Al re del brivido Alfred Hitchcock le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, in programma dal 5 al 12 ottobre prossimo, dedicano la serata finale con la proiezione di The Lodger: A Story of the London Fog, del 1927, terzo film della strepitosa carriera del regista, ma il primo interamente, come lui stesso ebbe a dichiarare nella celebre intervista a François Truffaut. In The Lodger (l’inquilino o il pensionante) si manifestano appieno le caratteristiche e lo stile di un autore che lascerà un segno nella storia del cinema; è già il film che testimonia la raggiunta maturità artistica di un regista appena ventisettenne che ha percorso tutte le tappe della gavetta (aiuto regista, soggettista, sceneggiatore, scenografo, disegnatore dei titoli, montatore) e che ha avuto modo, in una breve permanenza in Germania, di assorbire la lezione espressionista di Murnau e Fritz Lang.
La vicenda fu ispirata a Hitchcock da uno spettacolo teatrale (cui assistette), a sua volta tratto da un romanzo di Marie Belloc Lowndes e dalla vicenda di Jack lo squartatore, il serial killer che terrorizzò Londra alla fine dell’800. A un primo esame il film non piacque, e solo dopo alcuni cambiamenti approvati anche dal regista, ottenne il via libera riscuotendo da subito un enorme successo.
The Lodger è importante anche per altri motivi. Innanzitutto perché vede trasformarsi la collaborazione con Alma Reville da professionale a sentimentale (si sposano nel 1926, l’anno delle riprese, e resteranno legati tutta la vita). E poi perché con The Lodger iniziano le apparizioni del regista, qui addirittura due – una all’inizio, di schiena, nella redazione di un giornale, e un’altra verso la fine tra la folla inferocita che vuole linciare il protagonista –, quest’ultimo interpretato dall’attore Ivor Novello, la più celebre star del cinema britannico dell’epoca.
The Lodger codifica anche la celebre ossessione di Hitchcock per le bionde poiché la protagonista femminile, June Tripp, è la seconda di una lunga serie iniziata con Virginia Valli ne Il labirinto delle passioni e che continuerà in tutti i suoi film e sarà sublimata da Grace Kelly.
La proiezione di The Lodger, sabato 12 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone, evento conclusivo della 38esima edizione delle Giornate, si avvarrà della partitura recentemente composta dal britannico Neil Brand, da molti anni nella squadra dei musicisti del festival e richiestissimo in tutto il mondo sia come accompagnatore che come compositore per il cinema muto. La musica sarà eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Ben Palmer della Covent Garden Sinfonia di Londra.
Bilancio positivo per la 38ma edizione delle Giornate del Cinema muto, ora in trasferta con alcuni film della selezione in Francia e Stati Uniti. La prossima edizione si svolgerà dal 3 al 10 ottobre 2020
Nell'ambito delle Giornate del Cinema Muto viene assegnato a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio cinematografico muto il Premio internazionale Jean Mitry, che va quest'anno a due studiosi americani
Alle Giornate del Cinema Muto arriva Sally, Irene and Mary (Le Tre Grazie, 1925), restaurato dal George Eastman Museum di Rochester e accompagnato al pianoforte da Donald Sosin. Il regista Edmund Goulding fu il primo il primo a puntare sulla pressoché sconosciuta Lucille Le Sueur – questo il vero nome di Joan Crawford – e a predirle un grande futuro
Alle Giornate del Cinema Muto è il momento di Reginald Denny. La nipote Kimberly Pucci presenta il libro Prince of Drones (Principe dei droni) e la sera viene proiettata in sala una delle sue commedie più divertenti, What happened to Jones