Favino: “La cinematografia italiana ha perso di rispetto”

L’attore lancia una appello in difesa dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo italiani durante la presentazione di 'L’ultima notte di Amore' di Andrea Di Stefano, a Berlinale Special Gala


BERLINO – “Da attore è complicato andare oltre le barriere del proprio cinema se nelle grandi produzioni anche i ruoli da italiani vengono fatti interpretare a interpreti internazionali” denuncia Pierfrancesco Favino durante la conferenza stampa di presentazione di L’ultima notte di Amore (Berlinale Special Gala), citando il caso di House of Gucci, in cui i componenti della famiglia Gucci parlano con un improbabile accento del New Jersey. “La forzatura narrativa di questa cosa passa sotto silenzio, e la colpa è anche dei produttori italiani che accettano”, continua Favino che legge un comunicato dell’ associazione di lavoratori e professionisti dello spettacolo UNITA di cui fa parte. “Penso di essere in grado di portare il mio Paese in un’arena internazionale, ma questo non è possibile se si viene in Italia pensando che gli attori italiani non abbiano gli stessi diritti di qualsiasi altro attore nel mondo. La cinematografia italiana ha perso di rispetto nel momento in cui il cinema italiano diventa terra di conquista. Non vedo perché quando si viene a girare in Italia, sfruttando il 40% di tax credit, non debbano essere utilizzati interpreti italiani, o perché le maestranze devono fare il terzo ruolo e non i capo reparto, a meno che abbiano già lavorato in produzioni internazionali. A me non farebbero mai, giustamente, fare Kennedy, non vedo perché qualcuno debba venire dall’America a interpretare, magari, Gianni Agnelli”.

“È un qualcosa che non va difeso in termini campanilistici, ma industriali – aggiunge -. Mentre nel mondo ci sono sollevazioni per il rispetto delle minoranze e delle nazionalità, il cinema italiano sta diventando una piccola colonia. Per essere inclusi occorre imporre dei limiti”.

L’ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano – nelle sale italiane dal 5 marzo – racconta la vicenda di Franco Amore (interpretato da Favino), un poliziotto alla sua ultima notte di servizio prima della pensione. In divisa da quando aveva vent’anni, di sé racconta che per tutta la vita ha sempre cercato di essere una persona onesta, un poliziotto che in 35 anni di onorata carriera non ha mai sparato a un uomo. Ma quella notte sarà più lunga e difficile di quanto avrebbe mai potuto immaginare, e metterà in pericolo le sue convinzioni e ciò che conta per lui. “Il film inizia quando l’uomo è portato a fare una scelta, un compromesso morale che metterà in crisi la sua esistenza”, sottolinea Andrea Di Stefano, che per la prima volta gira in Italia (di produzione americana i suoi  precedenti Escobar e The Informer): “Ritenevo fondamentale raccontare un uomo con l’ambizione di essere onesto, qualcosa che è differente dall’esserlo, il quale era partito all’inizio della sua carriera con un’idea precisa di cosa dovesse significare l’idea di essere agente, un servitore dello Stato, ma che poi la vita ha portato in una direzione diversa”.

“C’è una certa moda nel raccontare una violenza molto spinta nei film d’azione, all’americana –  continua il regista – ma noi volevamo realizzare qualcosa di profondamente italiano”. Un’italianità rimarcata negli stessi tratti caratteriali del personaggio, come sottolinea pure Favino: una persona comune con le sue zone d’ombra, della quale ti puoi fidare, divertente con gli amici e anche un po’ ingenuo. Qualcuno di cui gli altri si approfittano, che non pensi potrebbe mai reagire. Ma quando la sua stessa vita è messa in pericolo, deve provare a salvarsi, facendo qualcosa di sorprendente: “Il fatto stesso che sia un agente che non pensa di essere un supereroe lo rende molto italiano. Per tutto il film rimane il dubbio se possa farcela o meno, e questo rende più interessante l’intera narrazione. Non succederebbe mai con un poliziotto interpretato da Denzel Washington! Franco Amore e la sua decisione si inseriscono in quello spazio che c’è tra l’onesto e il fesso. Anche il pensare che se sei troppo onesto sei fesso è una cosa totalmente italiana”.

Rispetto all’ambientazione del film, girato in una Milano notturna in cui sembra non arrivare mai la luce, mostrata anche in una lunga e bella inquadratura dall’alto realizzata in elicottero, Andrea Di Stefano sottolinea quanto gli sembrasse interessante ambientare il film in un’arena che è stata sempre descritta come la scintillante città della moda. “Volevo raccontare una storia realistica sul panorama criminale contemporaneo a Milano, anche perché le altre grandi metropoli italiane erano già state raccontate da un punto di vista criminale. Mi interessava offrire una narrazione realistica, e per questo abbiamo lavorato alla sceneggiatura basandoci su ricerche e atti processuali e lavorando insieme a agenti DIA, poliziotti, carabinieri. La struttura odierna del mondo criminale a Milano è cambiata, la cosa che ci ha stupito è che oggi ci sono bande criminali con origini geografica diversa che fanno affari tra loro”.

“Noi tutti siamo costantemente circondati dal successo, ma a Milano, città in cui si concentra il benessere, è maggiormente evidente – continua Favino – . Qualcosa con cui un uomo che vive per strada, come il protagonista del film, ci si confronta tutti i giorni”. Così, quando gli arriva la possibilità di fare un salto nel cono di luce che da sempre vede a fianco, e che gli appare innocuo, lo fa in una città che sembra ripetergli continuamente: ‘tu meriti di più, meriti la luce’. “Proprio quello che ci ripetono continuamente tutti i giorni i social, su cui vengono ostentati continui successi, riflettori sempre accesi. Ma viene da chiedersi se quel cono di luce possa illuminare o piuttosto bruciare”.

Le musiche originali di L’ultima notte di Amore sono del compositore catanese Santi Pulvirenti, che ha firmato, tra l’altro, le colonne sonore dei film di Pif (La mafia uccide solo d’estate, E noi come stronzi rimanemmo a guardare, In guerra per amore).

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