TORINO – Ci voleva un mockumentary per svelare e nascondere l’identità di un poeta come Guido Catalano, a detta di tutti quelli che lo conoscono inafferrabile. Così Sono Guido e non Guido, lungometraggio d’esordio del regista 24enne Alessandro Maria Buonomo, riesce a glorificare ma anche prendere in giro questo singolare personaggio che ha costruito un seguito quasi impensabile per la poesia con i suoi recital: in scena con pochi elementi di arredo Catalano coinvolge il pubblico, specie femminile, con le sue poesie d’amore e si sente un po’ rockstar. I suoi libri, con 20.000 copie vendute, rappresentano un fenomeno tutto da indagare.
“Non lo conoscevo – rivela Buonomo – ma tre anni fa a Natale ero a cena con Erri De Luca, a casa di mio padre a Napoli, e lo scrittore mi ha parlato di lui: Catalano è di Torino e anche se ha l’erre moscia è uno in gamba, vale la pena di leggerlo, mi ha detto”. L’aneddoto forse è vero, forse no. Perché Buonomo aggiunge alle note di regia di aver visto Erri De Luca solo in fotografia. Ma il film esiste, su questo possiamo metterci la mano sul fuoco, ed è stato selezionato nella sezione Festa mobile del TFF. Segue le tournée di Catalano, i suoi recital di poesia, immaginando che abbia un gemello, Armando, vero autore dei suoi testi ma affetto da una sindrome che lo spinge a parlare al contrario, invertendo l’ordine delle lettere, e timidissimo.
“Viviamo in un tempo che si autodefinisce veloce e frammentato, in cui la gente si annoia facilmente. Eppure si sta più di un’ora ad ascoltare delle poesie declamate sul palco”, dice ancora il regista. Mentre Guido Catalano scherza sul titolo carico di doppi sensi: “Non ho la patente e quindi non guido, ma per fortuna ho un tour manager che mi porta in giro per l’Italia. Mi spaventerebbe avere un ruolo di guida spirituale o poetica. Insomma, non voglio guidare nessuno”.
Ma ama alimentare il mistero attorno alla sua figura. “Non si capisce bene cosa io sia – prosegue Catalano – Ho difficoltà a definirmi. Si potrebbe uscire in stato confusionale da questo film”. Pare sia vero che a 17 anni voleva fare la rockstar e che la sua poesia si nutra di musica e soprattutto di cantautori italiani. “Adoro Battisti, le canzoni d’amore, i Peanuts, Prevert, Pavese, il cinema horror, la fantascienza. Una volta le poesie mi venivano di getto, adesso sto attento alla forma e poi ho scritto anche un romanzo, D’amore si muore ma io no“. Nel film c’è tutto questo e ci sono anche le animazioni di Sio, dedicate a rivelare i gemelli segreti della storia, da Giulio Cesare a Elisabetta prima ed Elisabetta dopo. Insomma, un collage demenziale. Prodotto da Elianto Film con un team di under 30, Sono Guido e non Guido è stato un’opera prima sia per il regista, che ha lavorato con Marco Bellocchio come assistente del cortometraggio I pagliacci, che per l’intera troupe.
Tremila spettatori in più per questa edizione, che si aggiungono ai 75mila della precedente edizione e indicano che il Torino Film Festival è una realtà consolidata per tutti gli amanti del cinema
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