Heimat 3


Salome Kammer, Edgar Reizs, Henry Arnold Ci sono voluti trenta film e 53 ore di proiezione a Edgar Reitz per raccontare la sua Heimat, la Germania da Weimar alla caduta del Muro e oltre, fino al presente. I primi due cicli sono già classici delle videoteche, mentre Heimat 3 arriva ora in Italia, con Mikado, dal 4 marzo, dopo l’anteprima veneziana. Una quindicina di copie con le sei puntate proposte a intervalli di 15 giorni, nella versione, per la prima volta doppiata, ma sempre a cura di Carlo Di Carlo. In molte città ci sarà modo di riproporre anche Heimat 1 e 2, come nel caso di Bologna, dove la Cineteca proietterà l’intera opera al Cinema Lumière dal 2 al 28 marzo. L’Italia è uno dei mercati che meglio ha accolto il film-monstre di Reitz, uscito in 36 paesi per le prime due serie, ora già venduto in una decina, tra cui Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Ma questa terza serie, costata 12 milioni di € e sette anni di lavoro, ha subìto un ridimensionamento non voluto dagli autori. “Ho dovuto lottare a lungo per trovare i soldi”, racconta il regista. “I primi due Heimat non contavano su soldi statali, ma solo su fondi televisivi e prevendite estere, qui invece un 40% circa è coperto dall’Unione Europea e da soldi pubblici”. Reitz critica il sistema tedesco che dà troppo potere alle televisioni. “In Germania non si fa un film senza la tv, ma le televisioni hanno una visione ristretta, poco internazionale, poco interessata ai grandi festival e alle esportazioni”.
Heimat 3Heimat 3, che si apre sulle immagini epocali della caduta del Muro, copre gli anni dal 1989 al 2000, ma sceglie una dimensione più intima e privata rispetto al passato concentrandosi sulle figure dei due protagonisti, Hermann e Clarissa (ancora una volta gli attori Henry Arnold e Salome Kammer), che ritrovano il loro amore perduto per inseguire le rispettive ambizioni di carriera: lui è un direttore d’orchestra di fama internazionale, lei una raffinata cantante di lieder. Per loro la patria sarà un’antica casa in rovina appartenuta forse alla poetessa Karoline von Gunderrode.

 

A margine non sono mancate le polemiche, come accadde per la visione degli anni del nazionalsocialismo del primo ciclo. “Fa discutere l’immagine della Repubblica democratica e della riunificazione, come in Heimat 1 faceva storcere il naso il fatto di mostrare la vita quotidiana durante gli anni del nazismo. Ma io non volevo certo sminuire la tragedia dell’Olocausto. Piuttosto, allora come ora, volevo porre la domanda: come possono accadere certe cose? Come ci comporteremmo noi in una situazione analoga?”.

autore
28 Febbraio 2005

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