TORINO – A tre anni dalla scomparsa di Gipo Farassino al TFF (Festa mobile) un documentario di Alessandro Castelletto – Gipo, lo zingaro di Barriera- ne ripercorre il complesso percorso umano e artistico. Un personaggio poliedrico e contraddittorio, anarcoide, con guizzi geniali e momenti di profonda poesia. Uno chansonnier dialettale che è stato paragonato a Montand e Brassens, sensibile attore e autore teatrale ma al tempo stesso anche cofondatore del partito della Lega Nord di cui era, per alcuni versi incomprensibilmente, fermo sostenitore ed esponente politico. “Apparentemente era una persona complicata e contraddittoria, ma se arrivavi al cuore era un uomo estremamente semplice, buono e gentile”, ricorda il regista che aveva iniziato a lavorare al film prima della scomparsa di Farassino.
Nato nel quartiere torinese popolare per eccellenza, la Barriera di Milano, Farassino a quelle origini è rimasto molto legato, pur avendo viaggiato molto. Una periferia geografica ma anche emotiva, un luogo dell’anima che lo ha portato a una dimensione universale: cantare, per lo più in dialetto piemontese, gli ultimi, i “barrieranti” in senso lato. Ed è proprio all’interno della Barriera che si snoda buona parte della narrazione, alla ricerca dei luoghi di Gipo e di una Torino nascosta e sconosciuta ai più. Alcune cose sono cambiate rispetto ai tempi di Gipo, ma altre continuano ad esistere. Ad esempio tutt’oggi ci sono persone che vanno ai bagni pubblici a fare la doccia perché non hanno l’acqua calda in casa, racconta il regista in conferenza stampa. “La Barriera è un luogo che continua ad esistere, pregno di un patrimonio profondo, bisogna solo avere la voglia di andarlo a scoprire”.
La trama si sviluppa grazie a un incontro originale tra messa in scena e materiale d’archivio: Luca Morino, leader del gruppo musicale dei Mau Mau (esponente della new wave musicale torinese), trova una mattina uno scatolone davanti alla porta del suo negozio di articoli musicali. Dentro lo scatolone vi è del materiale su Gipo Farassino: vinili, foto, libri e articoli di giornale. Ma non solo, anche oggetti intimi e personali. Intuisce che lo scatolone non è finito davanti al suo negozio per caso, qualcuno glielo ha recapitato e allo stesso tempo lo sta invitando a compiere un viaggio alla ricerca dello chansonnier. Inizialmente titubante Luca decide di seguire le tracce presenti all’interno del misterioso pacco.
Il film è stato prodotto da Endeniu e Fondazione Caterina Farassino Onlus (dedicata alla figlia di Gipo precocemente scomparsa), anche grazie la sostegno del crowdfunding e della Film Commission Torino Piemonte.
Tremila spettatori in più per questa edizione, che si aggiungono ai 75mila della precedente edizione e indicano che il Torino Film Festival è una realtà consolidata per tutti gli amanti del cinema
Il premio al miglior film del concorso va all'opera prima cinese The Donor di Qiwu Zang, miglior attrice a Rebecca Hall per Christine di Antonio Campos, miglior attore a Nicolas Duran per Jesus di Fernando Guzzoni. Miglior film per Italiana.doc è Saro di Enrico Maria Artale, Premio Speciale della giuria a Moo Yadi Filippo Ticozzi
"Si chiude un'edizione del Tff di grande qualità e successo di pubblico, con un aumento di copertura dei media anche internazionali che testimonia come il festival, ancora oggi particolare e coerente con le sue origini, sia amato e seguito da chi si occupa di cinema nel mondo". Lo ha detto il direttore del Museo del Cinema di Torino, Alberto Barbera
Il regista di Z L'orgia del potere e di Missing ha ricevuto a Torino il Premio Maria Adriana Prolo alla carriera salutato da un videomessaggio di Riccardo Scamarcio. In questa intervista parla di cinema e di impegno civile, di Fidel Castro e di Donald Trump, dell'Europa e dei rischi che corre ancora oggi la democrazia. E denuncia: "Netflix quando produce pretende il final cut e fa quello che vuole del film"