Il regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico giapponese Takashi Miike riceverà il Maverick Director Award – il premio dedicato ai cineasti che hanno sempre operato “fuori dagli schemi” – e ritirerà il riconoscimento in occasione della proiezione in prima mondiale del suo nuovo film, Kamisama no iutoori (As the Gods Will).
Marco Müller, direttore del Festival di Roma, ha così commentato la scelta: “Per la potenza sempre rinnovata dell’immaginazione creativa e il coraggio delle idee, Miike Takashi è un cineasta assolutamente fuori dalla norma. Ogni suo film è una corsa scatenata dentro un immaginario visionariamente poetico e sorprendentemente politico. Il senso del cinema e il piacere di filmare erano evidenti già dai suoi primi lavori (opere straight-to-video e film a piccolo budget); hanno potuto insinuarsi senza sforzo anche dentro la sua attuale velocità creativa (tre-quattro film all’anno), così che il suo stile si impone ogni volta, anche negli adattamenti dai manga di successo e nei film di commessa calibrati per diventare blockbuster (dai quali emergono momenti di straordinaria concentrazione figurativa). Prolifico, nomade, versatile, ostinato, perturbante (e a volte malinconico), Miike ha attraversato tutti i generi: quando li ha fatti deflagrare è stato per meglio ricomporli in mix imprevedibili. Sempre spiazzante (anche quando conosci la fonte o il soggetto, sarai sorpreso dalla direzione che prendono le immagini), Miike è probabilmente il meno accomodante fra tutti i registi maverick contemporanei”.
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Lascia l'incarico assunto nel 2012 per approdare al Touring Club: Un'opportunità maturata tempo fa e che mi è sembrato corretto mantenere riservata fino ad oggi per non interferire con l'andamento del Festival"
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Parecchi italiani tra i premiati alla nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Tra loro Andrea Di Stefano, esordiente con Escobar, prodotto all’estero, che ha rivendicato il suo orgoglio di regista italiano formatosi con Blasetti e Sorrentino, e il loquace Roan Johnson che si è definito “un sognatore a occhi aperti. Vedevo che Fino a qui tutto bene procedeva alla grande e mi dicevo ‘magari può andare a un festival e vincere’. Ma poi anche ‘sta’ bonino… un ci pensare. Temevo la mazzata. E invece siamo qui”