Geoffrey Rush: offerta irresistibile


BERLINO – The best offer è stato lungamente applaudito al Festival di Berlino alla proiezione ufficiale nel monumentale Friedrichstad Palast, con 1.700 persone entusiaste ad accogliere la storia del battitore d’aste Virgil Oldman inserita in Berlinale Special. Anche per Geoffrey Rush era la prima visione sul grande schermo. 
“L’avevo visto su un piccolo computer in condizioni di luce pessime – racconta l’attore australiano – stavolta ho potuto apprezzare il ritmo di Giuseppe ed è stato come ammirare un dipinto di Caravaggio”. Red carpet anche per gli altri interpreti, Sylvia Hoeks e Jim Sturgess, e per il compositore premio Oscar Ennio Morricone, applauditissimo.

 

Venduto in tutto il mondo, negli Usa sarà distribuito da IFG, arriverà anche in Cina, paese enorme che compra appena 30 film stranieri l’anno, in Germania uscirà il 21 marzo con la Warner. Sono in corso trattative con Gran Bretagna e Francia. Alla Paco Cinematografica sottolineano che il film, costato 14 mln €, è già rientrato dei costi. Solo nel nostro paese ha incassato 9 mln, del tutto in controtendenza in un momento drammatico per il botteghino. “Fino al 20 dicembre – riflette il regista di Baarìa – pensavamo che in Italia ci fosse spazio solo per i film comici, ma ora sappiamo che non è vero, c’è una fetta di pubblico che se gli dai qualcosa di diverso, risponde. Non so perché La migliore offerta stia andando così bene, ma penso che questo dovrebbe far riflettere i produttori: lo stato di salute di una cinematografia si misura dalla varietà dell’offerta. Se diamo un solo tipo di film, la gente alla fine si stanca come in un ristorante dove si mangia un solo piatto per quanto eccellente”.

 

Tornatore è giustamente rilassato e felice. I giornalisti stranieri al 90% amano il film, qualcuno gli ha fatto notare che “comincia a Vienna, patria di Freud, e finisce a Praga, patria di Kafka” e questa frase gli è proprio piaciuta. Poi rende bene l’atmosfera mitteleuropea. Convince l’intreccio di thriller e storia d’amore, fa riflettere l’ambiguo rapporto tra vero e falso, affascina il finale aperto dove non si sa se Virgil aspetti lei per vendetta o per amore. Un film italiano con attori tutti stranieri e recitato in inglese non è uno strano ibrido? “No, nemmeno ci si pensa, e poi onestamente questa storia non avrei potuto girarla che in questo modo, non c’è nessuna furbizia nella scelta”, spiega ancora Peppuccio. Che rimane per tutti, specialmente all’estero, il maestro di Nuovo Cinema Paradiso.

 

Di lui Rush dice: “Ha una grande attenzione ai dettagli e dopo poco che sei sul set ti rendi conto che ha il film molto chiaro in testa. Con lui mi sono sentito come un musicista che ha un direttore d’orchestra bravissimo di cui si può fidare. Ma è anche uno tosto, uno che, quando sbagli, non te lo manda a dire. Nel ruolo mi hanno paragonato ad Alec Guiness, invece noi ci siamo ispirati a Bob Hope e Ray Milland“.

 

Per lui incrociare sulla sua strada Virgil Oldman è stata la migliore offerta possibile. Nonostante le quattro nomination e l’Oscar vinto per Shine, lo considerano ancora un caratterista. “Uno a cui difficilmente propongono il ruolo principale, ma piuttosto quello dell’amico oppure di un pazzo. Così quando ho letto le prime pagine del copione, proprio come mi era successo con Shakespeare in love, ho capito immediatamente che dovevo dire di sì. Dopo Il discorso del re pensavo che la strada sarebbe stata in discesa, invece è arrivato questo ruolo, a 60 anni compiuti, un bel regalo”.

 

Prossimo impegno per lui sarà l’adattamento del romanzo dell’australiano Markus Zusak The Book Thief, ambientato nella Germania nazista che girerà proprio qui a Berlino con Emily Watson come partner. Mentre Tornatore non esclude di riprendere il sofferto progetto di un grande kolossal su Leningrado: “Ma mi sono dato un mese di tempo, se non ci saranno novità sostanziali, rinuncio”.  

autore
13 Febbraio 2013

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