La mostra Frame by Frame: Restaurare i film è aperta alla Deutsche Kinemathek di Berlino fino al 2 maggio. Rainer Rother e Martin Koerber, due dei curatori, ne riassumono così le finalità: “Il restauro dei film avviene lontano dagli occhi del pubblico, nei laboratori delle cineteche e nelle camere oscure dei laboratori filmici. La mostra punta i riflettori su tali lavori e spiega come vengono conservate non solo le pellicole più famose della storia del cinema ma anche quelle dimenticate, e in quale modo si possono riproiettare sul grande schermo proteggendo i materiali originari e mantenendo in vita per le generazioni future le storie e i ricordi. Un’odissea nel mondo dei detective del restauro”.
Il percorso della mostra si rivolge ai profani e agli studenti proponendo via via moviole funzionanti, proiettori, macchine da presa, pellicole d’ogni tipo e formato, antiche bobine di film in stato disastroso.
Ma perché diavolo restaurare i film? “Fin dall’inizio la storia del cinema è stata un storia di perdite. Nel periodo delle origini le pellicole venivano considerate prodotti stagionali effimeri che si dovevano distruggere per far spazio ai nuovi arrivi. Il nitrato che contenevano veniva riciclato e il materiale di base veniva usato per fare bottoni o lucido da scarpe. Le cineteche sono nate appena negli anni ’30 e le collezioni raccolte prima del 1945 in alcuni casi sono state distrutte dalla guerra. Gli archivi che fanno parte dell’Associazione delle Cineteche Tedesche, il Kinematheksverbund, conservano solamente uno su otto dei film prodotti in Germania prima del 1920, e meno di uno su due di quelli prodotti negli anni ’20. Dagli anni ’50 in poi le cineteche si sono sforzate di trasferire sistematicamente le pellicole in nitrato su copie safety, e di stampare delle copie proiettabili al cinema. Oggigiorno un film viene considerato accessibile soltanto se esiste in copia digitale”.
“Nel 2012 i primi finanziamenti per un piano globale di digitalizzazione del patrimonio filmico sono stati varati da diversi stati federali assieme al FFA, il Centro Cinematografico Federale, e al Ministero della Cultura e dei Media. Nel 2019 questi enti hanno messo in piedi il Förderprogramm Filmerbe, cioè il Piano di Finanziamento del Patrimonio Cinematografico. 10 milioni di euro ogni anno vengono investiti nel restauro e nella digitalizzazione. 2.139 film d’ogni genere e periodo storico sono stati così resi nuovamente accessibili al pubblico. Va precisato che un restauro non rappresenta una creazione ex novo ma piuttosto la nuova versione di un dato film”.
Nella mostra viene documentato tramite carteggi d’epoca, foto, manifesti, corrispondenza, sceneggiature originali, partiture musicali, il complesso processo di ricostruzione filologica di alcuni classici del cinema tedesco, antico e contemporaneo. Quelli che tradizionalmente vengono riscoperti e rilanciati nel corso delle Berlinali, anche grazie al sostegno da parte della rete franco-tedesca Arte. Da Das alte Gesetz (La vecchia legge, 1923) di E. A. Dupont a Sylvester (1924) di Lupu Pick, Metropolis (1927) di Fritz Lang, Der Katzensteg (1927) di Gerhard Lamprecht, Menschen am Sonntag (Uomini di domenica, 1930) di Robert Siodmak, Deutschland Bleiche Mutter (Germania pallida madre, 1980) di Helma Sanders-Brahms.
Innumerevoli tesori conservati e restaurati dalla Deutsche Kinemathek si possono ammirare sul
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