Film intimo ed intimista, Agua e sal di Teresa Villaverde fa già parlare al Lido. A far discutere è soprattutto la sua protagonista, Galatea Ranzi che, con grazia e intensità, mette in scena la storia di una donna portoghese e della sua bambina ambientata sulle rive dell’Oceano portoghese.
Come è avvenuto l’incontro con Teresa Villaverde?
L’ho conosciuta alcuni mesi prima che lei mi proponesse questo ruolo. Il nostro incontro è avvenuto grazie a Tonino De Bernardi, il regista con cui ho fatto Appassionate. Teresa è venuta a vedermi a teatro, poi ho visto i suoi lavori al Festival di Siracusa e mi piacque moltissimo. Os mutantes è una pellicola che mi ha colpito molto, che per settimane mi sono portata dentro. Comunque il nostro avvicinamento è stato graduale, molto ponderato. Mi ha raccontato il film, poi mi ha dato la sceneggiatura. E alla fine mi ha chiesto se volevo essere io la protagonista. Sono molto contenta di averlo fatto.
Nel film non reciti con la tua voce ma sei stata doppiata perchè la protagonista è portoghese. Questo ti ha portato a lavorare in modo differente dal solito?
Non ho affrontato il ruolo in modo diverso dal solito. Mentre si girava parlavo un pò in italiano e un pò in portoghese. Ad un certo punto, quando ho incominciato a capire la lingua ho anche recitato alcune battute, soprattutto per poter dialogare meglio con i colleghi portoghesi. Quindi imparavo il testo in portoghese. Ma non c’è stato un lavoro particolare per il gesto a scapito della lingua.
Il film ha molti riferimenti autobiografici. Ti sei trovata a dover interpretare un ruolo che in parte appartiene alla persona che sta dall’altra parte della macchina da presa. Questo ti ha in qualche modo limitato?
Guarda, si parla spesso di autobiografismo, ma io non l’ho mai avvertito così tanto, né leggendo la sceneggiatura né tanto meno girando. Chiaramente ci sono degli elementi di vicinanza tra il personaggio e Teresa, tra le vicende del film ed alcune vicende personali, ma non è l’aspetto fondamentale del lavoro. Lei non mi ha mai diretto verso l’autobiografismo e ho sempre avuto la totale sensazione di interpretare un personaggio inventato.
Quindi sei stata libera nell’elaborare il personaggio di Ana?
Si. Assolutamente.
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