Il premio Nobel nigeriano Wole Soyinka sarà in giuria al Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina, che torna a Milano per la quindicesima volta dal 14 al 20 marzo. Il successo di pubblico della scorsa edizione e l’attenzione rivolta al concorso “Finestre sul mondo”, una novità del 2004, hanno spinto ad allargare ulteriormente la prospettiva verso gli altri continenti (l’America Latina e l’Asia, appunto) con un concorso documentari.
Ma certamente l’Africa resta nel cuore di questa manifestazione unica nel suo genere. Tra i film più attesi della ricchissima selezione: Moolaadé, del senegalese Sembène Ousmane, pluripremiato a Cannes e diventato ormai un manifesto di denuncia della terribile pratica delle mutilazioni femminili; Sometimes in April, il coraggioso film del regista haitiano Raoul Peck presentato a Berlino 2005 che affronta, come Hotel Rwanda, una delle pagine più dolorose della storia contemporanea: la guerra fratricida tra Tutsi e Hutu. L’opera prima O heroi di Zezé Gamboa (Angola), miglior film straniero al Sundance, che racconta in modo toccante le sorti di un reduce mutilato nella lunga ed estenuante guerra angolana. La nuit de la verité di Regina Fanta Nacro (Burkina Faso), miglior opera prima al Festival di San Sebastian, una tragicommedia sul processo di perdono e riconciliazione ambientata in un ipotetico paese africano dove le guerre interetniche hanno dato vita ad atrocità ineffabili; Turtles can fly di Bahman Ghobadi (Iran), miglior film al Festival di San Sebastian e Premio del pubblico al Festival di Rotterdam, ambientato pochi giorni prima dell’invasione americana dell’Iraq, in un campo di rifugiati curdi al confine con la Turchia, che racconta la difficile esistenza dei bambini del campo che per sopravvivere disinnescano le mine inesplose per poi rivenderle. U-Carmen eKhayelitsha di Mark Dornford-may, vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino, una Carmen cantata e recitata in Xhosa in una township di Cape Town. Tra i documentari citiamo almeno Arafat my brother di Rachid Masharawi (Palestina), un ritratto del leader palestinese attraverso i ricordi del fratello Fathi Arafat. Fuori concorso spicca nel programma Ecrivains de frontiere, un voyage en Palestine di Samir Abdallah e José Reynès che racconta il viaggio in Palestina di una delegazione di scrittori del parlamento internazionale (tra cui proprio Wole Soyinka e l’italiano Vincenzo Consolo) per esprimere la propria solidarietà ad un popolo che vive in condizioni intollerabili.
Interessante la retrospettiva “Coast to Coast by video” dedicata alla produzione video nell’Africa anglofona dalla Nigeria al Kenya, un fenomeno che sta vivendo un autentico boom: tanto che l’industria nigeriana dell’home video è diventata la seconda cinematografia del mondo dopo l’India.
Grande attenzione da parte del festival al mondo della
scuola con proiezioni riservate a insegnanti e studenti delle elementari, medie e superiori e una giuria di studenti, mentre sono previsti spazi di incontro tra i protagonisti del festival e gli studenti dei principali atenei milanesi, della Scuola Civica di Cinema Televisione e Nuovi Media e dei nuovi centri di formazione cinematografica e televisiva (Drop Out e MultiMediamente).
In giuria, oltre al citato Soyinka, Jean Rabinovici (Francia), membro della commissine selezionatrice della Semaine de la critique di Cannes; Luciana Castellina (Italia); il produttore svizzero Pierre Alain Meier e Bina Paul (India), direttore del Kerala Film Festival. Nella giuria documentari sarà presente il regista di The Corporation, Mark Achbar.
Da Milano, il festival si sposterà in altre città italiane tra cui Roma, Campobasso e Ancona.
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