Nessuna delusione per Marco Tullio Giordana. La soddisfazione di partecipare alla serata dei Golden Globes vale già una grande emozione. “E’ come partecipare a un rito, a una festa”, ci dice con entusiasmo la mattina del giorno dopo. “Senza contare che da quando siamo qui”, prosegue “sentiamo solo ripetere che Ang Lee è il favorito. Un dato che ci ha reso anche più sereni. E quindi meno indifferenti, per esempio, a una Elizabeth Taylor che fa finta di dimenticare le battute. O al tributo di una sala tutta in piedi per Bob Dylan”.
Riavutosi dall’emozione, Giordana non manca di ironia, segnalando la necessità di un premio al miglior chirurgo plastico: “potrebbe essere incluso nella sezione dedicata agli effetti speciali!”. Solo una battuta, da buon europeo, per non prendere troppo sul serio l’evento.
“Anche se non vorrei sembrasse il classico gioco tra la volpe e l’uva. E’ chiaro che tutto questo suonerebbe ben diverso se avessi vinto. Ma, ripeto, vedere su grande schermo le immagini del mio film e sentire Gillian Anderson storpiarne il titolo, quasi fosse un nuovo mistero di X-Files è già ampiamente gratificante”.
Due film italiani in gara, poi, è un vero record. Dal 1990 l’Italia ha avuto ben 16 nomination ai Golden Globes, battendosela alla pari con i cugini francesi. Ma è la prima volta in assoluto che uno stesso paese riesce a portare due titoli in competizione. “I critici e i giornalisti americani erano stupiti per primi”, sostiene Giordana, “e la scelta da parte dei selezionatori di due titoli è un’indiscutibile conferma di qualità”.
Reduce dal buon successo ottenuto alla vetrina internazionale del Festival di Palm Spring, il regista de I cento passi ha raccolto entusiastici commenti anche dal pubblico delle proiezioni. Due: perché data l’affluenza c’è stato un fuori programma.
“La gente arrivava numerosa grazie a un semplice tam tam e all’ottimo credito di cui gode il cinema italiano”, aggiunge Giordana. “Qualcuno mi chiedeva ragione di tutte quelle bandiere rosse sul finale del film, ma la maggior parte restava coinvolto in prima persona. La storia non tocca direttamente il pubblico statunitense, a colpirlo è la passione comune, il senso di appartenenza, anche familiare. Alcuni film Usa, come Happiness o anche American Beauty, dipingono un vissuto familiare impermeabile alla comunicazione tra individui. Qualcuno era quindi addirittura commosso dalle vicissitudini della famiglia Impastato. Al di là del contesto tragico. Da un modello arcaico capace di sentimenti”.
Tornando alla serata dei Golden Globes, oltre all’eleganza di sua moglie, Marco Tullio Giordana tiene a sottolineare l’importanza di partecipare a una vetrina che punta i riflettori sulle produzioni internazionali. “Essenziale per I cento passi, il cui nome inizia a circolare, anche senza il tambur battente di una distribuzione alle spalle. Sostenuto, quindi, da un puro apprezzamento che fa onore al cinema italiano”. Prossimo appuntamento? Gli Oscar.
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