Dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana (2011), ma anche Sora Cecioni. Premio David di Donatello Speciale (2020), ma anche Signorina Snob. Medaglia d’oro ai benemeriti della Cultura e dell’Arte, ma anche Cesira la manicure. Franca Valeri, o meglio Franca Maria Norsa all’anagrafe, è stata tutto questo – e molto altro – per la società, per l’arte.
La signora Valeri, che oggi, 31 luglio 2020, festeggia un secolo d’età, s’è sposata con le arti grazie ad un talento versatile che le ha permesso di declinare le sue abilità passando dalla sceneggiatura alla regia operistica, dalla recitazione alla scrittura letteraria.
I numeri di Franca Valeri sono da capogiro, e non solo il 100 connesso agli anni anagrafici: una cinquantina i film d’attrice, esordendo – con il piccolo ruolo della coreografa ungherese che allestisce un balletto surreale nel nuovo spettacolo di Checco Dalmonte – in Luci del varietà (1950) di Fellini e Lattuada, senza dimenticare Totò a colori (1952) di Steno, Il segno di Venere (1955) e Il vedovo (1959) di Risi, Parigi o cara (1962) di Vittorio Caprioli, suo sodale artistico e nella vita, è stato il primo marito. Perché la signora Valeri ha un’altra grande passione, che ha fatto mestiere, l’opera lirica, di cui ha curato diverse regie, e che le ha portato poi a conoscere e sposare Maurizio Rinaldi, direttore d’orchestra.
Franca Maria Norsa, nata “all’ombra de La Madunina”, segna il suo esordio, in teatro, a 27 anni, nel 1947 con Lea Lebowitz, personaggio di un’ebrea innamorata del rabbino; a seguire, entra nella compagnia del Teatro dei Gobbi, con il secondo esordio due anni più tardi. Il nome d’arte, Valeri, ha echi poetici, dall’autore Paul Valery: nei primi anni ‘50, per assecondare il papà Luigi, ingegnere poco certo della carriera d’attrice della figlia, sceglie il cognome d’arte, dedotto da un libro che l’amica Silvana Mauri stava leggendo, e su cui a Franca cadde l’occhio. Si scopre nel tempo che però, quella sua vena artistica, forse aveva anche un’eredità dal passato: infatti, nell’albero genealogico, ramo paterno, c’era stata – nel ‘700 – una Fanny Norsa, anche lei attrice.
Una crescita borghese, ma non priva di durissime messe alla prova, come quella delle Leggi Razziali, che nel ’38 privano la sua famiglia dei diritti fondamentali.
Franca Valeri si può considerare la colonna portante del varietà televisivo degli anni ‘60, spesso diretta da Antonello Falqui, periodo in cui pubblica anche una serie di dischi, nei quali sono registrati i suoi personaggi femminili. Eppure la televisione ritorna spesso e sempre ad alto livello, come negli anni ’80, dove è un altro regista iconico, Enzo Trapani, a creare Due di tutto (1982).
Un timbro di fabbrica quello delle “sore e signorine” che Valeri ha donato al pubblico, con la pungente, intelligente, sottile, educata ironia generata dal proprio vissuto personale: già durante l’adolescenza inscena una sorta di teatrino per amici e parenti. Nascono in questo ambito la signorina snob o Cesira, la manicure, che stigmatizzavano con sagacia l’ipocrisia della borghesia milanese, e la Signora Cecioni, romana popolana, sempre al telefono con mammà, sdoganando così per prima l’apparecchio telefonico quale accessorio della comicità, soggetto e titolo – Il telefono (1975) – anche di una delle opere che ha curato da regista: appassionata di spettacolo operistico, ha debuttato nel ’71 e poi curato oltre una dozzina di rappresentazioni, tra cui La traviata, Rigoletto – due volte, Il barbiere di Siviglia.
La scrittura, poi, ha fatto molto parte della vita della signora Valeri, che l’ha vista non solo attrice, ma anche autrice de Il segno di Venere (1955): un film in cui, accanto ad un profilo come quello di Sophia Loren, con cui nel tempo ha mantenuto complicità e amicizia, Franca Valeri s’è subito imposta per un personale fisico ed estetico differente dal riferimento del tempo, laddove curve sinuose e generose la facevano da padrone, mentre Valeri era femminile, ma minuta, un equilibrio estetico inappuntabile ma non esuberante, eppure, in quella “botte piccola”, il vino s’è rivelato parecchio buono, parecchio oltre l’appariscente “involucro” di molte signore Maggiorate, di prorompente bellezza, e poc’altro, infatti Franca Valeri non ha mai subìto il tempo, le tendenze estetiche, e – 100 anni anagrafici a parte – ha sempre vissuto da protagonista delle arti per oltre 70 anni di carriera.
Franca Valeri, nella sua vita privata, è anche una grande amante degli animali, esiste infatti un’Associazione animalista a suo nome, e la sua dimora sul Lago di Bracciano, in cui vive, l’ha donata al WWF.
Buon compleanno, signorina Norsa! Un augurio che giunge ufficiale anche dal ministro Dario Franceschini:
“Tantissimi auguri a Franca Valeri, una donna di grande valore che con stile, sagacia, leggerezza, ironia e passione ha attraversato un secolo di cultura italiana. Musica, lirica, cabaret, varietà, cinema, televisione e teatro: non c’è genere dello spettacolo che non abbia frequentato con successo da interprete, attrice, scrittrice, sceneggiatrice e regista. Oggi desidero festeggiarla rendendo onore al suo impegno civile in difesa del patrimonio culturale, ricordando la sua battaglia in difesa di Villa Adriana a Tivoli. Grazie, Franca”.
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