L’edizione 2012 del Festival di Roma si terrà dal 9 al 17 novembre, con un budget di 11 milioni, la sede rimane l’Auditorium Parco della musica. Sono queste le decisioni prese dal Consiglio di Amministrazione del Festival che ha inoltre approvato i contratti del direttore generale Lamberto Mancini e del direttore artistico Marco Müller, quest’ultimo con un incarico triennale e uno stipendio di 120mila euro annui. Soddisfatto Müller che si lascia andare, scrive l’Ansa, a una battuta: ”Firmerò domani. Finalmente potrò smettere di cantare la canzone che negli ultimi cinque mesi ho cantato tutte le sere: Roma non fa’ la stupida stasera”.
Tutte le decisioni sono state prese a maggioranza. Hanno votato contro Massimo Ghini (Provincia) e Andrea Mondello (Camera di commercio). A favore il presidente Ferrari e i rappresentanti di Comune (Michele Lo Foco) e Regione (Salvatore Ronghi).
“Sono scontento della decisione del Festival di Roma di mantenere le date” della rassegna cinematografica, ha dichiarato, sempre all’Ansa, il ministro dei Beni e delle Attività culturali Lorenzo Ornaghi a margine dei lavori a Bruxelles del consiglio dei ministri dell’Ue per la cultura. Riferendosi poi al tavolo che aveva riunito i responsabili dei Festival di Roma e Torino, il ministro ha detto che “è stato convocato inutilmente. Li avevamo riuniti confidando che, quando si convoca un tavolo tutti cercano di accostare le proprie posizioni. In questo caso mi è sembrato che una posizione – quella del Festival di Roma – sia rimasta totalmente rigida”. Ha proseguito Ornaghi: “Se si guarda oggi al sistema cinema italiano non è un bene questa rigidità perché, in un momento in cui il cinema italiano consegue successi, in cui le risorse pubbliche non son così forti, credo che condividere, facendo qualche sacrificio su certi interessi, consenta anche di partecipare al meglio alla distribuzione delle risorse”.
Alla conferma delle date della kermesse romana, a ridosso del Torino Film Festival in programma dal 23 novembre al 1° dicembre, forte è il disappunto della direzione, che reagisce dicendo di sentirsi presa in giro. “Quando Roma, a febbraio, aveva ventilato lo slittamento in avanti delle date, il Torino Film Festival si era allarmato, i sindaci delle rispettive città si erano parlati e avevano convenuto di mantenere, almeno per il 2012, ‘le bocce ferme’ – scrivono Gianni Amelio e Emanuela Martini come riporta l’AdnKronos – E qui, al TFF, abbiamo ufficializzato le date, aperto le iscrizioni, diramato gli inviti. Adesso, dopo due mesi di battibecchi e scontri tutti romani, di artata disponibilità e sotterranea noncuranza, si torna dritti indietro, al punto di partenza. Dire che ci sentiamo presi in giro è un eufemismo, come dire che andremo alla guerra (con un budget di meno di 2 milioni di euro contro uno di circa 12 milioni di euro?). Diciamo solo che andiamo avanti, convinti che quello di Torino sia un festival per il quale vale la pena di lavorare, di scavare e di lottare, un festival che nel 2012 compie trent’anni e che, nel tempo, ha conservato un’identità unica nel panorama nazionale, con le sue scoperte, i suoi giovani, le sue retrospettive, i suoi autori eccentrici, le sue anteprime nazionali, europee, internazionali e, spesso, persino mondiali. Andiamo avanti, nelle date da tempo stabilite, perché sentiamo e abbiamo sempre sentito – concludono gli organizzatori del TFF – il calore del pubblico, degli autori e dei personaggi che si sono avvicendati in questa città e in questo festival. Se continuerete a farci sentire questo calore, sul web, sui giornali, sul nostro sito, nelle nostre sale quando sarà il momento, quello del 2012 sarà un bellissimo festival”.
Gli risponde a distanza il presidente del Festival del Cinema di Roma Paolo Ferrari: “Sulle date abbiamo tentato in tutti i modi di accontentare Torino, ma purtroppo abbiamo un problema di flessibilità che è molto poca. Se anticipiamo abbiamo il problema dell’ American Market. In tanti non verrebbero a Roma, e noi ci teniamo a Business Street, vogliamo che diventi più importante e che cresca”. E Ferrari conclude guardando all’anno prossimo, “avremo molto più tempo per discutere e sono certo che, dato che siamo entrambi in buona fede, troveremo gli spazi giusti. Tra l’altro Torino non è sempre stata a novembre”.
Immediata anche la replica del direttore artistico Müller: “Ci sono tante situazioni in cui festival contigui convivono, per esempio Montreal che quest’anno finisce il 3 settembre mentre Toronto comincia il 6. Di cosa stiamo parlando? Ai primi di febbraio ho cercato sia Emanuela Martini che Gianni Amelio. Ci sono degli imperativi da parte dei produttori, distributori e operatori internazionali. Ho segnalato subito che ci sarebbe stato il bisogno di armonizzare le date, ma non ho mai fatto una sola dichiarazione contro Torino, perché è importante valorizzare l’intero sistema cinema. Se avessimo confermato le date di ottobre – continua Müller – saremmo andati contro il festival di Pordenone, che secondo me è il più importante d’Italia dopo Venezia, come provano le rassegne stampa internazionali”
Quanto all’identità della prossima edizione del Festival di Roma il neodirettore, che si avvarrà di 8 consulenti, spiega che “ci sarà un potenziamento e un arricchimento del Concorso, del Fuori concorso e degli Extra. Le rassegne saranno ripensate da chi ci ha lavorato. ‘Alice nella città ‘? Chi l’ha sempre organizzata presto dirà come ripensarla. Lo faranno loro, e rimarrà nell’alveo del Festival di Roma”. Tra i propositi di Müller: ampliare la parte dedicata al cinema italiano, istituire dei premi per le categorie tecniche. E ci sarà il nuovo film di Quentin Tarantino Django scatenato? “Lo scoprirete il 25 settembre, giorno della conferenza stampa”, risponde il direttore.
Tra le priorità evidenziate dal neodirettore generale Lamberto Mancini “un’attenzione particolare a tutti i conti, ma credo anche che dobbiamo rispettare la volontà dei soci che è quella di far fare un salto di qualità al Festival, Roma merita un festival di livello e credo che Müller sia la persona giusta per questo”.
Il rappresentante della Provincia di Roma Massimo Ghini ha invece motivato così il suo voto contrario nel CdA: “C’erano alcuni punti che potevano essere maggiormente approfonditi, invece sembravano tutti indiscutibili. Penso ai contratti, che prima erano rinnovabili anno per anno ed ora sono cambiati e al fatto che la maggioranza del Cda non ha mai voluto prendere in considerazione altre date (…) Abbiamo cercato una mediazione con Torino ma non ci siamo riusciti. Spero che si riesca comunque ad arrivare a una soluzione perché vogliamo che si capisca che non c’è mai stata l’intenzione di una contrapposizione diretta”.
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