Girone per Amref: “Anche io sono stato un migrante”

Remo Girone e Paolo Briguglia hanno prestato il volto al cortometraggio di Antonio Costa 'David Troll', dedicato ai 60 anni di Amref. Fake news, bufale e razzismo per raccontare l'operato delle ong


“Anche io sono stato un migrante”, ha detto Remo Girone nel presentare David Troll, il cortometraggio sulle fake news e le ong, che verrà proiettato in anteprima alla Festa di Roma il 4 novembre, per celebrare i 60 anni di Amref.
Due attori, Remo Girone e Paolo Briguglia, insieme per raccontare uno dei fenomeni più comuni dei nostri tempi: i leoni da tastiera e le bufale su internet che alimentano il pregiudizio e l’odio.
Con la regia di Antonio Costa e il patrocinio di Amref, il cortometraggio mette al centro del racconto Davide Penna, sul web David Troll, un giovane paranoico che sfoga la sua rabbia su internet, diffondendo commenti e dirette Facebook sui migranti e nutrendo il proprio ego con i “like” e i commenti degli altri utenti della rete.
Quotidianamente a caccia di complotti da portare a galla, David Troll diffonde i suoi personali scoop dalla scrivania, vivendo un’esistenza reclusa tra le quattro mura della sua stanza, non avendo rapporti reali – analogici, si potrebbe dire – con nessuno, a eccezione del padre (Remo Girone), che invano prova a portarlo fuori di casa.

Fake news e razzismo si intrecciano sulla tastiera, con l’unico scopo di mettere in luce i limiti di un uso morboso e paranoico di internet, diventato sempre più spesso teatro di diffamazioni, violenza verbale e notizie false, e per porre l’attenzione sull’operato reale delle associazioni umanitarie come Amref impegnate sul campo e divenute di recente bersaglio on line e off line.
Partner per il sociale della Festa di Roma, Amref con la sua campagna ” Africa, per noi non sei zero “, propone al festival la proiezione del corto David Troll il 4 novembre nel Teatro Studio “Gianni Borgna”, insieme  alla mostra fotografica dei volti del cinema, del giornalismo e della cultura che sostengono Amref come testimonial, ritratti da Francesco Cabras. E ancora il documentario di Werner Herzog, I medici volanti dell’Africa orientale.

“Lavoro con Amref perché sono nato in Africa, in Eritrea – ha detto Remo Girone – dove ho vissuto per i primi 23 anni della mia vita: collaborare con loro è una specie di piccola restituzione di quello che l’Africa mi ha dato”. Una migrazione fatta molti decenni fa, sulle stesse rotte di oggi, per raggiungere il Mediterraneo dal Corno d’Africa, una laurea da conseguire e una città europea in cui vivere da solo. Poi l’Accademia di arte drammatica, il teatro e una vita trascorsa in un’Europa diversa da quella di oggi, dove “a noi fuori sede l’Accademia dava 75mila lire al mese, con cui all’epoca si viveva bene”.

David Troll – ha detto Remo Girone – parla dei danni che gli hater possono fare alle associazioni umanitarie che lavorano sul territorio. Basta dire su internet che i soldi mandati ad Amref non arrivano a destinazione e c’è sempre chi ci crede. La fake news si espande a macchia d’olio e provoca un danno enorme alla gente che fa un lavoro duro”. Sulle politiche sull’immigrazione e sull’Europa di oggi, poi, ha aggiunto: “Non sono d’accordo con la chiusura delle frontiere, perché è molto facile lasciarli lì e non pensarci più. E poi trovo molto grave che gli italiani si lamentino dei migranti, perché sembrano avere la memoria corta: il fenomeno migratorio è, per noi, lo specchio di situazioni drammatiche accadute e superate in passato, che oggi guardiamo con odio e paura. È la stessa molla che è scattata in tanti messicani che hanno votato Trump, nonostante la minaccia di innalzare il muro con il Messico, perché hanno paura che ne arrivino altri e non vogliono perdere i loro privilegi. Noi siamo un popolo di migranti e dovremmo ricordarcelo”.

Il personaggio di David Troll è camuffato, porta una felpa in testa che gli fa da maschera “un guscio che lo protegge dalla realtà e lo fa sentire forte davanti alla tastiera”, ha detto Paolo Briguglia, che nel cortometraggio ne veste i panni.
“Quando lavoravamo all’idea del corto insieme ad Amref, sono arrivate le notizie sugli attacchi alle ong in mare, in particolare da parte di Luca Donadel, uno youtuber ritwittato da Salvini. Ci siamo messi sulle tracce di queste figure, li abbiamo osservati e seguiti sui social e ci siamo convinti che raccontare il lavoro di Amref tramite una provocazione fatta da un hater sarebbe stata molto convincente”.

Un mondo digitale che prende vita tra le mura di casa, in solitudine: “Facendo le nostre ricerche ci siamo resi conto che la maggior parte delle persone che inventano news sono chiuse in casa, hanno delle vite devastanti, sono sole, hanno le case in disordine e si trasformano davanti alla tastiera, acquistando un’identità. Più la sparano grossa, più odiano e più si sentono forti, perché normalmente si nutrono delle reazioni della gente”, ha detto Briguglia.
David Troll è un personaggio paradossale, ispirato alla realtà, “un paranoico che all’inizio si diverte e poi perde il contatto con la vita vera, al punto da mappare il mondo sul muro della sua stanza come un grande complotto, in stile Fbi”, ha aggiunto. “Vorremmo che questo cortometraggio arrivasse nelle scuole per alimentare un dibattito pubblico, perché nonostante si abbia l’impressione di stare bene nel proprio guscio, se non stiamo bene tutti non sta bene nessuno”. 

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