E’ polemica, come era facilmente prevedibile, sul taglio al Fus. Il ministro Lorenzo Ornaghi, responsabile dei Beni Culturali, ha presentato alla Consulta una cifra complessiva di stanziamento del Fondo unico per lo Spettacolo, il finanziamento che lo Stato dà al settore, pari a 389,8 milioni per il 2013. Nel 2012 erano 411, 414 nel 2010, addirittura 527 nel 2001. Si parlava già di qualche ritocco in negativo (7 milioni) ma non ci si aspettava un taglio tanto consistente (20 milioni) che riduce moltissimo l’investimento statale nel settore. I nuovi tagli, spiegano dal ministero, sono una conseguenza delle misure di spending review e della recente sentenza della Corte Costituzionale che ha ordinato il reintegro dei tagli agli stipendi dei dirigenti.
Resta così fissato che, come sempre, il 47% va alle Fondazioni Liriche (che per effetto del taglio si divideranno 10,1 milioni di euro in meno). Il cinema vedrà il 18,59% (72 milioni, quattro in meno rispetto all’anno scorso) e i teatri 16,4% con 3,4 milioni di euro in meno. Alla musica andrà il 14,10%.
Negative ovviamente le reazioni del settore. I rappresentanti Agis componenti della Consulta dello Spettacolo, riunitasi presso il MiBAC, hanno manifestato al ministro Ornaghi la loro forte contrarietà all’ulteriore taglio subito dal Fondo unico per lo Spettacolo, passato dai 411 milioni del 2012 ai 390 del 2013, addirittura 7 in meno rispetto alle previsioni.
“Con l’assenza di risorse – hanno affermato i rappresentanti Agis – si mette in discussione l’attività di molte imprese e dei loro lavoratori. Lo spettacolo, inascoltato, richiede da anni un serio rifinanziamento del Fus, indispensabile per riformare tutto il settore con leggi e regole incisive che possano finalmente semplificare i rapporti con la pubblica amministrazione e facilitino la capacità gestionale delle imprese”.
“A fronte della dichiarata volontà politica espressa dal ministro Ornaghi di rinviare a data successiva all’insediamento del nuovo governo le assegnazioni di contributi e le anticipazioni alle imprese di spettacolo – si legge in una nota – i rappresentanti Agis hanno accettato a maggioranza la proposta amministrativa di riparto del Fus per consentire gli interventi per il corrente esercizio.
Permane forte preoccupazione e allarme nel settore dello spettacolo e l’Agis chiede a questo punto che i candidati alle prossime elezioni si esprimano, con proposte da mantenere, sui finanziamenti e sul sostegno alla cultura e allo spettacolo”.
In una nota successiva, l’Agis sottolinea che è “fondamentale il reintegro e l’aumento del Fus. Questa è la posizione che l’Agis ribadisce, unitamente alla richiesta di reintegrare la pur minima percentuale storica della quota Fus riservata al circo e allo spettacolo viaggiante. Viene confermata l’urgenza della richiesta ai candidati premier di integrazione e consolidamento delle risorse destinate allo spettacolo per la sua rilevanza culturale ed economica come parte non secondaria dell’industria culturale del Paese e per la propria funzione di aggregazione e di elemento di vitalità del tessuto sociale”.
Anche i sindacati hanno espreso parere negativo. La Cgil del settore ha diramato un comunicato con la firma di Silvano Conti, coordinatore nazionale produzione culturale Slc Cgil: “Il finanziamento statale così ridotto si somma a una riduzione generalizzata delle risorse pubbliche decentrate destinate al settore (Regioni, Province e Comuni) – si legge nella nota – Il Ministro nella sua introduzione ha toccato temi che lascerà come promemoria sia alla Commissione Cultura Camera-Senato che al prossimo Ministro del Dicastero: Fondazioni Lirico Sinfoniche, Testo Unico Legge Spettacolo dal Vivo, Decreti concernenti la fiscalità e le quote dei broadcasters sulla produzione nel settore Cinema. Ho espresso la netta contrarietà allo Schema di Regolamento riguardante le Fondazioni Lirico Sinfoniche definendo l’operazione ‘la via corta di una selezione darwiniana delle Fondazioni’ senza nessun profilo riformatore, auspicando di converso che nella prossima Legislatura si riprenda con vere riforme di sistema a partire dallo spettacolo dal vivo in cui inserire organicamente il segmento delle Fondazioni. Ho espresso parere positivo sul Decreto giacente in VII Commissione Senato in merito alle quote dei broadcasters da destinarsi alla produzione cinematografica. Inoltre, essendo la copertura del tax credit per il Settore in vigore per tutto il 2013, ho evidenziato la necessità nella prossima legislatura di rendere il provvedimento strutturale e contestualmente la necessità che, già da lunedì, il Ministro firmi il decreto in merito alla definizione societaria di Istituto Luce Cinecittà . Il giudizio quasi unanime di tutte le articolazioni della Consulta (Sindacati, Associazioni Datoriali, Associazioni di Categoria, eccetera) è stato pesantemente negativo sia sulla riduzione delle risorse che sui provvedimenti non adottati per il settore – conclude Conti – e solo il forte senso di responsabilità, rispetto alla fattiva ripartizione delle risorse, ha indotto a votare in termini deliberanti.”
Dure anche le critiche dei giornalisti e dei critici cinematografici: “Pur avendone approvato la ripartizione proposta dal Ministro Ornaghi in sede di Consulta per lo Spettacolo, per evidente senso di responsabilità nei confronti delle altre categorie – affermano SNGCI e SNCCI in un comunicato – la riduzione del Fondo è inaccettabile: non garantisce, infatti, né quello sviluppo industriale del settore solo pochi mesi fa auspicato dal Ministro, ma neanche quel reale sostegno istituzionale che permetterebbe alle attività cinematografiche di poter contare, per esempio, su una normativa antipirateria da anni attesa. Di fronte al secco ridimensionamento delle risorse preoccupa ancora una volta l’assenza della politica, tanto più grave in un momento di precarietà istituzionale segnato dal cambio di governo. E’ in gioco il futuro di un settore che vanta una storia gloriosa nel nostro Paese ma, soprattutto, ancora una volta si considera la Cultura come uno spreco, non una risorsa alla quale dedicare, con un adeguato sostegno pubblico, la normativa di uno stabile quadro legislativo”.
Al coro di proteste si aggiunge anche l’ANICA, che “manifesta il proprio sconcerto per il taglio improvviso e netto di 20 milioni di euro della dotazione del Fondo Unico per lo Spettacolo. Il taglio coinvolge anche altri ministeri, ma è esemplare il fatto che si continui a colpire comunque un settore, come quello della cultura e dello spettacolo, già falcidiato dalle continue riduzioni dell’investimento pubblico.
Per quanto riguarda l’industria cinematografica, che da tempo ha visto progressivamente impoverirsi l’apporto delle risorse pubbliche alla produzione, questo taglio rischia seriamente di bloccare definitivamente l’attività delle Commissioni, che già lavorano su risorse insufficienti.
Per questo motivo l’ANICA chiede il reintegro immediato della quota tagliata. L’industria cinematografica ritiene che questo sia l’ennesimo segnale di una politica cieca nei confronti della Cultura in generale e della sua capacità produttiva, che invece dovrebbe essere assunta come perno fondamentale per il rilancio dell’economia nazionale. Sarà dovere dell’ANICA continuare la battaglia, insieme a tutte le altre associazioni del settore, perché queste istanze siano recepite dal Governo che verrà”.
Per Massimo Monaci, presidente AGIS Lazio “dopo aver segnalato la mancanza di politiche culturali sostanziali da parte degli Enti Locali, questa notizia innalza ancora di più il rischio di chiusura per molte delle strutture e compagnie, anche le più importanti, che agiscono sul territorio di Roma e Lazio. Ancora una volta, la politica parla bene di investimenti nella Cultura e nello Spettacolo come attività e impresa produttiva centrale in un piano di rilancio della crescita economica del Paese, ma poi agisce malissimo dando fondo alle oramai misere risorse del FUS. Evidenziamo nella scelta di fare questo taglio non solo la mancanza di lungimiranza e di visione, ma anche la volontà politica di uccidere un settore che sarebbe cruciale per la ripresa anche economica del Paese.”
Per il responsabile politiche culturali Arci Carlo Testini si tratta di “una pessima notizia che va ad aggiungersi ai tagli agli enti locali… Un paese come il nostro, che ha un patrimonio culturale e artistico di straordinaria importanza, non può permettersi politiche miopi che, anziché fare di questo patrimonio uno strumento di traino per la ripresa e per uno sviluppo qualitativamente diverso, si limitano a mortificarlo sottovalutandone le potenzialità.
Noi crediamo che dalla crisi economica si esca anche con più investimenti nella cultura, nell’arte, nella formazione, nella conoscenza”.
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