Dagli anni del sacrificio e della ricostruzione del dopoguerra agli entusiasmi della generazione del boom economico, all’individualismo del Millenials. Dal 30 gennaio al 15 marzo al Mattatoio di Roma ( spazio ‘La Pelanda’) la mostra Belle speranze: il cinema italiano e i giovani (1948-2018) racconta le giovani generazioni attraverso l’immaginario cinematografico. Un viaggio tra le pellicole e gli oggetti che negli ultimi settanta anni hanno interpretato sogni, ambizioni e stili di vita dei giovani del Bel Paese. “Il cinema e l’industria culturale nel tempo sono stati gli strumenti che meglio hanno saputo mettere in scena e raccontare gli ideali politici, i sogni di riscatto e le conquiste personali e sociali, le cadute e i fallimenti dei giovani” sottolinea Mons. Davide Milani, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo che ha ideato la mostra curata da Gianluca Arnone, Maria Grazia Cazzaniga ed Emanuela Genovese.
Il percorso espositivo si snoda in tre sezioni: la prima, Generazioni in fermo immagine, utilizza sia oggetti iconici che hanno caratterizzato i vari periodi – la vespa, il flipper, il walkman, la prima e l‘ultima playstation – che immagini tratte da pellicole significative. Si parte con gli anni del sacrificio e della ricostruzione del dopoguerra (I vitelloni, Poveri ma belli), e con gli entusiasmi della generazione del boom economico degli Anni ’60 (In ginocchio da te, I ragazzi dei Parioli), quando in Italia arrivano le mode americane, le canzoni degli urlatori, i film di Elvis Presley. È l’Italia ingenua e allegramente litigiosa di Peppone e don Camillo, a cui non mancano però contraddizioni e zone d’ombra come l’urbanizzazione e i fenomeni miratori da sud a nord che rischiano di travolgere assetti sociali consolidati (Rocco e i suoi fratelli o la marginalità di borgata di Accattone). Film come La meglio gioventù o I pugni in tasca raccontano il ’68, un anno che non ha bisogno di presentazioni, mentre i famigerati anni di piombo vengono presentati da un’Italia del cinema che, più di quella politica, ha dato prova di voler fare i conti con il proprio passato: da Colpire al cuore a La seconda volta e I cannibali. Gli inquieti e al tempo stesso sfrenatamente consumistici Anni ’80 e ’90 sono espressi da film come Ecce bombo di Nanni Moretti, Compagni di scuola di Carlo Verdone o Amore tossico di Claudio Caligari. Sono gli anni dell’esplosione delle tv commerciali, del drive-in, della Milano da bere e delle sottoculture giovanili più antipolitiche, come quelle dei paninari. L’esposizione arriva fino agli anni del nuovo millennio, dell’individualismo galoppante e dell’atomizzazione sociale, in cui i giovani, tra un Erasmus e un interrail, sono perennemente alla ricerca di una nuova casa (Caterina va in città, I figli della notte, La solitudine dei numeri primi).
La seconda sezione, Siamo quel che ci manca, è interamente fotografica ed è dedicata alla ricerca di senso e di Dio da parte dei giovani protagonisti del cinema italiano, dal dopoguerra con Francesco giullare di Dio all’attualità di Corpo celeste, passando per la rivoluzione spirituale di Amore e rabbia. Anche questa sezione ha una scansione per epoche e parte dal racconto della ricerca di un faro di speranza dopo l’orrore della guerra per arrivare a narrare l’individualismo sfrenato dei primi anni del terzo millennio, che sembra dominare anche la ricerca spirituale.
Nella terza sezione, Come eravamo giovani. Oggi, sono proiettati in loop sei video saggi realizzati da studenti dell’Università Cattolica provenienti da diversi percorsi di studio e di diverse età. Questi ragazzi, autori dei video saggi e protagonisti della generazione digitale, riflettono sulla gioventù delle generazioni precedenti, quelle dei loro padri e dei loro nonni, osservando la lo storia e le loro passioni attraverso trenta film e interrogandosi sulle tematiche universali che sono state e continuano a stare a cuore tanto ai personaggi dei film che li hanno raccontati, quanto ai giovani.
All’interno della mostra si colloca anche la sezione speciale Iconic, composta da oggetti originali dagli Anni ’50 ad oggi che riflettono tre valori ricercati costantemente dai giovani: libertà, indipendenza, autodeterminazione. A completare la selezione anche una serie di libri cult generazionali e di pagine di giornale che hanno scritto la storia degli ultimi decenni.
Il percorso espositivo è stato realizzato con il contributo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Unipol, e promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e Azienda Speciale Palaexpo con l’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI ed è visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 14:00 alle ore 20:00 con ingresso gratuito.
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