Fellini prima dello schermo, ricordando Kezich


Viene inaspettatamente aperto dal suo ideatore Tullio Kezich il convegno di studi felliniani La sceneggiatura all’italiana: Fellini, Pinelli e gli altri che si tiene a Rimini nei giorni 6 e 7 novembre 2009.
Pur scomparso, come tutti sappiamo, lo scorso agosto, il celebre critico cinematografico ed ex presidente onorario della Fondazione Federico Fellini, che organizza l’evento, saluta gli ospiti con un articolato intervento registrato pochi giorni prima della sua morte, in cui sottolinea la necessità per la fondazione di abbandonare il pur collaudato e funzionale carattere commemorativo e utilizzare piuttosto l’opera del regista di Amarcord come lente “per l’osservazione attenta del cinema di ieri, di oggi e di domani.”

Il primo giorno di convegno, che prelude alla consegna, il 7, del premio Fellini 2009 al regista Sidney Lumet – convinto sostenitore del collega riminese – è dedicato all’analisi del rapporto di Fellini con la parola scritta, prima che diventi immagine, e con gli sceneggiatori che collaborarono con lui, tra cui primeggia un altro Tullio: l'”eterno amico” Pinelli, anch’egli recentemente scomparso.

“Fellini diventò sceneggiatore con massima naturalezza a partire dai monologhi che scriveva per Aldo Fabrizi -sottolinea Kezich nel videointervento – e con altrettanta naturalezza seppe fondere la sua opera con quella di Pinelli. Provenivano da culture diverse e da diverse esperienze di vita, ma insieme funzionavano molto.”
Lo stesso Kezich ricorda poi come Fellini fosse solito prendere in considerazione fino a tre, quattro versioni della stessa sequenza, scritte da vari collaboratori, a cui magari infine aggiungeva del suo. Questo per spiegare quanto il modo di sceneggiare di Fellini fosse aleatorio e al contempo fantasioso, salvo poi “avere totalmente il controllo della situazione quando arrivava sul set”, come racconta la nipote del maestro Francesca Fabbri Fellini, intervenuta per un breve e commovente omaggio.

Moderato da Mario Sesti, il convegno prosegue con un intervento di Gianni Rondolino, professore ordinario di Storia e Critica del Cinema presso l’Università di Torino, che analizza l’influenza dello spirito di Fellini come sceneggiatore nel cinema di Rossellini. Ne emerge una visione inedita, in cui la potenza immaginifica della creatività di Fellini non contrasta con la dimensione (neo)realistica del regista di Germania Anno Zero, ma piuttosto la amplia e la arricchisce, mettendo in luce i punti di vicinanza tra sacro e profano, mistico e corporeo, che trovano la massima espressione ne Il miracolo, episodio sceneggiato da Fellini e interpretato da Anna Magnani (oltre che da Fellini stesso) del rosselliniano L’amore.

Stefano Stoja, cinefilo, traduttore letterario, fotografo e sceneggiatore illustra poi i risultati di una sua recente ricerca presso l’archivio Prezzolini di Lugano, che conserva le “carte” dello sceneggiatore Ennio Flaiano su molti dei film che scrisse per Fellini, tra cui Il bidone, Le notti di Cabiria e 8 ½.
Lo stesso Stoja, parafrasando un aforisma di Flaiano, spega che “la linea che collega la sceneggiatura al film finito non è una retta, ma un arabesco.” Si scoprono a volte storie completamente diverse da quelle che poi si sono viste sullo schermo, in cui le collaborazioni si sovrappongono e si confondono ed è difficile stabilire chi abbia ideato cosa.

Ma con uno studio filologico adeguato è possibile risalire, ad esempio, alle parti scritte da Flaiano distinguendole da quelle di Pinelli, per lo stile – asciutto e scarno quello di Flaiano, verboso e descrittivo quello di Pinelli – e addirittura a partire dal carattere delle macchine da scrivere utilizzate.

 

Si prosegue con l’intervento di Luciano De Giusti, che insegna Storia del Cinema all’Università di Trieste e propone un’interessante riflessione su una collaborazione “minore”, ma non per questo meno affascinante, di Federico Fellini: quella con il poeta veneto Andrea Zanzotto, a cui il maestro chiese aiuto per i dialoghi del Casanova e de La città delle donne e persino dei consigli – come attestano alcune lettere – per il mai realizzato, e leggendario, Il viaggio di G. Mastorna.

 

Chiude la prima tranche di lavori un’attenta analisi, a opera di Fabio Andreazza, docente di Storia del Cinema all’Università di Chieti, del contributo del Fellini sceneggiatore ai film dei primi anni ’40 in cui recitava Aldo Fabrizi, in particolare L’ultima carrozzella.

 

Ma la giornata non è ancora terminata: c’è ancora tempo per una visita inaugurale alla cosidetta Casa-Museo Fellini, nuova sede della fondazione, caratterizzata da un allestimento coreografico, tra costumi di scena e disegni del maestro, che la fa sembrare un set cinematografico. Ovviamente, magico come quelli di Fellini.

autore
06 Novembre 2009

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