Annusare. Miscelare. Sfilettare. Dosare. Insaporire. Impiattare. Questo e molto altro è l’arte della cucina, un’arte “effimera” – come recita lo stesso film, La cena perfetta -, ma anche l’arte che più profondamente entra in contatto con le persone, un’arte che entra nel corpo della gente.
Ma se “anche l’occhio vuole la sua parte” – aspetto che l’opera prima per il cinema di finzione di Davide Minnella asseconda con gusto e estetica –, il film non si limita a sedurre lo sguardo dello spettatore, incantandolo con la bellezza del cibo e della coreografia che gli si fa danzare affinché si trasformi in un piatto appagante a vista a palato, ma l’opera interpretata da Salvatore Esposito (Carmine) e Greta Scarano (chef Consuelo Bonega) è un’ equilibrata miscela di crime, cibo e amore.
Un’esperienza con “un sapore dolce. Una bella sfida, vinta con un gruppo straordinario, inclusa Cristina Bowerman, che in cucina ci ha dato le giuste dritte per raccontare questo mondo”, spiega il regista, citando la chef stellata, che ha partecipato come coach (oltre che come attrice), e che commenta: “Credo sia la prima volta in Italia in cui ci sia stata la consulenza di una chef per un film di cucina. Si voleva anche trasmettere come ci si muove in cucina, così come il carattere della chef: in televisione spesso trasmettono più lo spettacolo, che non immagini reali della vita della cucina, mentre qui realissimo e accuratezza hanno portato a me e alla realtà”.
La storia è quella di “Carmine, un ragazzo cresciuto in una realtà – quella della Camorra napoletana – che non gli apparteneva, ma lui era senza alternative: quando l’ha avuta, con l’amore, s’è allontanato per dimostrare che fosse bravo ‘in altro’, anche se in certi contesti non sempre si ha una seconda scelta. Questo film è una ricetta perfetta: volevamo raccontare una storia d’amore, ma al tempo stesso rendere credibile il mondo della cucina e quello della criminalità. Se anche solo uno di questi aspetti fosse risultato poco veritiero sarebbe venuto meno il film: sono stati tutti bravi a calibrare”, dice Esposito del suo personaggio e del racconto.
Un ruolo che con dose e sapienza s’è saputo dosare e miscelare con quello di Greta Scarano, chef con una storia d’infanzia e adolescenza complessa, anche lei – a suo modo – all’inseguimento di “una seconda possibilità”, quella che dalla vita difficile del primo tempo della sua esistenza la porta a cercare di essere degna di una Stella Michelin. E Greta – precisa Minnella – è stata scelta proprio perché è un’interprete che possiede “a sua disposizione molti registri”, necessari per dar tutte le giuste sfumature alla sua chef.
È stata “una sceneggiatura di cui mi sono innamorata, con un personaggio che mi ha permesso di dare qualcosa di più, anche da appassionata di ristoranti e di talent di cucina: insieme al cast, c’erano tutti gli ingredienti per una ricetta perfetta”, per Scarano, che racconta: “Ho conosciuto Davide in call, poi ho saputo che c’era Salvatore: lo stimo, fa scelte bellissime, e questo, con la sceneggiatura, mi ha convinta ci fosse un motivo valido per accettare. Inoltre, le risorse che forniva il personaggio in scrittura permettevano alchimia tra i personaggi e Consuelo, tra l’altro, sarebbe potuta essere un uomo, cioè chi ha scritto ha scavalcato il genere: lei è autorevole, esigente, questo è un modo, molto valido, di andare oltre lo stereotipo”.
Una scrittura che si deve a Stefano Sardo – con Gianluca Bernardini e Giordana Mari: “L’idea era raccontare la collisione tra mondi apparentemente distantissimi, mentre così non è. L’articolo di un giornale mi ha fatto venire l’idea e intravedere la possibilità di un film: partendo dal crime, la cucina ha un ruolo che fa riscattare l’umanità e determina vita/morte. Il cibo è proposto come elisir che ti fa tornare bambino, come per il capo clan (Pasquale, Gianfranco Gallo), che ritrova l’innocenza e non riesce a portare a terminare il piano criminale”, dopo aver assaggiato il dolce della nonna. Ed “è venuto naturale omaggiare la scena di Anton Ego – il critico di Ratatouille -. Si parla di umori sensoriali: guardando il cibo ti arrivano ricordi, e ti fa venir fame”, spiega lo sceneggiatore.
“La pastiera nel film riporta alla famiglia, un concetto molto napoletano”, commenta Gallo, che nel film recita l’antagonista. “Minnella è stato bravo a miscelare e a creare un equilibrio che diverte, porta suspense e dà emozione. Con Salvatore abbiamo una storia antica: questa è stata un’evoluzione di nostri personaggi pregressi recitati insieme”.
“Il cinema ha sempre raccontato la figura del critico come severa, austera: Ratatouille è stato di riferimento, e mi affascinava l’idea che il percorso di Consuelo fosse connesso a questa figura, che ne determina la sorte”, aggiunge Minnella.
La cena perfetta – prodotto dalla IIF della famiglia Lucisano – esce al cinema il 26, 27 e 28 aprile, distribuito da Vision Distribution, per cui Massimiliano Orfei dice: “L’evento speciale è un’opportunità di uscita che cerchiamo di cogliere: dà al film la possibilità di emergere dalla mischia del dramma ancora in corso (per la distribuzione), e l’evento fa costruire una campagna focalizzata, dando al prodotto la massima chance verso il pubblico”.
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