Freud e il cinema: una storia di amore e odio

In occasione dell'uscita di 'Freud - l'ultima analisi', con il premio Oscar Anthony Hopkins, ecco 10 capolavori psicoanalitici del Cinema: da Hitchcock a Scorsese


In questi giorni, le sale cinematografiche italiane ospitano Freud – L’ultima analisi, il nuovo film con Anthony Hopkins nei panni del celebre psicoanalista Sigmund Freud. La pellicola, diretta da Matt Brown, offre un’occasione per riflettere sull’influenza della psicoanalisi nel mondo del cinema.

Vade retro cinema

Partiamo dal fatto  che Sigmund Freud era scettico riguardo al cinema come mezzo per comunicare idee psicoanalitiche, arrivando perfino a disprezzarla come forma d’arte. Nel 1925, il magnate di Hollywood Samuel Goldwyn si recò personalmente a Vienna per offrirgli 100.000 dollari come consulenza per un film muto su grandi storie d’amore della storia. Freud non solo rifiutò l’offerta, ma si negò persino a un incontro. Per lui, Hollywood rappresentava gli eccessi di una cultura consumistica americana lontana dai valori intellettuali europei.

Anche una proposta più vicina alla sua sensibilità, proveniente dal regista austriaco G.W. Pabst, fu respinta. Pabst voleva realizzare un film ispirato alle teorie psicoanalitiche, ma Freud non acconsentì a collaborare. Furono invece i suoi stretti collaboratori: Karl Abraham e Hanns Sachs a contribuire al progetto, che prese vita con il titolo Secrets of a Soul (1926), un dramma muto tedesco che affrontava i temi del trauma, dei sogni e della psicoanalisi.

Il film racconta la storia di un professore tormentato da incubi e paranoie omicide nei confronti della moglie, il quale si rivolge a un analista per trovare risposte. Le sequenze oniriche del film rappresentano una pietra miliare, combinando elementi del cinema espressionista tedesco con tecniche innovative come la sovrapposizione multipla e l’animazione a passo uno. Secrets of a Soul dimostrò come il cinema, con il suo linguaggio visivo unico, fosse uno strumento potente per esplorare l’inconscio, nonostante le riserve di Freud.

La passione di Huston

Il suo scetticismo non è servito  ad arginare l’influenza delle sue teorie sul linguaggio cinematografico, trasformandolo in uno strumento ideale per esplorare i segreti della mente umana. Le idee del padre della psicoanalisi sull’inconscio, i sogni e i conflitti repressi hanno fornito ai registi un universo di idee visive e narrative che, da oltre un secolo, arricchiscono la settima arte.

Un esempio significativo è il biopic del 1962 di John HustonFreud – Passione segreta, che affronta l’ambiziosa sfida di tradurre in immagini il complesso linguaggio psicoanalitico.

I membri della famiglia di Freud, tra cui la figlia Anna, celebre psicoanalista, si opposero al film e cercarono di bloccarlo legalmente. La sceneggiatura di Freud era stata scritta da Jean-Paul Sartre, ma il filosofo francese chiese che il suo nome fosse rimosso dai titoli di coda dopo che il copione delle riprese fu drasticamente ridotto rispetto alle otto ore previste.

Molte discussioni critiche sul film si sono concentrate su questa collaborazione fallita tra Huston e Sartre, o sulle difficoltà del regista a lavorare con l’attore problematico Montgomery Clift, che interpretava Freud. Ciò ha trascurato le significative innovazioni cinematografiche apportate dai registi, secondo le parole di Huston, per tradurre “il complesso linguaggio psichiatrico” della psicoanalisi freudiana “in immagini visive”.

Questo film, però, rappresenta solo un tassello di un percorso ben più ampio: già dalle origini del cinema, la psicoanalisi ha ispirato sperimentazioni nel montaggio, nelle tecniche visive e nelle narrazioni, fornendo nuovi modi per rappresentare il lato nascosto della mente.

10 Capolavori Psicoanalitici del Cinema

Il cinema e la psicoanalisi condividono infatti un legame intrinseco: entrambi cercano di svelare ciò che si cela sotto la superficie, rendendo visibile l’invisibile. Registi come Alfred Hitchcock, Ingmar Bergman e David Lynch hanno costruito interi universi narrativi ispirandosi ai principi della psicoanalisi, utilizzando il linguaggio visivo per rappresentare i sogni, i traumi e i desideri nascosti.

Ecco una selezione di film che riflettono profondamente il legame tra cinema e psicoanalisi:

Spellbound – Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock

Questo thriller psicologico, realizzato in collaborazione con Salvador Dalí, esplora i meccanismi dell’inconscio attraverso il tema dell’amnesia e dei sogni. La famosa sequenza onirica, disegnata da Dalí, è un chiaro riferimento all’interpretazione dei sogni freudiana. Il film analizza il ruolo del trauma represso nella formazione dell’identità.

Persona (1966) di Ingmar Bergman

Un’opera d’arte che si addentra nell’identità e nell’alienazione. Il film racconta la relazione tra un’attrice muta e la sua infermiera, esplorando il confine labile tra sé e l’altro. Persona affronta temi come il senso di colpa, l’identità frammentata e l’inconscio collettivo.

Solaris (1972) di Andrei Tarkovsky

Questo capolavoro della fantascienza psicologica affronta il tema della memoria e del senso di colpa. Quando gli astronauti in orbita attorno al pianeta Solaris iniziano a confrontarsi con apparizioni di persone amate ormai defunte, il film esplora la natura del subconscio e il modo in cui i ricordi si intrecciano con i traumi irrisolti. Tarkovsky utilizza il silenzio e l’estetica per evocare un senso di introspezione profonda.

Don’t Look Now – A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973) di Nicolas Roeg

Un thriller psicologico in cui il lutto e il senso di colpa dominano la mente dei protagonisti. Ambientato in una Venezia oscura e labirintica, il film utilizza un montaggio ellittico e simboli visivi per rappresentare la repressione emotiva e la paura dell’ignoto. La narrativa onirica evoca un’inquietudine profonda, in linea con le teorie psicoanalitiche.

Eyes Wide Shut (1999) di Stanley Kubrick

Questo film affronta i desideri sessuali repressi, il matrimonio e il subconscio. La narrazione, onirica e densa di simboli, riflette il concetto freudiano di pulsioni e conflitti.

Fight Club (1999) di David Fincher

Un’esplorazione della scissione dell’identità e del rapporto tra aggressività e alienazione. Il protagonista, un uomo insoddisfatto dalla società consumistica, crea un alter ego per soddisfare i suoi impulsi repressi. Il film affronta temi come l’auto-distruzione, l’inconscio e il bisogno di ritrovare un senso di sé.

Black Swan (2010) di Darren Aronofsky

La psicoanalisi lacaniana trova espressione in questa storia di ossessione e dualità. Nina, la protagonista, è consumata dal desiderio di perfezione e dal conflitto tra il “sé ideale” e il “sé reale”. Il film utilizza simboli e immagini per esplorare la discesa nella psicosi.

Mulholland Drive (2001) di David Lynch

Questo film è un vero e proprio viaggio nell’inconscio. Lynch gioca con il sogno e la realtà, confondendo i confini tra i due. Il film può essere interpretato come una rappresentazione dei desideri repressi, delle ansie e delle colpe della protagonista.

The Master (2012) di Paul Thomas Anderson

Questo film esplora la relazione tra un leader carismatico di un movimento pseudo-religioso e un reduce di guerra emotivamente instabile. La narrazione scava profondamente nei traumi repressi e nei bisogni psicologici dei personaggi, toccando temi di dipendenza, autorità e guarigione.

Shutter Island (2010) di Martin Scorsese

Un’indagine psicologica che ruota intorno alla mente del protagonista. Scorsese esplora i meccanismi di difesa psichica, come la negazione e la dissociazione, per raccontare una storia di trauma e rimozione.

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30 Novembre 2024

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