La metamorfosi di un uomo ultracinquantenne (interpretato da un intenso Toni Garrani) dopo aver perso il lavoro, tra rabbia, depressione, e ricerca di un capro espiatorio. E’ quanto racconta Fuorigioco, il film indipendente, opera prima di Carlo Benso (già aiuto regista e autore teatrale) in sala dal 3 giugno con Stemo Production. ”Film come questi sono importanti perché favoriscono il dibattito su un tema che spesso si preferisce ignorare – dice Walter Deitinger dell’Atdal (Associazione nazionale per la tutela dei diritti dei lavoratori over 40) -. Si parla di uno di quegli ‘invisibili’, circa un milione, un milione e mezzo in Italia, che riappaiono a volte nei casi della cronaca nera, tra suicidi e gesti folli”.
Il film, girato con circa 30 mila euro in cinque settimane ”è ideato come un monologo, un discorso interiore, la cronaca di una trasformazione in una sorta di scarafaggio nei confronti della vita. Ho pensato a La Metamorfosi di Kafka, che cito anche nel nome del protagonista, Gregorio Samsa – spiega il regista -. Mi sono chiesto cosa rimanga a un uomo che perde il lavoro. C’è chi riesce a reinventarsi, come fanno alcuni degli amici di Gregorio, ma io volevo raccontare un uomo che non ce la fa, che deve affrontare il suo fallimento. Una reazione anche frutto della mentalità maschilista occidentale, dove prima della persona viene il ruolo”.
Un’avventura cinematografica ”realizzata con grande passione e pochi mezzi. Non è giusto che per affrontare temi come questo non si trovino più risorse, più attenzione”. La quotidianità del silenzio e di lunghe giornate con poco da fare, diventano sempre più pesanti per Gregorio, ex dirigente di una società, che non si rassegna al proprio licenziamento. La situazione economica solida e l’affetto della moglie (Crescenza Guarnieri) che ancora lavora, non l’aiutano. La tentazione rappresentata da una giovane donna che vive nell’appartamento di fronte e una pistola, trovata nella casa dei genitori, fanno precipitare la situazione… ”Questo è un film che nasce nel quartiere romano di Testaccio – spiega Toni Garrani -. Spesso con Carlo ci incontravamo al bar, lui disoccupato da regista e io da attore.Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito la nostra crisi reciproca. Per lui essere stato messo da parte, non essere più definito dai suoi biglietti da visita, dal suo ruolo, è insopportabile. Chi vive queste situazioni trova uno sfogo spesso nella nevrosi, individuando un capro espiatorio. Ed è quello che sta succedendo in Italia, come dimostra la rabbia di tanti verso chi arriva sui barconi”. Film come Fuorigioco, e prima anche Giorni e nuvole e Gli equilibristi ”sono delle operazioni chirurgiche dove le mani dei registi vanno a toccare organi vitali – conclude Deitinger -. Il mercato del lavoro italiano è fortemente discriminatorio. Non ci dovrebbero essere limiti d’età ma nei fatti ci sono”.
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