GIUSEPPE BERTOLUCCI


“Ero molto affascinato dal rapporto tra Paul Ginsborg e Vittorio Foa. E volevo raccontare in modo semplice il fluido intellettuale tra queste due straordinarie persone: Foa, un politico non politico, e Paul, un intervistatore non giornalista. Così è nato un video che spezza il gioco corporativo tra giornalisti e politici che invade ormai le nostre giornate”.
Giuseppe Bertolucci, regista di Troppo sole e del Dolce rumore della vita, spiega la genesi di Ragioni politiche, la sua più recente fatica.

Le inquadrature “sghembe” hanno un rapporto col contenuto?
Già nel Dolce rumore della vita ho usato questo linguaggio, un atteggiamento estetico-mentale per cui non riesco a tenere la macchina dritta. In questo caso si potrebbe dire che filmavo un acrobata dell’intelligenza per cui non riuscivo a stargli dietro”.

L’essere ebreo di Foa non emerge. Perché?
Non si parla di questo aspetto perché la scelta del montaggio è basata inevitabilmente sulle risposte migliori per qualità e interesse. E poi, ad alcune cose Foa non ha proprio risposto. Non ha voluto conoscere prima le domande e questo prova comunque la sua vivacità intellettuale, visto che nella maggior parte dei casi ha dato repliche immediate.

Perché alla fine vediamo Foa a tavola con alcuni amici?
La scelta di dare spazio ai commensali è stata mia. Avendo conosciuto molte persone che a loro volta conoscevano Vittorio, ho capito che il momento conviviale è il più importante per lui e per le sue conversazioni politiche. Il finale vero e proprio è sul cibo. E non è un caso.

Colpisce la delicatezza di una regia sapientemente celata. E sullo sfondo c’è una Formia trasfigurata.
Ho lavorato molto nel documentario. Credo che tutto si risolva in un problema di misura e drammaturgia. Ho ridotto i contenuti in modo che fossero comprensibili, ma raccontare la realtà non può prescindere dal dato drammaturgico, anche sotterraneo. Le location sono semplici, la città appare sullo sfondo perché volevo mettere Vittorio a suo agio, cosa che è accaduta anche grazie alla delicatezza di Ginsborg.

autore
05 Luglio 2000

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