Henry, l’eroina nel gergo degli africani di New York. O di Roma. Perché nel romanzo di Giovanni Mastrangelo appena uscito con Einaudi Stile Libero (263 pp, 12 €) la città eterna ha qualcosa dell’America violenta e “filosofica” dei film di Quentin Tarantino: gangster vecchio stampo che mangiano i bucatini all’amatriciana si vedono minacciati da gangster che arrivano dal Kenya o dal Ghana con una polvere bianca, migliore e più cara della brown. Ma poi attorno a “henry” – alfa e omega di una società svuotata di senso – ruotano, come al solito, spacciatori di mezza tacca e mezzi tossici, un ex fotografo, un’insegnante di aerobica, un poliziotto illuminato dalla moglie no-global…
Tanti personaggi da far gola anche al cinema e infatti Alessandro Piva sta per portartli sul set, a fine agosto. Anzi, già nella quarta di copertina, si legge l’avvertenza “da questo romanzo presto un film”. Un film per definizione vietato ai minori, perché droga, sesso e sangue non possono che tener lontani i due principali finanziatori del cinema italiano, il ministero e la tv. “Ho chiesto ai produttori un gesto di coraggio, un gesto incoraggiante in un momento asfittico come quello che sta vivendo il nostro cinema”, dice il regista, quarantenne, cresciuto a Bari, tra i più promettenti in circolazione. Si avverte però che è rimasto scottato dall’esperienza della sua opera seconda, Mio cognato, prodotto da Rai Cinema. “Troppe autocensure per colpa del prime time. Ora ho deciso di fare un passo indietro, tornare allo spirito del mio primo film Lacapagira. Vengo dal documentario e mi piace questo romanzo pieno di monologhi, di personaggi che si raccontano in prima persona, che interrompono il plot. In più avevo voglia di parlare di Roma, una città dove non sono cresciuto e dove devo ancora decidere se mi sento respinto o accettato”. Una Roma che va dal Tuscolano a San Lorenzo, da Monteverde ai locali per extracomunitari. Periferica e multietnica.
Cast ancora da definire, con la certezza di una presenza: la fragile Anita Caprioli che sarà Nina, una provinciale che l’eroina si limita a sniffarla nel fine settimana, per rilassarsi e per fare meglio l’amore. Poi dovrebbero esserci anche Elio Germano, Claudio Gioè, Paolo Sassanelli, come rivela uno dei produttori, insieme a Donatella Botti, Marco Scaffardi. “Se il libro quest’estate andrà bene, come speriamo, avremo un meccanismo più complesso, un pool di produttori”.
Del romanzo di Mastrangelo, cinquantenne, fotoreporter vissuto a lungo in Africa, già autore di “African Soap”, Piva ha apprezzato l’assenza di un punto di vista morale, anche quando si parla di criminali. “Giovanni mi ha fatto leggere il manoscritto e l’idea del film è nata lì”. Guai però a parlargli di Romanzo criminale. Piva fa una faccia eloquente, esita un momento alla ricerca delle parole giuste: “Un gran bel libro che parla di fatti storici rendendoli affascinanti in una prospettiva corale; ma reputo il film non riuscito al 100% anche se utile a richiamare l’attenzione del grande pubblico sul genere. Diciamo un ottimo antipasto leggero per una portata più pesante come Henry“.
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