TORINO. Pentito di aver partecipato a questo film? “Non mi pento mai di quel che faccio, se non mi pento mi dissocio”, risponde Franco Battiato e a chi gli chiede come si è sentito rivedendosi in Temporary Road replica “l’artista deve dare e non ricevere emozioni”. Il film, sottotitolo (Una) Vita di Franco Battiato e passato a Festa Mobile,è realizzato da Giuseppe Pollicelli e Mario Tani e per ora si vedrà un solo giorno in sala, l’11 dicembre.
‘Temporary Road’ sono così chiamate le strade inglesi che sostituiscono temporaneamente quelle che vengono riparate, spiega il musicista. “Nel titolo e nel sottotitolo si fa riferimento – aggiunge il regista Pollicelli – a un’idea di transizione, passaggio, impermanenza, un concetto cardine della sua poetica. E quell’articolo indeterminativo tra parentesi richiama la reincarnazione”.
Per la prima volta questo documentario offre un ritratto approfondito e completo dell’artista siciliano e ripercorre le tappe della sua lunga carriera, cominciata nei primi anni ’70, in cui la ricerca musicale s’intreccia con la tensione spirituale e l’introspezione. E’ lo stesso cantautore a raccontare in una lunga conversazione il suo viaggio creativo ed esistenziale.
La testimonianza è inframmezzata dai dietro le quinte di vari concerti, da riprese che documentano la registrazione dell’ultimo album in studio e i momenti suggestivi di Apriti Sesamo Tour.
Il film nasce a Milano nel 2009 quando Pollicelli, dopo aver intervistato il cantautore, gli propone un documentario su di lui che accetta senza esitazioni. ”La sua presenza, come ho scritto sul quotidiano ‘Libero’, è stata fondamentale, non avendo alcun appoggio finanziario”.
Le riprese sono durate dal luglio 2012 all’aprile 2013. “Volevamo materiale inedito, in particolare i dietro le quinte per avere quel quid in più. Perciò il progetto è andato a rilento, non trascurando la qualità artistica e tecnica del documentario girato in 4K”, spiega ancora Tani.
Battiato è soddisfatto del risultato finale e individua il cuore del film più che nella parte musicale in quella della lunga intervista. Così come gli piace quella scena in cui dipinge “che restituisce la mia vita dentro la casa”.
In attesa di realizzare presto il suo nuovo film G.F. Händel, il cantautore dal 6 dicembre porterà in tour il suo nuovo spettacolo ‘Diwan’.
Rivela inoltre che gli è stato commissionato un documentario sulla morte. “Dovrò intervistare il gotha dei monaci tibetani di Kathmandu. Nel frattempo ho provato a coinvolgere in questo lavoro il mio amico Alejandro Jodorowsky il quale ironico mi ha detto ‘intervistami quando sono morto’ ”.
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