Francesco Formichetti: “Sul set con Olmi, esigente e perfezionista”

L'attore è l'interprete, accanto a Claudio Santamaria e Alessandro Sperduti di 'Torneranno i prati', film sulla Grande Guerra in sala dal 6 novembre


Contro la guerra senza se e senza ma, Torneranno i prati di Ermanno Olmi è una dichiarazione di pace a cent’anni dalla Grande Guerra, che racchiude pensieri e parole di gente semplice che quel conflitto l’ha combattuto, subìto e vissuto. Un modo per non dimenticare specie ora che i sopravvissuti di quel periodo sono tutti scomparsi.
Altopiano di Asiago, ultimi scontri del 1917. Torneranno i prati si svolge in una sola nottata, quasi tutto in una trincea dove arriva l’ordine di spiare un avamposto austriaco. La missione è una sentenza di morte per chi la compirà. Lo intuisce subito il capitano di stanza nella trincea che pur di proteggere i propri uomini decide di disobbedire agli ordini.

Quell’uomo coraggioso è Francesco Formichetti, nuovo volto del cinema italiano con un carattere umile e determinato: le stesse caratteristiche che Olmi ricercava per il personaggio. Una lunga lista di cortometraggi e qualche spettacolo teatrale alle spalle, Formichetti fece parlare di sé un paio di anni fa vincendo un concorso per attori con un provino sulla Sla che impressionò la giuria composta da Bellocchio, Archibugi e Rubini, convinta fino all’ultimo che fosse davvero malato.
Ora è al suo primo ruolo da coprotagonista, che condivide nel film con Alessandro Sperduti e Claudio Santamaria (con cui ha già girato anche Lo chiamavano Jeeg Robot), e vive i giorni prima dell’uscita, in sala dal 6 novembre con 01, in un misto di eccitazione e fierezza per il lavoro svolto al fianco del maestro, ma anche titubanza per il futuro, consapevole che Olmi può essere un formidabile trampolino per la sua carriera. CinecittàNews l’ha voluto conoscere prima dell’incontro stampa.  

Senza svelare troppo del film, quali sono le motivazioni che spingono il suo personaggio ad opporsi agli ordini?
Dopo aver ricevuto le direttive e consultato le mappe al capitano sarà chiaro che per passare e posizionarsi nei luoghi da dove tenere sotto osservazione la trincea nemica i suoi soldati saranno mandati al macello. Per lui quei ragazzi sono la sua famiglia ed è inaccettabile mandarli a morte solo perché dei superiori chiusi nelle loro tende, al caldo e lontani dai luoghi in cui si combatte, decidono di giocare con le vite di chi si sta battendo. Per questo si rifiuta di obbedire mettendo a repentaglio la propria vita, ma come ha detto Olmi quando “la disobbedienza è fatta a un ordine criminale allora diventa un atto eroico”.

Prendere parte a questo progetto l’ha aiutata a scoprire qualcosa in più sul periodo? Qualcosa che non è necessariamente nei libri di storia?
Almeno un paio. La prima è che i Savoia e i comandanti come il generale Cadorna hanno fatto delle cose assurde e stupide che si potevano tranquillamente evitare: hanno messo spesso a repentaglio le vite di molti per seguire i loro scopi. L’altra è che tra i soldati al fronte c’era molta umanità, anche tra nemici. Le trincee erano distanti solo 10-15metri e spesso, quando non c’erano in giro superiori, si scambiavano doni. Gli italiani avevano più acqua e cibo, gli austriaci tabacco: s’incontravano a metà strada e si dividevano queste cose.

Come è stato lavorare al film e cosa rappresenta per lei?
Soprattutto un’esperienza di vita.Torneranno i prati non assomiglia a nessun altro film di guerra fatto prima: c’è molta verità, realismo. Olmi ha voluto metterci dentro le parole dei contadini, della gente umile che quei fatti si è trovata a viverli. Ci sono frasi che lui aveva sentito da suo padre, soldato in quel conflitto, ma anche testimonianze prese da diari e memorie che vanno diritte alla coscienza degli spettatori. L’obiettivo è non dimenticare il sacrificio compiuto da quelle persone, stiamo facendo qualcosa per far ricordare e anche per lanciare un grido di allarme. Olmi ci ha detto “vi garantisco che abbiamo fatto un film utile” e io ci credo.

In che modo si è preparato al ruolo?
Ristudiando la Prima guerra mondiale concentrandomi sui fatti di Asiago, e studiando i gradi dell’esercito. Olmi è molto esigente e sul set mi è venuta presto l’ansia di non essere in grado di fare quello che lui si aspettava. Con lui la preparazione classica al personaggio la devi mettere da parte: si vive al momento senza fare prove, senza avere modo di ripetere le battute con i colleghi. Subito prima della scena ti spiega quello che sta per accadere e poi dà il ciak. La scena si ripete fino alla morte, fino a che non ti vede davvero concentrato: quello è il momento in cui viene fuori la verità interpretativa senza orpelli.

Quindi è vera la fama di Olmi perfezionista?
Altroché. C’è stata una scena particolarmente importante e difficile, quella in cui io e Claudio Santamaria consultiamo le mappe per capire dove dovremmo far passare i soldati. Erano le 23 e dopo l’ennesimo ciak non riuscito Olmi è venuto fino da noi per dirci chiaramente che si rimaneva là fino all’alba finché non era soddisfatto.

E come è finita?
Eravamo stanchi, infreddoliti e con gli occhi indolenziti perché costretti a portare delle lenti speciali per dare all’occhio l’effetto dell’arrossamento. Ci siamo guardati in faccia e a turno siamo andati a parlare da lui per capire cosa sbagliavamo. Io sono scoppiato a piangere e lui mi ha detto: “Tu il capitano ce l’hai dentro: continua a far parlare il tuo cuore e prosegui verso questa strada di dolore e rassegnazione dignitosa”.

Un bel temperamento a dispetto di un’immagine pacata e seriosa.
Se c’è da incavolarsi lo fa. E’ tutto passato sotto al suo occhio vigile dalla scelta dei figuranti, al divieto tassativo di farci dare scaldini per piedi e mani dalle costumiste. Voleva un film con performance all’altezza, non da fiction di bassa lega. Sul set diceva “Dobbiamo dare alla gente abituata al pane cattivo, pane buono, quindi ora facciamo riabituare il loro palato: di nuovo via, si gira”. E’ totalmente contrario ai prodotti da banco, come li chiamo io, per cinema e tv. Ed è un bene.

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29 Ottobre 2014

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