BERLINO – “Vengo da una famiglia algerina di religione musulmana, sono nato a Parigi e vivo in Francia, e nei miei film porto sempre un po’ della mia cultura di origine. Le mie storie sono influenzate dal tema della frontiera, del movimento delle popolazioni, dell’incontro tra culture, dell’immigrazione”. Dopo aver fatto meritare l‘Orso d’Argento al protagonista del suo London River (Sotigui Kouyaté) alla Berlinale 2009, Rachid Bouchareb torna in gara al festival tedesco con La voie de l’ennemi, trasportando l’intreccio del film francese del 1973 Due contro la città (con Alain Delon e Jean Gabin, con cui condivide lo stesso titolo inglese Two Men in Town) alla frontiera tra Stati Uniti e Messico. E offrendo un ruolo tormentato e intenso a Forest Whitaker, con cui lavora qui per la prima volta.
L’attore, reduce dalla non proprio lusinghiera accoglienza riservata a The Butler, è nel film William Garnett, che esce di prigione dopo aver scontato 18 anni per aver ucciso un poliziotto e, ormai convertito all’Islam, cerca di ripartire da zero con una vita pulita, ma è perseguitato dalle colpe del passato. L’unica alleata è la sua agente di custodia, un’inedita Brenda Blethyn in divisa. “Interpreto un uomo che deve tenere sotto controllo la sua violenza interiore e esteriore – ha spiegato l’attore – Con Rachid abbiamo discusso di tutte le sfumature di questo personaggio: cosa significa convertirsi all’Islam, si viene percepiti come potenziali terroristi nel proprio Paese? E che significa essere nero in quella situazione, quali pressioni ne derivano? Il tutto poi assume un’ulteriore connotazione grazie al luogo di frontiera. Il mio William vuole trovare la pace ma è sottoposto a forti pressioni dettate da religione, razza, sesso: sono questioni che si pongono non solo negli Stati Uniti, ma ovunque”. Anche in London River, d’altronde, il fulcro del racconto era un incontro tra culture diverse in un contesto minaccioso, e anche lì in primo piano c’era l’attrice britannica Brenda Blethyn: “Sono stata molto felice di lavorare di nuovo con Rachid, che dopo la bellissima esperienza di London River mi ha dato un ruolo insolito: sono un poliziotto che si muove in un territorio per me diverso. Mi sono posta molte domande su questo personaggio, per prepararmi ho passato un po’ di tempo con un’agente di custodia che mi ha mostrato la sua routine: è un lavoro duro, io non riuscirei mai a farlo”. Ma la sua Emily è, nel film, solo una faccia della giustizia, quella buona.
Il “poliziotto cattivo”, invece, ovvero quello che perseguita William nel suo tentativo di redenzione, è interpretato da Harvey Keitel, un uomo che si commuove di fronte alla sfortunata sorte di molti migranti, ma poi è spietato nel giudicare l’ex galeotto. “Avevo voglia di esplorare il carattere di un personaggio che ha la stessa ambivalenza dell’America di fronte all’immigrazione – ha spiegato Bouchareb – Ho lavorato molto con Harvey sulle sfumature del suo sceriffo, che aveva una sua umanità. Ho incontrato diversi sceriffi che mi hanno raccontato le loro opinioni e che sono sensibili al tema dell’immigrazione, ma ho anche verificato la rigidità e la durezza di alcuni di loro nell’applicazione delle leggi… Anche questa è l’America. E per rappresentare questa linea di confine in cui si incontrano molti aspetti in conflitto ho fatto molti sopralluoghi e incontri, con persone del tea party, con poliziotti, prigionieri, Imam…”. Ben accolto alla Berlinale, La voie de l’ennemi è stato anche l’occasione, confessa il regista, per “imparare molto sulla cultura anglosassone della recitazione. Avevo iniziato qualche anno fa con Brenda Blethyn, ora ho continuato con Forest Whitaker”.
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