato a casa dopo aver lasciato il seminario, mostra anche nel film la mitezza e l’ingenuità di un santo. Grušenka diventa la Crucca e lo starec Zosima una santa. A differenza del libro, nel film c’è anche una figlia, Sveva, comunque torbida e spietata.

Nemmeno la trama segue in modo letterale il plot dostoevskijano. Ne rispetta però, seppur con qualche differenza di ruoli negli eventi cardine, le tappe fondamentali. I temi di fondo, invece, rimangono gli stessi: le rivalità e i rancori antichi, le gelosie, l’ossessione per il denaro e le donne, il conflitto tra il bene e il male, l’esistenza di Dio. L’abilità di Rizzi è quella di stravolgere la superficie del romanzo di Dostoevskij per farne aderire il più possibile la sostanza al mondo d’oggi. E al netto di qualche eccessiva libertà sul piano stilistico, il risultato finale è coerente.

“Volevo fare un film libero – ha spiegato il regista e attore nato a Verona nel 1982 – sia nella forma che nel contenuto, che esplorasse un mondo di confine, sia geografico che umano. I protagonisti di Squali sono degli animali fossili, mossi dagli istinti primari, avidità, fame, amore, sopravvivenza. Eppure tutti sono in certa di una forma di salvezza, di redenzione, o forse banalmente di riscatto. Volevo farne un film estremamente visivo e anche visionario, che conservasse quella cifra di realismo-magico che mi è propria”.

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25 Ottobre 2024

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