VENEZIA – “Il ritorno nei luoghi della mia infanzia è una regressione”, dice Luca Guadagnino in Fiori, Fiori, Fiori!, il film breve (12 minuti), che ha diretto durante il blocco sanitario, qui alla Mostra presente Fuori Concorso.
I fiori della primavera siciliana – Terra d’origine dell’autore e in cui il cortometraggio è stato girato dal 4 al 10 maggio scorsi – compensano il periodo della reclusione casalinga, un nido famigliare a suo modo, che però Guadagnino, con questo film, cerca di rintracciare all’aria aperta, scendendo da Milano a Canicattì – “e dintorni” – luogo natale paterno, da lui frequentato fino ai 12 anni.
Non è una visione estetica allo stato d’eccellenza, quella riconoscibile come propria delle opere di Guadagnino, infatti il film è girato prettamente con cellulare e tablet, con una troupe leggerissima, ma la bellezza risiede nell’essenza dell’esplosione della Natura primaverile e negli stati d’animo delle persone, amiche, che lui sceglie d’incontrare per cercare d’indagare come sia stato vissuto il blocco sanitario, la reclusione, e per “abituarmi al caos” della biodiversità, per godersi appunto l’esplosione spontanea del mondo naturale che, invece, non ha mai smesso di vivere. Così, incontra l’amica di sempre Maria Continella, a cui brillano gli occhi nell’incontrarlo, ma che rimane restia dall’abbracciarlo: l’idea che arrivi dal luogo più martoriato dalla pandemia fa ancora paura; e poi incontra l’attore Claudio Gioè, un altro amico, dentro la pancia vuota del “Massimo” di Palermo, con cui riflettono sulla pandemia connessa alla crisi del teatro, tale a prescindere.
La musica di Cosmo, quasi un suono psichedelico, contrasta e esalta al contempo l’immagine pura dei fiori, del verde, del cielo, che respirano necessariamente a prescindere da qualunque fenomeno possa bloccare il mondo umano, anzi il titolo Fiori, Fiori, Fiori!, arriva come un’affermazione che moltiplica l’entusiasmo per il Creato, ben esprime quanto la Natura, proprio come effetto del blocco, abbia goduto dell’assenza umana che non l’ha soffocata e l’ha fatta esplodere al suo massimo, una metafora che per Guadagnino appartiene anche alla ricerca del proprio presente.
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