Febbraio sarà un mese all’insegna della magia Disney. Il 10 è prevista l’uscita del documentario di Marco Spagnoli Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore, che analizza il rapporto d’affetto che da sempre vige tra il nostro paese e il più grande narratore dei nostri tempi. Ma non è che l’inizio: l’evento dell’anno passato, per la casa di Zio Walt, è stata infatti l’uscita di Saving Mr. Banks, kolossal di fiction che racconta, con garbo, amore per la narrazione e sano gusto citazionista, la genesi di uno dei film più amati dai bambini di ogni generazione, il Mary Poppins tratto dai romanzi di Pamela Lyndon Travers.
Una genesi tormentata, costata al papà di Topolino quasi vent’anni di corteggiamento e guerra di nervi, dato che l’autrice non voleva saperne di cedere i diritti trasformando la storia della sua Tata magica in quella che dava per scontato si sarebbe rivelata l’ennesima ‘americanata’ a cartoni animati. John Lee Hancock tratta tutto ciò con entusiasmo attraverso i volti dei premi Oscar Emma Thompson (nei panni della Travers) e Tom Hanks (in quelli di Disney). Nel cast ci sono anche Colin Farrel e Paul Giamatti, per ricostruire l’incontro-scontro fra due anime creative apparentemente poco conciliabili con grande accuratezza, basandosi su centinaia di documenti dell’epoca, fra i quali le registrazioni audio, volute dalla scrittrice, di ogni sua infernale sessione di lavoro con gli autori del film, che si possono ascoltare in parte avendo la pazienza di restare in sala dopo i titoli di coda.
Straordinaria la performance della Thompson, a sorpresa lasciata fuori dalle nomination agli Oscar come miglior attrice (il film è candidato solo per la colonna sonora di Thomas Newman). “E’ stato uno dei ruoli più belli e complessi della mia carriera – ha sottolineato nelle interviste l’attrice -Travers sosteneva che ogni donna attraversi tre momenti nella vita, di ninfa, madre e arpia, e il personaggio ritrae ognuna di queste tre fasi”. Farrell interpreta invece suo padre, nei numerosi flashback. Uomo di grande carisma ma instabile, frustrato e alcolizzato. Il trauma infantile, secondo la tesi del film, avrebbe contribuito a indurire il carattere della Travers e a cedere artisticamente al fascino di Disney soltanto nel 1961, spinta dai suoi problemi economici, ponendo però condizioni precise per la trasposizione: niente musical, niente animazione e diritto di approvazione su ogni dettaglio della sceneggiatura. Tutti sappiamo come sarebbe andata a finire. ”Sentivo la responsabilità di interpretare un personaggio come Disney che ha fatto parte della vita di noi tutti – ha spiegato Hanks, molto contento di avere per la prima volta la possibilità di recitare con Emma Thompson – Ci conosciamo da anni e sul set tra noi è stato tutto molto semplice”.
Il film ha riacceso il dibattito sulla figura di Disney, quando Streep, a inizio gennaio presentando il National Board of review award vinto dall’amica Thompson reiterato note accuse attribuite al papà di Topolino: razzismo, antisemitismo e maschilismo. Alla Streep però ha risposto sul suo blog Floyd Norman, il primo animatore afroamericano assunto alla Disney negli anni ’50 che ha ricordato all’attrice i tanti artisti donna, di religione ebraica e di diverse etnie assunti alla Disney già negli anni ’40 e ’50. Disney aveva i suoi difetti come tutti noi – scrive Norman -. Ma nel tempo ha capito che le donne potevano competere insieme agli uomini. Sapeva che il talento non aveva colore o etnia e giudicava le persone dalla loro capacità di fare il proprio lavoro”.
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