“Gangor”, il dramma dietro il corsetto


“Certo in India è molto più facile distribuire un musical o una commedia, sarà complicato vendere Gangor“. Lo dice l’attrice Priyanka Bose sul film (passato in concorso per all’ultimo Festival di Roma) da lei interpretato e diretto da Italo Spinelli, in uscita l’11 marzo con Cinecittà Luce. Si tratta di una coproduzione italo-indiana nata da un accordo tra Bibi Film, Isaria Production e Nirvana Motion Pictures Ltd. su un argomento forte, quello della violenza sulle donne, che sarà anche al centro di un appuntamento  l’8 marzo alle ore 18 presso Fandango Incontro, a Roma, in via dei Prefetti 22. Oltre all’interprete, interverrà Piera degli Esposti, per leggere alcuni brani tratti dal libro ‘Dietro il corsetto’ della scrittrice Mahasweta Devi, che ha ispirato il film.

“A quanto pare – commenta l’AD di Cinecittà Luce Luciano Sovena facendo eco alle parole dell’attrice – la situazione in India, cinematograficamente parlando, non è tanto diversa da quella italiana. Anche qui vanno molto le commedie, e ne sono felice, ma diventa sempre più difficile distribuire i film di qualità. Noi stiamo facendo uno sforzo titanico. Non faccio vittimismo ma siamo in una situazione drammatica, ci hanno tagliato i fondi del 60%. Ma difenderemo il film per evitare che resti in sala solo pochi giorni. Lo merita la pellicola, lo merita il regista, lo merita anche il pubblico”.

Si parte con una serie di anteprime, sempre l’8 marzo, in occasione della festa delle donne. A Roma al cinema Quattro Fontane (ore 21), a Milano all’Anteo (ore 20), a Bologna alla sala Lumière (ore 20,30), a Torino al Cinema Massimo (ore 21), a Napoli al Modernissimo (ore 20,30), a Padova al Cinema Astra (ore 21), a Genova al Cinema City (ore 21,15).

In India, il film è a rischio censura per alcune scene di nudo della bella protagonista. “Ma dato che il seno di Gangor è centrale nello sviluppo della storia – dice ancora Priyanka Bose – non avrebbe senso mandarlo nelle sale tagliato. Certo per Italo è stato un rischio e anch’io all’inizio mi chiedevo dove sarebbe arrivata la mia carriera dopo aver interpretato questa parte. Se avrei poi potuto fare film di quelli che in India sono considerati ‘normali’ o se sarei stata relegata in un ruolo soltanto. Ma poi, dato che la storia scava a fondo nelle radici rurali del nostro paese, mi sono forzata a lasciare alle spalle tutte le preoccupazioni, perché altrimenti per me, cresciuta in città, non sarebbe stato possibile entrare in parte. Il cinema indiano è genericamente castigato, a Bollywood si fa l’amore con i vestiti addosso. Ma l’aspetto sensuale non manca del tutto, le donne si muovono in maniera suadente, e si girano grandi scene di baci. E comunque l’India anche cinematograficamente sta crescendo molto. Già negli anni ’80 e ’90 uscivano, per quanto raramente, film che trattavano di tematiche scabrose o inusuali, e ora a studiare cinema in India ci vengono dagli USA, dall’Inghilterra… Bombay è un centro culturale vivissimo e brulicante. E le frontiere sono aperte: come dimostra l’esempio di Italo, siamo ben contenti di ospitare registi stranieri per condividere con loro il talento”.

Dal canto suo, il regista, che di India è esperto per la sua esperienza di documentarista nonché di fondatore del festival Asiatica, chiarisce, riguardo a Gangor, che “non si tratta della classica storia in cui un italiano scopre l’india. E’ una storia specificamente indiana, con personaggi indiani. Nel seguire la vicenda umana del reporter Upin (l’attore Adil Hussain), che nel buon intento di aiutare le donne indiane pubblica in prima pagina una foto di Gangor che allatta il suo pargolo, cambiandole drammaticamente l’esistenza, riflettiamo sugli effetti della globalizzazione e dell’incontro/scontro tra cultura rurale e cultura cittadina. Ed è un effetto distruttivo. Gangor compare sul giornale per rappresentare la bellezza delle donne indiane, da preservare, e finisce invece distrutta, come del resto lo stesso Upin, martoriato dai suoi sensi di colpa. Per questo abbiamo deciso di non usare una vera “donna rurale” ma di avvalerci dell’apporto di un’attrice: avremmo rischiato di ripercorrere il dramma di Upin e Gangor. Ma con il governo indiano non c’è stato alcun problema: hanno approvato il progetto tranquillamente e sono stati felici che un regista italiano raccontasse una storia indiana. Del resto la scrittrice Mahasweta Devi da quelle parti è riconosciuta e rispettata. L’ho conosciuta – racconta poi il regista -invitandola proprio al festival Asiatica, e parlando è venuta fuori l’idea di trarre un film dal suo racconto. Lei si è dimostrata subito entusiasta e disponibile a cedere i diritti e tutto ciò che serviva. Poi pian piano, sviluppando la sceneggiatura, dal suo racconto breve sono nate nuove sfumature e nuovi personaggi. Un grosso apporto lo ha dato la fotografia di Marco Onorato, che ha saputo rendere i colori dell’India autentica. Non avevo intenti documentaristici stavolta, ma volevo comunque restare attinente alla realtà. Per il resto il film è stato realizzato con una troupe mista, italiana e indiana, un innamoramento tra culture”.

Il titolo ‘Dietro il corsetto’ (Choli ke Pichhe) si rifà a una popolare canzone di un film bollywoodiano: il “choli” è l’indumento indossato dalle tribali, il corsetto, che copre la parte media del tronco e lascia scoperta la pancia. Milioni di indiani l’hanno cantata e ballata. Nel film viene cantata alla protagonista, colpevolizzata per aver “posato” a seno nudo su un giornale denunciando involontariamente la condizione delle donne rurali, con tono spregiativo, per darle della prostituta.

 

“L’India è un paese enorme – racconta Spinelli – anche a livello di popolazione: parliamo di un miliardo e 300 milioni di abitanti. Ci sono tantissimi dialetti e, come si vede nel film, a volte non si capiscono tra di loro. E’ chiaramente un paese contraddittorio: dallo stesso complesso culturale che ha creato il kamasutra, mettendo l’amore e la bellezza in diretta relazione con la religione e la filosofia, arrivano anche espressioni estreme di bigottismo e fondamentalismo”. Che lasciano il segno. La scena che svela finalmente cosa ci sia “dietro il corsetto” di Gangor è una delle più scioccanti e drammatiche ed è destinata a restare impressa.

 

autore
04 Marzo 2011

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