Non un instant movie ma una storia che senza rinunciare all’attualità vada in profondità in una vicenda dai molti punti ancora oscuri. Il rapimento di Giuliana Sgrena sta per diventare un film, prodotto da Lionello Cerri con partner francesi e forse contributi svizzeri e tedeschi, scritto dalla giornalista del manifesto insieme al compagno Pier Scolari e al regista Enzo Monteleone. Una storia internazionale che ha suscitato grande interesse a Cannes, come ha rivelato il produttore nell’ambito delle Giornate professionali, e che aveva solleticato anche gli americani, ma sarebbero state troppe le pressioni. Sono due, infatti, a tutt’oggi, le versioni ufficiali di una liberazione culminata purtroppo con l’uccisione dell’agente dei servizi Nicola Calipari. “Un uomo che mi ha stupito per la sua normalità – racconta Pier Scolari – un servitore dello Stato, come si sarebbe detto una volta, non una spia con gli occhiali scuri o l’artefice di trame segrete”.
Del resto Fuoco amico – questo il titolo – non sarà un film d’azione, ma “un ulteriore approfondimento del mio lavoro giornalistico”, spiega Giuliana, che sta lavorando anche a un libro per Feltrinelli. L’idea di una versione cinema è venuta anzi proprio a Monteleone, stimato sceneggiatore passato alla regia con titoli come La vera vita di Antonio H., Ormai è fatta e il bellico El Alamein: “La vicenda mi aveva colpito e sconvolto innanzitutto come uomo, perché mi identificavo in Pier, quindi come cittadino perché la collegavo a questa guerra in cui siamo coinvolti da anni. Fuoco amico è un ossimoro dietro cui si nasconde una tragica realtà: il 50% delle perdite Usa sono provocate non dagli iracheni, ma dall’esercito americano… ma i paradossi sono anche altri, c’è una donna che viene rapita proprio dalle persone che cerca di aiutare con il suo lavoro di giornalista”.
Su questo la stessa Sgrena si interroga ancora: “Ero contraria alla guerra e in quei 28 giorni di prigionia mi sono sentita ostaggio anche delle mie convinzioni. C’è stato uno scontro quotidiano con i miei carcerieri, uomini islamici, che si trovavano a confrontarsi con una donna occidentale. Ci siamo osservati e studiati a vicenda”. Il film, che non ha ancora un cast, si concentrerà dunque proprio su questo incontro/scontro fra culture. Mentre l’Italia – dice ancora Scolari – apparirà sullo sfondo, probabilmente attraverso la televisione, con materiali di repertorio: “Totti che indossa la maglietta, lo striscione sul Campidoglio”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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