VENEZIA – “Siamo otto Direttori di festival europei, in simbolica rappresentanza della comunità dei festival di tutto il mondo, riuniti in segno di solidarietà per l’industria del cinema che è stata duramente colpita dalla pandemia, e dei nostri colleghi che sono stati costretti a cancellare o a rinviare i loro festival. Direttori che fanno come noi questo bel mestiere di mostrare i film per accompagnare le opere, gli artisti e i produttori, per far comprendere il risultato del loro lavoro al pubblico e alla critica, e ribadire ogni giorno l’importanza dell’arte cinematografica. E’ quest’anno eccezionale, questa crisi, questo rimettere in discussione tante cose, che spiega la nostra presenza qui, oggi, e il nostro comune desiderio di prendere la parola per riaffermare il valore che noi attribuiamo al cinema. Potrebbe sembrare scontato, ma talvolta è importante ribadire l’ovvio”. Questo quanto ribadiscono a gran voce Alberto Barbera (Mostra di Venezia), Carlo Chatrian (Berlinale), Thierry Fremaux (Festival de Cannes), Lili Hinstin (Festival di Locarno), Vanja Kaludjeric (Rotterdam Film Festival), Karel Och (Karlovy Vary), José Luis Rebordinos (San Sebastian) e Tricia Tuttle del London Film Festival, oggi assente alla Mostra per motivi personali. Un documento che leggeranno stasera sul palco durante la serata inaugurale della Mostra, riaffermando il valore irrinunciabile del cinema, nonché il ruolo e l’importanza dei festival nel sostegno e nella promozione del cinema di tutto il mondo.
“Abbiamo dato vita a questa iniziativa senza precedenti per questa edizione del festival del tutto straordinaria – sottolinea Barbera in conferenza stampa – Uno dei pochi effetti positivi del lockdown è stato il fatto che abbiamo iniziato a confrontarci molto per capire insieme come affrontare la situazione, abbiamo condiviso informazioni sui film e progetti e mi auguro che questo spirito di collaborazione possa continuare nel futuro. Possiamo superare tutte le crisi se lo facciamo insieme”. I festival, ribadisce poi, non si limitano ad essere delle vetrine promozionali per mostrare il meglio della creatività di autori e cineasti, ma sono sempre più centri di cultura, luoghi di formazione al servizio dei giovani registi, occasioni di formazione culturale per il pubblico e di educazione dei giovani alla bellezza e alla ricchezza dell’esperienza cinematografica. Un luogo di ricerca e di confronto dove la creatività e la libertà di espressione artistica si concretizzano in un dialogo fecondo e necessario con il pubblico e la società.
Particolarmente a cuore la questione delle sale cinematografiche, come si afferma nel documento scritto a più mani: “Le sale cinematografiche riaprono i battenti e, come per i festival, c’è un po’ di incertezza e un po’ di inquietudine. Ma lo fanno con speranza e convinzione, perché sanno che, ora più che mai, nessuno può fare a meno del cinema. Del cinema in sala, sul grande schermo, insieme con il pubblico, la sua voce, i suoi silenzi. Lo vogliamo ripetere con forza questa sera: dobbiamo prenderci cura delle sale cinematografiche. E tutti insieme, loro e noi, le sale e i festival, ci impegniamo a prenderci cura dei film, degli artisti, dei professionisti, dei critici, di quelli coloro che il cinema lo fanno esistere”.
Un sostegno importante – come sottolinea il direttore della Mostra – soprattutto in un momento come questo, in cui le piattaforme di streaming hanno assunto un peso ancora ancora più rilevante. “Il rischio è che si vada verso una diminuzione della funzione delle sale tradizionali, che sarebbe un danno enorme, dobbiamo fare una battaglia per sostenere questo settore duramente colpito dalla crisi, è una battaglia di civiltà e cultura da fare insieme”.
“Tutti i festival sono un tesoro, e devono continuare ad esistere”, fa eco Thierry Fremaux. “Fa bene e dà coraggio, in un momento di difficoltà, se un festival ha luogo. È bello ritrovarci qui oggi, è raro vedere tutti i direttori dei grandi festival riuniti insieme, i festival dimostrano e fanno vedere l’importanza e il valore, durante la crisi, che insieme si può fare e celebrare il cinema. “Un economista ha detto che ci vorranno tre anni prima che l’economia torni alla situazione che avevamo fino al 2019 – continua Femaux – Nessuno di noi è pronto ad affrontare il futuro, stiamo pensando al mondo attuale. La questione è la visione della società di oggi e di quello che il cinema può fare oggi per aiutare i suoi autori e gli artisti”.
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