Guerre, letteratura e altri disastri. Una Mostra che fa riflettere sulla contemporaneità, anche ripensando al passato, e dove la politica si prende potentemente la scena. È la fotografia della 71esima edizione (27 agosto-6 settembre), almeno a giudicare dalle parole del direttore Alberto Barbera. Poche, pochissime le commedie, tra i 55 film selezionati da 40 paesi, tra queste quella di Xavier Beauvois La rançon de la glorie, che racconta la storia del rapimento della salma di Charlie Chaplin con stile buffo e intonato al personaggio Charlot. Oppure quella del veterano Peter Bogdanovich She’s Funny That Way, interpretata da Owen Wilson, Jennifer Aniston e Rhys Ifans, in puro stile Lubitsch. Altrimenti la tristezza prevale e non mancano le tragedie familiari, che l’anno scorso avevano spadroneggiato. Qualcuno fa notare che latitano i divi, ma Barbera rivendica al festival la funzione di ricerca: “non ha senso fare un programma solo di film attesi o in uscita”. E aggiunge: “Avremo anche i divi, da Al Pacino a Catherine Deneuve, da Viggo Mortensen a Charlotte Gainsbourg, da Naomi Watts a Emma Stone. Ma gli unici due registi che mancano all’appello sono David Fincher e Paul Thomas Anderson che saranno a New York per scelte di marketing. Tutti gli altri non sono pronti, mentre Interstellar di Christopher Nolan ha deciso che non parteciperà a nessun festival”. Tra gli assenti anche Ermanno Olmi con il suo Torneranno i prati. Il maestro bergamasco ha detto che vuole che l’opera sia vista non come un film ma come una testimonianza sul dramma della Grande Guerra e per questo non vuole partecipare a nessuna kermesse.
Colpisce la forte presenza francese con ben quattro titoli in concorso: oltre alla già citata commedia nera di Xavier Beauvois (con Peter Coyote, Nadine Labaki, Chiara Mastroianni), ci sono il melodramma Tre cuori di Benoit Jacquot (con Benoit Polvoorde, Charlotte Gainsbourg, Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni), il romanzo di formazione Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte con Clotilde Hesme, Candela Peña, Grégory Gadebois) e Loin des hommes di David Oelhoffen, ambientato negli anni della guerra franco-algerina, con Viggo Mortensen nei panni di un insegnante di un piccolo villaggio del paese africano che stringe amicizia con un dissidente. Cinque gli americani: a Birdman di Alejandro González Iñárritu, film di apertura della Mostra, si aggiungono Pasolini di Abel Ferrara (con Willem Dafoe nei panni del regista e scrittore friulano); 99 Homes di Ramin Bahrani, dramma sulla crisi finanziaria in cui una famiglia perde tutto a causa dei subprime con Andrew Garfield, Laura Dern e Michael Shannon; The Good Kill di Andrew Niccol, con Ethan Hawke pilota di droni tormentato; e Manglehorn di Davig Gordon Green, che torna in gara a Venezia un anno dopo Joe, con una commedia umana incentrata su un ex criminale che prova a redimersi. Protagonista assoluto: Al Pacino, che vedremo anche in un altro film Usa, fuori concorso, The Humbling di Barry Levinson.
Confermate le indiscrezioni della vigilia sugli italiani in competizione (ne parliamo in un altro articolo), c’è da ascrivere almeno in parte alla pattuglia nazionale anche il nuovo film del turco-tedesco Fatih Akin, The Cut, con Tahar Rahim: un epos alla David Lean, dove l’attore de Il profeta interpreta un padre alla ricerca delle sue due figlie sullo sfondo del genocidio armeno. Dalla Svezia arriva A Pigeon Sat On A Branch Reflecting On Existence, il nuovo lavoro dello svedese Roy Andersson; e ci sono anche, sempre in gara per il Leone d’oro, Postman’s White Nights del cineasta russo Andrej Konchalovskij e il war-movie di Shinya Tsukamoto Fires on the Plain. Uno solo è il documentario in concorso, quello di Joshua Oppenheimer, già candidato all’Oscar 2014 con lo sconvolgente The Act of Killing. Oppenheimer prosegue qui la sua ricerca nell’orrore delle purghe anticomuniste in Indonesia con The Look of Silence. Completano la selezione ufficiale il cinese Red Amnesia di Wang Xiaoshuai, l’iraniano Tales di Rakhshan Bani-Etemad e l’opera prima turca Sivas di Kaan Mujdeci che susciterà forti reazioni per le scene molto cruente di combattimenti fra cani.
Mentre il presidente Paolo Baratta sottolinea l’impegno per mantenere alta la reputazione internazionale della Mostra (anche grazie all’ammodernamento delle strutture e delle dotazioni tecnologiche), Barbera insiste sulla centralità di Orizzonti, che considera un secondo concorso a tutti gli effetti, tanto da aver “sfrattato” le proiezioni di Giornate degli Autori e Settimana della critica dalla Sala Darsena proprio per fare spazio a questa sezione (di cui parliamo a parte). Davvero monstre il Fuori Concorso che propone, tra i tanti titoli, il collettivo Word with Gods in cui autori come Emir Kusturica, Amos Gitai, Mira Nair, Guillermo Arriaga si interrogano “sul rapporto tra cinema e religione o, meglio, fedi diverse”; la mini-serie tv americana Olive Kitterdige (233′) diretta da Lisa Cholodenko e interpretata da Frances McDormand e Bill Murray; la commedia horror di Joe Dante Burying the Ex; Tsili ancora di Amos Gitai; The Sound and the Fury, tratto da Faulkner, che prosegue il viaggio condotto dal talentuoso attore-regista James Franco nella letteratura classica del suo paese; l’unica animazione della Mostra, il film inglese a passo uno The Boxtrolls; il cortometraggio The Old Man of Belem (19′) dell’ultracentenario Manoel de Oliveira; il director’s cut di Nymphomaniac Volume II di Lars Von Trier che torna dopo dieci anni in Laguna; l’inquietante documentario Im Keller dell’austriaco Ulrich Seidl che ha “visitato” le cantine dei suoi connazionali.
Tra gli italiani si segnala La trattativa di Sabina Guzzanti, “il suo film più bello e ambizioso, interamente basato su documenti della trattativa Stato-mafia che vengono messi in scena da attori in un teatro di posa di Cinecittà, in modo dichiaratamente finto”. Questo lavoro, come quello di Franco Maresco su Berlusconi e il documentario di Tatti Sanguineti su Andreotti sono “destinati a far molto discutere”. La non fiction di Davide Ferrario La zuppa del demonio utilizza filmati di repertorio dell’Archivio del cinema d’impresa di Ivrea per raccontare il sogno dell’industrializzazione italiana dall’inizio del Novecento agli anni ‘60; un altro documentario, quello di Gabriele Salvatores Italy in a Day – Un giorno da italiani, è invece ancorato nella contemporaneità perché composto da 45mila minifilm realizzati il 26 ottobre 2013 da persone comuni per dare uno spaccato della situazione attuale; Perez. di Edoardo De Angelis, con Luca Zingaretti e Marco D’Amore, si svolge sullo sfondo di una Napoli inedita, quella del Centro Direzionale, un quartiere di grattacieli progettati da grandi architetti che oggi si rivela una promessa mancata di progresso e prosperità.
"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"
"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"
“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima
I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre