BERLINO – “Sono felicissimo del premio che ha ricevuto il film, a maggior ragione considerando che si tratta di un’opera prima”, ha detto con entusiasmo Giacomo Abbruzzese, regista di Disco Boy, che ha ricevuto l’Orso d’Argento al 73° Festival Internazionale del Cinema di Berlino per il Miglior Contributo Artistico, assegnato in particolare per la straordinaria fotografia di Hélène Louvart (Pina, Corpo Celeste, Lazzaro felice). Il film, co-prodotto dall’italiana Dugong Films, è interpretato da Franz Rogowski (Undine, Freaks Out), dall’esordiente Morr Ndiaye, dall’artista attivista Laëtitia Ky e da Matteo Olivetti (La terra dell’abbastanza). “Mi è stato detto che è stato uno dei film più amati dalla giuria, che ne ha apprezzato vari aspetti, compresa la regia e l’interpretazione di Franz. Nel fare le sue scelte, la giuria ha voluto, poi, sottolineare, in particolare, il lavoro di Hélène, una grande professionista che fa cinema da trent’anni, e quindi ha scelto di declinare il riconoscimento al film in questo senso. Naturalmente mi onora sapere che è stato uno dei film preferiti”.
“Hélène è sul progetto da sette, otto anni – ha continuato il regista che ha impiegato dieci anni nella realizzazione del film – è una delle direttrici della fotografia più richieste al mondo, e quindi sono molto contento che siamo riusciti a realizzare questo lavoro insieme. Il nostro è stato un vero processo di simbiosi: abbiamo discusso di tutto, di attori, casting, luci, regia. Con lei non è mai stata una questione di ego, c’è stato uno scambio continuo tra i nostri punti di vista, con grande rispetto reciproco. Siamo stati al reale servizio del film, lei è stata la mia mamma al cinema, ed è stato un piacere lavorare insieme, avere da lei non solo uno scambio professionale, ma sentire la sua generosa attitudine al film. Quella di Hélène è stata una collaborazione che ha portato il film più lontano, ed entrambi siamo stati gli spettatori del viaggio di Disco Boy”.
“Abbiamo parlato, certamente, molto delle luci, ma ci siamo anche confrontati su tutti gli aspetti del film“, sottolinea Hélène Louvart.“Sin dall’inizio avevamo in mente in maniera molto chiara e precisa cosa volevamo ottenere riguardo colori e atmosfere delle varie tappe che si snodano tra Europa e Africa. Le scene e le ambientazioni sono tra molto differenti, ma sapevamo esattamente cosa volevamo raggiungere rispetto a ognuna di esse”.
Parlando della sua cifra stilistica da regista, Giacomo Abbruzzese, che ha ricevuto nei giorni scorsi anche il Premio Kinéo e GCHR per i Diritti Umani per la prima volta attribuito a un autore italiano: “Non aspiro a fare film universali, appartengo piuttosto a un tipo di cinema basato sulla ricerca narrativa, che non insegue le strade più battute. Disco Boy è un viaggio in tutti i sensi, sia fisico che interiore, ed è stato una sfida dall’inizio alla fine. Anche l’uscita in sala lo è: sono felice che esca in Italia con un grande distributore, Lucky Red, che ha accettato di portarlo in sala lasciandolo in lingua originale, cioè nelle ben cinque lingue in cui è parlato. Doppiarlo sarebbe significato snaturarlo, ogni lingua porta con sè la ricchezza della sua cultura. Spero che la gente lo scopra al cinema perché è un film che per essere goduto deve essere visto sul grande schermo”.
Disco Boy, la cui colonna sonora è firmata dalla stella della musica elettronica Vitalic, è una coproduzione Francia/Italia/Belgio e uscirà al cinema il 9 marzo.
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