VENEZIA – Sfoggia con orgoglio la maglietta di Thor Fausto Brizzi, giurato della 17/a edizione di Cartoons on the Bay, in corso a Venezia fino a domani, dove è “come un topo nel formaggio”, vista la sua storica passione per il mondo a fumetti.
Cosa rappresentano per lei il fumetto e l’animazione?
Semplicemente la forma d’arte più alta. Ho la casa invasa di fumetti e sono in prima fila a qualsiasi film d’animazione. È la mia passione da sempre e non vedevo l’ora di stare dall’altra parte della barricata, anche solo per farmi un’abbuffata di cortometraggi. Sto vedendo tanto materiale che non avrei occasione di vedere altrimenti, corti russi, francesi, coreani…
Con quali fumetti è cresciuto?
Con Alan Ford, dell’Editoriale Corno. Per me è il top, è l’unico fumetto umoristico non striscia, con storie complete e lunghe, e che fa ridere. Studio da 10 anni la possibilità di portarlo al cinema ma è molto complicato, perché è un film sui supereroi, con i supercriminali, ed è ambientato a New York: ci vorrebbe una grande produzione dietro per evitare di farne un filmetto, cosa che non mi perdonerei mai.
E come lo farebbe?
I fumetti vanno fatti in modo fedele e su un Alan Ford in live-action gli attori avrebbero bisogno di molto trucco per somigliare ai personaggi. Negli Stati Uniti lo fanno continuamente: i grandi attori si prestano a fare i cattivi dei film della Marvel e si trasfigurano. Da noi è difficile perché la maggior parte del budget di un film va sul cast e non restano sufficienti risorse per costruire il mondo che c’è intorno, che finisce per essere il soggiorno di casa.
Tra gli altri autori chi ama?
Ho scritto una dozzina di storie per Topolino e ora sono in giuria con Giorgio Cavazzano, cioè l’arca perduta per gli sceneggiatori di Topolino: ognuno di loro spera che gli venga assegnato Cavazzano come disegnatore, a me purtroppo non è mai successo.
In Italia abbiamo delle eccellenze in questo campo, ma in pochi lo sanno e non le sfruttiamo.
È vero, credo che la maggior parte dei lettori non sappia che Diabolik è di due geniali signore di Milano, o che Tex è italiano… La casa del fumetto è l’Italia ma non abbiamo mai valorizzato abbastanza i nostri prodotti e i nostri artisti. Zagor è in edicola da decenni e non ha mai avuto una versione cinematografica. Dylan Dog, una delle espressioni migliori del fumetto italiano, l’hanno fatto gli americani, e male.
C’è una soluzione?
Bisogna cambiare mentalità, c’è un passaggio – che per alcuni autori è rassegnazione – verso la lingua inglese necessario per aprirsi ai nuovi mercati. Vedrete nei prossimi due o tre anni il cinema italiano abbandonerà tutte le lingue a favore dell’inglese. Sarà come il passaggio al sonoro e al colore.
A cosa sta lavorando?
Sto scrivendo un nuovo film e un nuovo romanzo; cerco di separare le carriere tra film divertenti e romanzi sentimentali. Il film sarà una commedia, un film ‘per tutti’ che farò con Medusa nella prossima primavera. Non sarà corale, anche perché secondo me il filone di film corali si è esaurito, anzi sarà abbastanza diverso da ciò che ho fatto finora. Mi rivolgo a un pubblico diverso, con un film anche per bambini: quella è la mia vera passione, ma finora non l’ho mai completamente espressa.
Ma ci si sta avvicinando, in qualche modo.
Tra i vari progetti in sviluppo, sto lavorando anche a un cartone animato, ma i tempi sono lunghi, perché è un gioco diverso dai film live-action. Sto lavorando a una storia mia che non si potrebbe realizzare se non a cartoni animati e le professionalità per realizzarla, in Italia, ci sono, lo dimostra il lavoro fatto dalla Rainbow.
Sarà in computer grafica 3D?
Ormai l’animazione è 3D. La Pixar ne è l’esempio migliore, nei suoi film c’è il 3D ma sembrano già dei classici. E poi io associo molto il cartoon al musical, per me i personaggi a un certo punto si fermano e cantano: è ciò a cui mi ha abituato la Disney, il mio imprinting infatti sono gli Aristogatti. Nel mio cartoon ci sarà anche molta musica.
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