Bota Cafè è il nome del bar di un desolato villaggio albanese, punto di ritrovo per la comunità di disperati dimenticati dal tempo che vi abita. Molte famiglie sono state esiliate dai comunisti, in un campo di internamento del regime di Henver Hoxha. Il proprietario del bar, Beni, è continuamente in cerca di soldi e ha una relazione con la cameriera Nora. Sua cugina Juli si prende invece cura della nonna Noje, malata e confusa, che spesso scambia la nipote per sua figlia, Alba, deceduta anni prima. A rompere la monotonia delle loro giornate arriva l’imminente costruzione di un’autostrada, proprio nei pressi del caffè.
Un evento che rappresenta il punto di svolta per un tentativo di cambiare il proprio destino. Il direttore dei lavori d’autostrada è interpretato da Luca Lionello, unico italiano in un cast interamente composto da attori albanesi per questa piccola opera, diretta da Iris Elezi e Thomas Logoreci distribuita da PMI (Partner Media Investment, che produce anche) e Luce Cinecittà a partire dal 25 giugno, una coproduzione Albania/Italia con la partecipazione del Kosovo.
“Bota” in albanese significa “Il mondo”, ed è in effetti un piccolo grande mondo quello che si muove attorno a questa locanda – in realtà una baracca scalcagnata, con un’automobile sul tetto – dal barbone che dorme sotto le sue fondamenta agli avventori che la popolano e tentano di amare e sopravvivere nonostante le condizioni fortemente disagiate. Hoxa governò l’Albania dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla sua morte nel 1985 come primo segretario del Partito del Lavoro d’Albania (partito comunista). Fu anche Primo ministro dell’Albania dal 1944 al 1954 e ministro degli Affari Esteri e della Difesa Popolare dal 1946 al 1953. Fu ininterrottamente membro del Politburo del Partito del Lavoro d’Albania, dalla fine della seconda guerra mondiale al 1985. Nella costituzione del 1976 certe clausole circoscrissero l’esercizio delle libertà politiche che il governo interpretava come contrarie all’ordine stabilito. In aggiunta, il governò negò alla popolazione accesso ad altre informazioni differenti da quelle diffuse dai media controllate dal governo. Internamente, la Sigurimi seguiva i metodi repressivi dell’NKVD, MGB, KGB, e della Stasi della Germania Est. Ad un punto, un terzo degli albanesi era stato incarcerato in campi di lavoro o interrogato. La tortura fu spesso utilizzata per ottenere confessioni.
Il film, apprezzato da critica e pubblico, è stato presentato già in 10 festival, e ha vinto Premi al Karlovy Vary e a Reykjavik, dove si è aggiudicato il premio Fipresci e quello del pubblico, racconta le ferite lasciate da questo trauma. La protagonista Flonja Kodheli è stata vista anche in Vergine giurata di Laura Bispuri. Iris Elezi è una giovane regista, che ha studiato in America teoria e critica cinematografica. Dopo l’esperienza con diversi documentari, Bota cafè è il suo primo lungometraggio. Thomas Logoreci, invece, è un regista e sceneggiatore statunitense di origine albanese. Bota Café è prodotto da Erafilm e Partner Media Investment in coproduzione con Flex Film, I’s Continuum con il supporto di ACC, Eurimages, Mibact, KCC, in collaborazione con RTSH e Rai Cinema.
Il film di Natale con protagonista femminile Isabella Ferrari, e i due ruoli esilaranti di Paolo Calabresi e Marco Marzocca: una storia diretta da Eros Puglielli, che ha tenuto come riferimento anche la Commedia all’italiana; dal 23 dicembre al cinema con Medusa
30 anni dopo, era infatti il 1994 quando usciva la storia di Forrest e Jenny, Robert Zemeckis riunisce la coppia di attori, scegliendo un’unità di luogo, un’architettura fisica ed emotiva, quale specchio dell’esistenza; sorprendente il de-aging dei protagonisti
Il film diretto da Barry Jenkins racconta la storia di come il cucciolo di leone, non di sangue reale e poi orfano, sia diventato Mufasa: Il Re Leone. Per il doppiaggio, anche Elodie. Prodotto con tecniche live-action e immagini fotorealistiche generate al computer, il titolo esce al cinema dal 19 dicembre
Dove osano le cicogne, regia di Fausto Brizzi, nasce da un soggetto del comico: nel nome della tradizione della Commedia all’italiana, lo spunto è quello della maternità surrogata, per raccontare un più ampio concetto di “famiglia” possibile; in sala dal 1 gennaio 2025