Globo d’oro a Vulnerabile bellezza, sul terremoto del 2016

Nel documentario, vincitore del Globo d'oro, il regista Manuele Mandolesi racconta una giovane famiglia di Ussita, paesino in provincia di Macerata colpito dal terremoto del 2016


Vulnerabile bellezza del regista marchigiano Manuele Mandolesi vince come Miglior documentario la 60esima edizione del Premio Globo d’Oro, prestigioso riconoscimento assegnato ogni anno da una giuria di più di cinquanta corrispondenti dell’Associazione Stampa Estera in Italia.

Già vincitore del Premio come Miglior film italiano al Festival dei Popoli 2019, il documentario è prodotto da Respiro Produzioni e selezionato  in concorso allo Sheffield Doc Fest, al Festival international du film de Nancy e al Trento film Festival.

Era il 2016 quando tre forti scosse di terremoto devastarono il centro Italia (Umbria, Lazio e Marche). Oltre Amatrice, Accumoli e Castelluccio di Norcia, famosa per la fioritura dei campi di lenticchie, nelle Marche oltre 87 paesi sono andati distrutti o lesionati, tra questi Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera. La terra tremò come non aveva mai fatto, cambiando per sempre la vita di migliaia di persone. Tra loro c’è una giovane famiglia di Ussita, paesino in provincia di Macerata famoso per le sue montagne belle da togliere il fiato, che il regista ha seguito per più di un anno dal 2017 al 2018. Michela e Stefano sono degli allevatori e insieme ai loro due figli Diego e Emma in quel terremoto hanno perso la loro casa, la loro fattoria e nonostante le difficoltà – dalla lunga attesa per una nuova casetta di legno alla ricostruzione delle nuove stalle per gli animali – con determinazione e dedizione lottano per ricostruire la loro vita sulle loro amate montagne, dove un giorno potranno tornare ad abitare.

Mandolesi entra nella loro intimità familiare in punta di piedi, pur rimanendo a un livello molto profondo di indagine, e mentre si continua a demolire e a ricostruire, con delicatezza racconta la loro storia nel momento più difficile della loro vita, scandita dal passare delle stagioni. La voce fuori campo di mamma Michela racconta la storia del soldatino di piombo che dopo tante peripezie riesce a tornare dalla sua ballerina lì dove la loro storia era iniziata, così come Michela, Stefano, Diego ed Emma che dopo 2 anni sono tornati nella loro Ussita. Ma non per tutti è stato così. 

Oggi a distanza di 4 anni dal sisma la ricostruzione non è ancora iniziata e molte delle famiglie vive ancora lontano dalla propria terra o nelle soluzioni abitative d’emergenza. Questo film è per tutti loro.

“Vincere il Globo d’Oro è una soddisfazione immensa, non solo per l’importanza che riveste nel panorama cinematografico italiano, ma soprattutto perché mi permette di mantenere una promessa che avevo fatto a me stesso e alle popolazioni colpite dal sisma 2016: continuare a far parlare negli anni delle difficoltà che le persone di quel territorio stanno tutt’oggi vivendo, anche quando l’attenzione mediatica sarebbe calata notevolmente”, commenta Mandolesi. “Il premio mi gratifica anche a livello registico e produttivo perché in nomination con me c’erano Enrico Cerasuolo e Franco Maresco, grandi nomi della regia italiana. Siamo riusciti a produrre il film soltanto grazie all’aiuto di aziende e privati che hanno creduto nel progetto sin da subito. E anche grazie a tanta determinazione poiché era un progetto che volevo fortemente”.

Manuele Mandolesi dopo la laurea in Scienze della Comunicazione si trasferisce a Milano per partecipare al Master in Televisione e Cinema Digitale. Ha iniziato la sua carriera da regista di documentari a Roma con Il Cammino di Santiago. Ha poi raccontato conflitti ed emergenze sviluppando un percorso orientato al reportage-approfondimento su temi di attualità e di rilevanza politico-sociale. Ha collaborato come filmmaker e regista per Raitre, La7, Mtv, Sky, Canale 5, Focus e con Il Corriere della Sera con cui ha raccontato, nel 2011, il periodo dell’emergenza immigrazione nell’isola di Lampedusa. Nel 2014 ha trascorso 6 mesi su una nave militare per raccontare, con il docufilm La scelta di Catia, la vita della prima Comandante donna durante l’operazione Mare Nostrum, poi vincitore del premio Flaiano. Nel 2017 ha vinto il Walles International Documentary Festival con il corto documentario Far East. Dal 2017 ha sviluppato il progetto “La Vulnerabilità della Bellezza”, tre storie dal terremoto con diversi protagonisti e diversi linguaggi da distribuire su più piattaforme. Attualmente collabora con il canale Mediaset Focus, sta scrivendo un altro documentario, un soggetto per un film di fiction e sarà direttore della fotografia di un film indipendente.

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15 Luglio 2020

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