Invasione di vampiri? No, di fan. Dopo i successi del 2008 e del 2009, ancora una volta i romantici succhiasangue della celebre saga Twilight irrompono al festival di Roma, ma sono gli ammiratori ad assalire letteralmente l’Auditorium, per vedere da vicino i loro idoli – in questo caso i ‘volturi’ Nikki Reed e Jackson Rathbone – e assistere in anteprima alla clip tratta dal film Breaking Dawn – parte 1, in sala con Eagle dal 16 novembre, presentata dalle sezioni Selezione Ufficiale e Alice nella città. Clip in realtà un po’ deludente, visto che gran parte delle sequenze montate erano già circolate online e in altri festival internazionali. L’unica parte davvero inedita, pochi secondi, riguarda i preparativi per il matrimonio della protagonista Bella, e non svela granché.
Ad ogni modo, gli ammiratori della saga tratta dai libri di Stephanie Meyer, inutile specificarlo, affollano il red carpet già dalle prime ore del mattino, anche se i due bellissimi non si vedranno prima delle 16:30, per firmare autografi prima della proiezione. Gli attori si fermeranno nella capitale anche domani per una maratona che si terrà al The Space Cinema Moderno a partire dalle 15:30. Molti irriducibili riescono a infiltrarsi anche in conferenza stampa, rivolgendo ai due ragazzi, un po’ intontiti dal jet lag, domande non sempre pertinenti, ma i due riescono con professionalità a fronteggiare l’assalto congiunto di giornalisti e ‘stalker’. La testa non se la sono montata. Sullo schermo saranno anche vampiri immortali, ma conoscono bene il carattere effimero del successo.
“In fondo – dice Nikki Reed – non siamo noi i protagonisti. La saga si incentra sull’amore di Edward e Bella e dunque ogni momento in cui possiamo esprimerci e aggiungere qualcosa ai nostri personaggi è prezioso, per questo ho sempre fatto ai miei registi un sacco di domande, e per questo è uno stimolo cambiare spesso regista: ognuno porta la sua estetica e le sue idee e ti permette di vedere le cose in maniera sempre diversa. Cambiando il comandante, cambia anche il viaggio!”
“Ad esempio questo film – aggiunge il compare Rathbone – è più dark dei precedenti. Ma come punto di riferimento abbiamo sempre avuto Stephanie Meyer, come produttrice, che ci permetteva di capire come potevano evolvere i personaggi”.
Analogamente a quanto accaduto ai protagonisti di Harry
Potter, anche questi attori sono cresciuti parallelamente al successo dei loro personaggi, ma sembra che abbiano ben imparato a gestire il tutto. “Da quando abbiamo iniziato – racconta Reed – le cose sono decisamente cambiate. Non necessariamente peggiorate, ma cambiate sì. Siamo partiti tutti come una grande famiglia, alla fine delle riprese andavamo a mangiare o a vedere concerti insieme, ora siamo pieni di guardie del corpo e questo ci ha reso la vita difficile. Non ci incontriamo più facilmente come prima”.
“Mi ricordo bene la prima volta che ho conosciuto Nikki – racconta Rathbone, che è anche un musicista – una hostess non voleva lasciarmi portare in volo la mia chitarra e lei mi ha difeso! Questa cosa ci ha molto legati. Penso sia fondamentale separare il proprio lavoro e la propria immagine pubblica dalla vita privata, un po’ come fate voi giornalisti, in fondo. Io personalmente mi sento più a mio agio da artista che da essere umano. E conosco i miei colleghi e vi assicuro che sono tutte persone fantastiche. Certo a volte quando in edicola vedo la faccia di uno di loro su un tabloid mi scappa da ridere, anche perché spesso vengono associati a baggianate scandalistiche che non hanno nulla di vero. Ma noi per primi siamo appassionati della serie che interpretiamo. E’ un po’ come essere Mick Jagger, che è il mio idolo. Ma quando incontro poi davvero i miei idoli cerco di trattarli con rispetto, come se fossero amici dei miei genitori. Certo, devo mettere in contro il rischio di restare per sempre legato al mio personaggio, ma credo nell’insegnamento di mio padre: “spera nel meglio ma preparati al peggio! E mio padre è una persona intelligente”. “A questo proposito – fa eco la collega – io mi sento fortunata. Sono molto diversa dal mio personaggio: non sono neanche bionda! Del resto anch’io da ragazzina avevo i miei modelli: impazzivo per le Spice Girls e Leonardo DiCaprio, avrò visto Titanic al cinema 43 volte. Ma erano tempi diversi: non c’era twitter e dunque si trattava più che altro di acquistare il cd di turno, leggere i testi, cercare di capirli. Non ci interessava sapere quale caffè bevevano i nostri beniamini. Oggi con le nuove tecnologie si può diventare famosi da mattina a sera. L’importante è ricordarsi sempre che la fama, come viene, può andarsene da un momento all’altro, anche se sei Nicole Kidman”.
Per questo i due non si limitano a far battere i cuori delle ragazzine (e dei ragazzini, anche se magari non lo ammettono) ma cercano di darsi da fare anche in altri campi. “Io – dice ancora Nikki – ho lavorato su qualche sceneggiatura, magari non buona come Thirteen, il film con cui ho iniziato, ma l’ho fatto. Ho girato un paio di video musicali. Piccole cose, ma sono mie. E poi ho un blog, che mi soddisfa aggiungendo qualcosa alla mia vita che la recitazione non mi dà”. “Io – dice invece Rathbone – mi divido tra cinema e musica, e non saprei scegliere. Sul palco l’interazione con il pubblico è immediata. Magari incontro un tipo che mi dice: ‘La mia ragazza mi ha trascinato al tuo concerto per via di Twilight ma…ehi, niente male!'”. Con il cinema il processo è più lento, ma sono due facce della stessa medaglia. Poi ho prodotto un film, dove ho anche recitato e composto la colonna sonora, Girlfriend. Magari un giorno potrei dirigere, chissà. Rubo il mestiere da tutti i registi con cui lavoro e assorbo come una spugna. In particolare mi interessa proprio la fascia degli ‘Young adults’: raggiungere un pubblico giovane ma con formati nuovi. Ho prodotto ad esempio una serie web. E’ molto importante, anche per la politica, ad esempio. I giovani sono il futuro. Non ho nessun problema a lavorare ancora su prodotti giovanilistici”.
“In fondo – conclude Reed – non facciamo che rendere speciali le cose della vita di tutti i giorni: la tragedia, la perdita, l’amore. E’ attraente, specie delle donne, proprio perché è irreale. E’ un amore idealizzato, quello che ti porta a sacrificarti per l’altro. Nella vita di tutti i giorni le cose stanno diversamente, magari non sono facili, ma sono reali. Per questo io tifavo per Jacob, l’altro pretendente di Bella, il Lupo Mannaro, che le avrebbe offerto un rapporto più concreto”.
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