Sulla riapertura delle sale il 15 giugno Paolo Del Brocco è cauto. “Si sta definendo il protocollo con il MiBACT, ma bisogna capire come riapriranno. Certamente Rai Cinema e 01 metteranno a disposizione i film usciti tra gennaio e febbraio, tra questi Gli anni più belli di Gabriele Muccino, Hammamet di Gianni Amelio, 1917 di Sam Mendes. Poi capiremo come fare un nuovo calendario in base all’accordo con l’esercizio”. Nel frattempo, arriva in esclusiva su RaiPlay un pacchetto di otto film, di cui quattro anteprime assolute, come era accaduto con Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone in autunno.
Primo in ordine di tempo Magari di Ginevra Elkann, disponibile dal 21 maggio. Quindi – sempre sotto l’hashtag #ilcinemanonsiferma – Bar Giuseppe di Giulio Base con Ivano Marescotti e Virginia Diop (dal 28 maggio), La rivincita di Leo Muscato con Michele Venitucci e Michele Cipriani (dal 4 giugno), Abbi fede di Giorgio Pasotti con Claudio Amendola e Giorgio Pasotti (dall’11 giugno), oltre a Lontano lontano, Ötzi e il mistero del tempo, Dafne e Un giorno all’improvviso. “La sala è sacra – prosegue l’ad di Rai Cinema, appena riconfermato nell’incarico – ma alcuni film non sono potuti uscire in questi mesi e quindi, d’accordo con i produttori, abbiamo scelto di usare la nostra piattaforma Rai, dove l’altro sarà possibile garantire lunghe teniture”.
Di Magari abbiamo già scritto dal Torino FF (leggi l’articolo). L’opera prima di Ginevra Elkann rielabora ricordi della sua infanzia in una commedia dolce e malinconica dai toni estremamente calibrati. Al centro della vicenda tre ragazzini: Seba, Jean e la piccola Alma. La mamma si è risposata e vive a Parigi con il nuovo marito, di religione ortodossa, il padre Carlo è un artista scapestrato. A lui sono affidati i figli a Natale: dovrebbero andare a sciare, ma si ritrovano in una villetta di Sabaudia dove il genitore aspirante regista (Riccardo Scamarcio) sta scrivendo un copione insieme alla sceneggiatrice e amante Benedetta (Alba Rohrwacher). Sono adulti immaturi e narcisi, che hanno difficoltà ad occuparsi di qualcuno (a parte il cane Tenco), ma sono anche persone carismatiche e divertenti, piene di risorse.
Ginevra, nata nel 1979 a Londra, vissuta tra Inghilterra, Francia e Brasile, è stata a lungo distributrice e produttrice prima di approdare alla regia attraverso un lungo percorso creativo e in collaborazione con Chiara Barzini. “Uscire su RaiPlay ed entrare in tantissime case è per me emozionante – dice – il film parla dell’infanzia e dell’idea di famiglia e sono contenta che esca in un momento in cui noi tutti siamo ricollegati alla famiglia”.
Lorenzo Mieli, qui all’ultima produzione sotto l’etichetta Wildside, confessa: “Durante il lockdown ho pensato ai progetti futuri. Che storia si potrà raccontare dopo quello che sta succedendo? Credo che Magari sia molto in tema con la quarantena perché in fondo racconta il ritorno alla vita di una famiglia costretta a stare chiusa in casa che ne esce con uno spirito diverso”.
Riccardo Scamarcio parla in questi termini del suo personaggio “è uno scrittore, un sognatore, un idealista, incapace di assumersi delle responsabilità, non completamente affidabile”, mentre Alba Rohrwacher ha l’occasione di una riflessione sui ruoli: “E’ raro trovare un personaggio femminile così pieno di sfumature, oltretutto Benedetta è un personaggio secondario che in molti altri film sarebbe stato bidimensionale, ovvero l’amante e assistente del protagonista che entra ed esce dalle scene senza lasciare traccia, invece grazie alla scrittura e alla regia, Benedetta è diventata motore di cambiamento per se stessa e per gli altri”.
Molte le domande sulla famiglia Agnelli e su come gli Elkann hanno preso il film dichiaratamente autobiografico. “Parlo di emozioni e delle piccole cose dell’infanzia che fanno di noi gli adulti ciò che siamo. È un sentire universale, fatto di amore, paura, tristezza. Una famiglia con i suoi momenti felici e infelici, vista da una bambina che ha i suoi ideali. È un film molto intimo e così l’hanno vissuto i miei fratelli Lapo e John e mio padre Alain, che è uno scrittore, sono stati contenti che avessi finalmente fatto la regista come avevo sempre sognato”.
Si parla di bambini nel film e anche nella realtà. “I miei figli – racconta Ginevra – si sono dimostrati pieni di risorse, è vero che hanno litigato un po’ di più, ma i loro voti sono migliorati, sono diventati più autonomi, hanno imparato tantissime cose e trovato un equilibrio. La curiosità salva sempre i più piccoli”. E lei come ha trascorso il lockdown? “Scrivendo, ma pensavo che sarebbe stato più semplice essere creativi, invece è difficile concentrarsi. C’è una parte di me che è sempre preoccupata o impegnata in qualcosa d’altro, le cose di tutti i giorni, i figli”.
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