TORINO – Durante il primo weekend (da venerdì 18 novembre alla sera di domenica 20 novembre) l’incasso complessivo del Torino FF ha fatto registrare un incremento del 4% rispetto allo scorso anno. Da segnalare i significativi aumenti nella vendita dei biglietti singoli e nell’acquisto online. Intanto oltre al pubblico, che nonostante la pioggia anche oggi affolla le proiezioni delle sale centrali, anche la giuria internazionale è al lavoro. Già quattro film visti, come hanno raccontato ai giornalisti il direttore della fotografia Ed Lachman, presidente, e i suoi giurati, lo scrittore e regista canadese Don McKellar, Mariette Rissenbeek (direttore generale di German Films Service), il regista romeno Adrian Sitaru e l’attrice israeliana Hadas Yaron.
Il romeno Sitaru è qui al Festival con due film: il controverso Ilegitim (nella foto), riflessione morale sul tema dell’aborto e dell’incesto fra fratelli girato con un budget ridottissimo e quasi tutto in interni e interpretato, tra gli altri, dal bravissimo Adrian Titieni di Un padre, una figlia, e The Fixer, storia di Radu che aspira a diventare giornalista e forse ha per le mani un caso clamoroso. Entrambi i titoli sono di quest’anno a conferma di un talento prolifico. Per Sitaru, “il compito del giurato non è facile e la responsabilità qui è molto grande perché si tratta di giudicare opere prime, seconde e terze, quindi autori non affermati”.
Lachman, dop tra le altre cose di Carol, ha rivelato di avere preso parte a varie giurie: “Ognuna ha le sue dinamiche, io cerco comunque di mettermi dalla parte degli spettatori per capire che esperienza mi dà la visione di un certo film. In questo caso si tratta di opere che altrove non avrebbero voce perché non sono destinate a un grande pubblico”. Secondo McKellar manca un filo conduttore rigido nella selezione di Torino 34. “Non mi pare che ci sia un criterio tematico, perché i film sono tutti diversi uno dall’altro”. Mariette Rissenbeek sottolinea la qualità molto elevata delle opere viste finora e l’impronta registica spiccata. Ed è ancora McKellar a raccontare: “Questo è stato il mio primo festival internazionale, era anche la prima volta che venivo in Europa e che viaggiavo senza genitori. Ho bevuto dell’ottimo vino, ho fatto delle amicizie che coltivo tutt’ora e soprattutto ho conosciuto Monte Hellman, che era in giuria quell’anno e che io adoravo. Non mi ha premiato ma non ha importanza. Abbiamo parlato tanto, siamo anche andati a visitare insieme un museo, è stato fondamentale”.
Intanto al TFF si parla già della prossima edizione con l’auspicato allargamento delle proiezioni alle sale di periferia. E’ una richiesta della nuova giunta a cui Emanuela Martini non si dice contraria. Le 12 sale dei quattro cinema (Massimo, Lux, Reposi e Classico) sembrano essere ormai poche per mostrare i 213 film in programma. La direttrice, durante la conferenza stampa di apertura con il presidente Damilano e il direttore del Centro Rai di Torino Nepote, l’ha ribadito: “La città là fuori c’è, ci sono delle grandi code. Ringrazio questo pubblico pazzesco. Vorrei rendergli giustizia, non abbiamo solo gli addetti ai lavori”.
Tremila spettatori in più per questa edizione, che si aggiungono ai 75mila della precedente edizione e indicano che il Torino Film Festival è una realtà consolidata per tutti gli amanti del cinema
Il premio al miglior film del concorso va all'opera prima cinese The Donor di Qiwu Zang, miglior attrice a Rebecca Hall per Christine di Antonio Campos, miglior attore a Nicolas Duran per Jesus di Fernando Guzzoni. Miglior film per Italiana.doc è Saro di Enrico Maria Artale, Premio Speciale della giuria a Moo Yadi Filippo Ticozzi
"Si chiude un'edizione del Tff di grande qualità e successo di pubblico, con un aumento di copertura dei media anche internazionali che testimonia come il festival, ancora oggi particolare e coerente con le sue origini, sia amato e seguito da chi si occupa di cinema nel mondo". Lo ha detto il direttore del Museo del Cinema di Torino, Alberto Barbera
Il regista di Z L'orgia del potere e di Missing ha ricevuto a Torino il Premio Maria Adriana Prolo alla carriera salutato da un videomessaggio di Riccardo Scamarcio. In questa intervista parla di cinema e di impegno civile, di Fidel Castro e di Donald Trump, dell'Europa e dei rischi che corre ancora oggi la democrazia. E denuncia: "Netflix quando produce pretende il final cut e fa quello che vuole del film"