GIUGGI GIANINI


Giulio – o meglio Giuggi come è conosciuto da amici e colleghi – Gianini è stato uno dei pionieri dell’animazione italiana, produttore, insegnante al Centro sperimentale, ben due volte “nominato” per gli Oscar, nel ’65 con La gazza ladra e nel ’73 con Pulcinella. E’ lui, fra l’altro, l’autore del Pulcinella diventato logo di “Cartoons on the Bay”.

E’ vero, Gianini, che a Hollywood, invitato di diritto alla cerimonia dell’Academy in qualità di nominato, non ci sei neanche andato?
Ebbene sì, confesso. Mi pareva di perder tempo e naturalmente mi sbagliavo. Sottovalutavo l’effetto market di quella cerimonia. Per ingenuità. Poi tanti me lo hanno rimproverato: ma che, sei matto ? – mi hanno detto. Ma non è la sola occasione che ho perduto nella vita. Ho lavorato a lungo, per esempio, a un cartone su e con Picasso, con tanti suoi disegni. Lui si divertì moltissimo, lavorammo assieme, e assieme, in Provenza, andavamo la sera a mangiare e a giocare a carte. Poi fui chiamato a Mosca, per una serie sul Bolscioi, opere e balletti, e così lasciai il Picasso a metà e oggi c’è da mordersi le dita.

Allora non c’era ancora un vero mercato dell’animazione in Italia?
Mercato? Non c’era neanche produzione. Quando feci I Paladini, all’inizio degli anni ’60, ci saranno stati in Italia sì e no un paio d’autori. C’erano studi a Milano, ma per la pubblicità. Carosello, soprattutto. Che però ha aperto la strada. Ci lavorava persino quello che poi si è rivelato come uno dei più un grandi autori italiani, Bruno Bozzetto. Il cartone era solo americano, più tardi anche un po’ europeo. Qui non si sapeva bene cosa era, Ricordo di esser stato invitato in Francia, dove mi fecero grandi accoglienze, mentre nel mio paese ero ignorato.

Con quali soldi avete cominciato a produrre?
Per la verità all’inizio senza soldi. Ricordo che giravo per Porta Portese alla ricerca di pezzi di macchinari vecchi con cui fabbricare i cartoni. Mi chiamavano l’”ingegnere”, perché più che altro fabbricavo macchine. E così ho continuato a fare quando entrai in contatto con gli uomini straordinari del cinema di allora, Zavattini, De Sica, gli altri e finalmente l’animazione entrò al Centro sperimentale dove ho insegnato fino all’anno scorso. Il Dipartimento dello spettacolo ci dava 5 milioni, cinque in tutto e nemmeno anticipati. Così facevamo pellicole che per metà erano animati e per metà fissi, così costtavano meno.

E ora?
Ora per fortuna è cambiato molto. Si spendono sempre molti soldi per acquistare all’estero ma la produzione italiana è decollata. Tutti stanno lavorando, lo puoi vedere anche qui quanti progetti vengono presentati. Però è vero che i grandi studi molto costosi sono stati chiusi. Per fortuna le nuove tecnologie – la “matita elettronica” – consentono il ritorno ad un lavoro più artigianale, individuale di quello della prima fase dei computer. L’autore reinveste da solo, non deve esprimersi solo attraverso i tecnici come prima.

autore
10 Aprile 2001

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