Gli asteroidi di Locarno

Il film di Germano Maccioni, distribuito dall’Istituto Luce Cinecittà, in selezione al concorso internazionale del Festival


In una provincia remota ma non certo sonnacchiosa il male non è una scelta, è quasi la normalità. In un piccolo lembo di terra (lo stesso nel quale sessant’anni fa Michelangelo Antonioni aveva  ambientato una scena di Deserto rosso), vivono tante persone che hanno storie diverse ma con un minimo comune denominatore: sono storie miserabili. Un pregiudicato manda avanti una pizzeria ma intanto capeggia un gruppo di adolescenti che assalgono chiese di campagna per rubare candelabri, che un ricettatore è pronto a pagare molto bene. Un ragazzo, dopo il suicidio del padre che non ha retto di fronte al fallimento della sua fabbrica, ha un rapporto conflittuale con la madre, la quale vive drammaticamente il pignoramento di tutti i suoi beni. Un sindacalista sogna un posto fisso per il figlio, e al tempo stesso insegue invano un importante incarico che sarà però affidato ad un altro. E poi c’è Cosmic, un ragazzo con evidenti problemi ma forse il più lucido di tutti, sicuramente il più sereno: lui è convinto che un asteroide impatterà la terra creando lo stesso effetto che ha fatto scomparire i dinosauri milioni di anni fa.

Insomma, Gli asteroidi non racconta un’umanità felice ma tanti piccoli drammi accomunati dal fatto di essere mediocri, impalpabili, segnati dall’egoismo. Il film, diretto da Germano Maccioni, è stato presentato in concorso a Locarno 70 (unica pellicola italiana) e di fatto chiude, insieme a En el septimo dia, la competizione internazionale che la giuria presieduta da Olivier Assayas dovrà giudicare. “La storia che ho voluto raccontare – spiega il regista, approdato al primo lungometraggio di finzione dopo alcuni cortometraggi e documentari –  ha l’andamento del classico romanzo di formazione, e questa è effettivamente una chiave di lettura. Nei miei personaggi, nei luoghi che racconto c’è però qualcosa di più: una condizione umana comune a tutti, quella che io chiamo la ‘gettatezza’, il nostro nascere gettati appunto in un posto a caso nel mondo, in una condizione che non scegliamo e che per tutta la vita condiziona le nostre scelte. Ho voluto fare un film quasi filosofico, che come gli asteroidi della storia potesse tentare di parlarci del nostro oltre”.

È in un paesaggio di macerie “spirituali, economiche e ideologiche” – reso ancora più spettrale da una fotografia livida e buia –  che si muovono dunque tutti i personaggi del film, a partire dai più giovani, che scontano attraverso le loro vite difficili le colpe dei padri, “perché , come diceva Pasolini, Non importa se i figli sono buoni, innocenti, pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti”. Padri assenti, non curanti, inesistenti, che gravano sui figli proprio come gli asteroidi che dovrebbero annientare la terra. “Cercare tre ragazzi che incarnassero bene i personaggi a cui avevo pensato – dice ancora Maccioni – non è stato facile, abbiamo fatto vari workshop con diverse scuole di Bologna, selezionando via via le persone che ci interessavano di più. Poi ci sono stati i casting a cui hanno partecipato moltissimi giovani attori, ma alla fine abbiamo optato per i non professionisti: Riccardo Frascari, Nicolas Balotti, Alessandro Tarabelloni”.  Al loro fianco rispettivamente nel ruolo della madre di uno dei ragazzi, e di un piccolo criminale locale ci sono Chiara Caselli e Pippo Delbono. “Come per tutti gli altri film non ho tenuto conto della sceneggiatura – racconta Delbono –  Io non credo alla psicologia dell’attore che deve cercare dentro di sé le motivazioni del personaggio. Io interpreto l’azione del momento dimenticandomi della tecnica e badando solo a stare dentro a ciò che faccio. Proprio per questo motivo ho  apprezzato particolarmente poter lavorare con giovani attori non professionisti, ti insegnano sempre moltissimo”.

Gli asteroidi
è prodotto da Articolture, Ocean Productions e RAI Cinema e sarà distribuito in sala ad ottobre 2017 dall’Istituto Luce Cinecittà

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