VENEZIA – “Sembra che noi Asperger o malati di autismo siamo gli unici a vederci chiaro”, dice Greta Thunberg in un passaggio di I am Greta, il film Fuori Concorso alla Mostra, dedicato al tema del cambiamento climatico e a chi, Greta appunto, dall’agosto 2018, a Stoccolma – e nel mondo, è protagonista di uno sciopero scolastico per il clima, che non s’è limitato ad una pacifica manifestazione di adolescenti dinnanzi al Parlamento svedese, ma ha avuto e continua ad avere una risonanza mondiale, sia per l’emergenza reale dell’argomento, sia perché la stessa Greta viene accolta, invitata, citata, criticata, minacciata dalle più alte cariche politiche mondiali, così come dalla gente comune. Una frase, quella in cui Greta fa espresso riferimento alla sindrome che l’accompagna, che riprende poi, con una venatura forse anche più leggera e ironica, nel finale del film, in cui ribadisce che sarebbe necessario tutti gli esseri umani avessero “un po’ di Asperger” – cioè sapessero vederci un po più chiaro – rispetto al tema del clima.
Il chiamare in causa questo tema del disturbo autistico, nel più largo argomentare ecologico del film, restituisce l’equilibrio che Nathan Grossman, regista, presente al Lido per presentare l’opera, ha scelto come tono narrativo, ovvero una linea equilibrata tra l’immagine pubblica di Greta e la sua quotidianità, da quella scolastica a quella un po’ più complessa delle problematiche personali, come il triennio in cui ha sofferto di mutismo selettivo, da cui si sono innescati depressione e faticose dinamiche di rapporto con l’alimentazione. Questo però non rende patetico o strappalacrime il film, che ha un tono documentario, e passa dalla capitale svedese all’epica traversata in vela dell’Atlantico, fatta per raggiungere New York senza mezzi che inquinassero, quando invitata a parlare all’ONU.
“In realtà, all’inizio, non doveva essere un film. Nathan non mi ha chiesto di fare un film su di me, tutt’altro”, tiene a dire subito Greta, collegata in diretta streaming durante la conferenza veneziana ufficiale di presentazione del film. “Nathan mi seguiva e mi domandava se potesse unirsi a me: non mi disturbava, così gli permettevo di girare i filmati. È diventato molto di più di quello che ci saremmo potuti aspettare. Da quando lui ha cominciato a seguirmi, finché ha smesso, comunque la crisi climatica non viene ancora affrontata come tale, non c’è ancora sufficiente consapevolezza, invece dobbiamo trovare una soluzione”, di attuazione concreta dell’Accordo di Parigi, siglato 5 anni fa, ma non ancora adeguato.
“Quando ho cominciato a capire che esisteva la crisi ero molto giovane, ma sono sempre stata affascinata dalla scienza, da grande volevo fare la scienziata, poi ho capito che adesso dobbiamo agire, fare più ricerca sì, ma agire per cambiare la norma sociale e forse in questo campo posso essere più utile”, racconta la ragazzina svedese, che quando – un paio d’anni fa – ha cominciato la sua manifestazione pubblica aveva 15 anni.
Su Greta e sul suo agire si confrontano sempre pareri dissonanti, e certamente anche il film lascia qualche interrogativo: senza dubbio l’essenza del suo agire è nobile e, se riesce a scuotere molte coscienze sull’argomento, questo si può considerare solamente un pregio, eppure qualche non risposta continua a sussistere, qualche casualità che non sempre si riesce a spiegare si rinnova, anche se, secondo Greta: “Il film mostra chiaramente – rispetto alle teorie di cospirazione di cui si parla – che questo non è vero, io rappresento le mie idee e decido per me stessa. Se posso agire in modo che le persone possano capire di più la crisi climatica è positivo, non devono concentrarsi su di me come individuo. All’inizio ero preoccupata perché Nathan mi seguiva da tanto tempo, avrebbe potuto raccontare la mia storia in modo che non mi riflettesse, ma invece rappresenta me e non questa bambina arrabbiata che urla dinnanzi ai leader mondiali, che non sono io, mentre sono una ragazza timida e studiosa. Questa del clima è una responsabilità troppo grande per i bambini, dovrebbero occuparsene gli adulti, e chi è al potere, non toccherebbe ai ragazzini comunicare questa crisi: invece oggi è una responsabilità eccessiva riposta su bambini e scienziati. Con questo film credo che si racconti la storia di un individuo, per dire che non possa essere solo uno a cambiare le cose, dobbiamo avere un atteggiamento più olistico” e di certo, rispetto a tutto questo, “Venezia è una città simbolica”.
“Greta è un’intellettuale, e lo vediamo nel film. Mi piace di lei l’essere sempre molto concisa e concreta, rende la questione molto comprensibile per tutti, sin dall’inizio”, dice Nathan Grossman. “Quando ho iniziato a girare non avevo un’idea molto chiara di dove sarebbe andato il mio filmare. Ho cominciato a seguirla, poi quello che le è successo intorno è decollato in giro per il mondo, e mi piaceva fosse lo stile del film. La crisi climatica non ha una fine, quindi sarà interessante seguire l’evoluzione futura del Movimento. Non penso di seguirla ancora in modo specifico, ma il cambiamento climatico l’ho a cuore. Credo continuerò a fare film su questo argomento. È la prima volta che vengo a Venezia, un vero patrimonio: quando ho visto questi edifici così belli ho pensato sarebbe devastante vederli rovinati e una città come questa fa riflettere sulla crisi climatica”.
I am Greta, in ogni caso, è un film su un’icona, un fenomeno ecologico sì, ma soprattutto uno umano, che si sintetizzano nell’agire pubblico di questa adolescente svedese che ammette – nel film – il proprio disagio nei “giochi di ruolo dei Palazzi”, ma nonostante questo non si lascia paralizzare dal mondo circostante, anche se talvolta per lei poco confortevole, e conferma che, nonostante la questione mondiale della pandemia: “continueremo a comunicare la crisi e pretendere un cambiamento per un mondo più sicuro: attenendoci alle restrizioni sanitarie, continueremo a divulgare”.
Il film uscirà nella sale italiane a novembre distribuito da Koch Media.
La critica cinematografica alla guida della Settimana Internazionale della Critica di Venezia, prende il posto di Giona Nazzaro, passato a dirigere il Festival di Locarno. Entra nella commissione di selezione Enrico Azzano
Il Cinema Farnese della Capitale ospita, fino a mercoledì 23 settembre, i film presentati alle GdA della Mostra di Venezia appena conclusa. Presenti alcuni autori: tra cui, Elisabetta Sgarbi, Giorgia Farina, Rezza-Mastrella
Le giovani attrici intervistate nell'ambito della prima edizione del ciclo di incontri con talenti del futuro organizzati da CinecittàNews e Cinemaitaliano.info. Gli appuntamenti, che hanno avuto luogo - dal vivo - all'Italian Pavilion sono ancora disponibili sul sito www.italianpavilion.it
Il Leone d'oro Nomadland di Chloé Zhao con Frances McDormand uscirà in sala con Disney, probabilmente nel 2021 in prossimità degli Oscar di aprile, in sala in Italia anche il Leone d'argento Gran premio della giuria Nuevo Orden di Michel Franco, acquisito da I Wonder Pictures