In un futuro non troppo lontano, un grave attentato alla libertà è stato messo in atto: un virus ha attaccato le piantagioni di canapa di tutto il mondo. La cannabis non esiste più. E con essa anche la libertà e la felicità sembrano essersi estinte. Ma un giorno accade l’impensabile: Natan (Morelli), un vanesio influencer, trova per caso un esemplare maschio e, deciso a diventare ricco, mette su una scalcagnata banda per raggiungere l’ultima piantina femmina sopravvissuta, e produrre semi e venderli a un narcotrafficante.
Un’action-comedy condita da situazioni esilaranti e rocambolesche, guidata da due personaggi agli antipodi, un influencer e un intellettuale, che ben rappresentano la complessità del mondo moderno.
E’ disponibile su Prime Video dal 25 novembre, prodotto da Italian International Film e Vision Distribution il film di Giampaolo Morelli Falla girare, con protagonista lo stesso Morelli accanto a Laura Andriani, Ciro Priello, Fabio Balsamo, Giovanni Esposito e la partecipazione di Michele Placido, insieme a Leopoldo Mastelloni, Jun Ichikawa, Taiyo Yamanouchi e Shi Yang Shi. C’è anche l’amichevole partecipazione di Barbara D’Urso.
“Volevo fare un action comedy – dice Morelli – che fondesse le mie due culture. La napoletanità e il cinema USA degli anni ‘80 e ‘90. Dalla fotografia alla musica alle riprese in anamorfico. La storia si ispira anche a fatti recenti, ad esempio al “complottismo” nato in epoca covid. Il focus per me non è tanto sulla cannabis quanto sulla libertà. Ogni attentato ad essa va ostacolato perché dove viene oppressa la libertà c’è meno felicità. In questo ho un approccio molto anarchico. Naturalmente è importante Napoli. Come nel cinema americano ritengo che identificare il luogo sia fondamentale, tendiamo a non farlo perché temiamo, soprattutto in contesto di commedia, che una cosa girata a Napoli non piaccia a Milano o a Roma. Ma io non lo penso. Credo che invece dare un’identità aiuti la storia, rende tutto più vero e credibile. Nessuno in America pensa di non vedere un film ambientato a New York perché è di Boston. Dobbiamo osare di più e avere meno paura. Inoltra aiuta il cineturismo, le cose sono cambiate da Song’e Napule, oggi la città è un grande set a cielo aperto. Andrebbe sempre valorizzato il territorio”.
Commenta Andriani: “E’ stata un’esperienza fantastica soprattutto trovarmi in messo a tutti questi personaggi maschili che mi hanno cullata e spesso fatto arrossire”. “In effetti ci abbiamo provato tutti”, scherza Morelli, “ma ogni approccio si è rivelato sbagliato”. Priello sottolinea che il suo personaggio è “soprattutto solo, come del resto tutti gli altri. Lo abbiamo contenuto il più possibile per farlo esplodere nel finale, una prova per me diversa, di solito lavoro su una commedia più esplicita e slapstick”.
Circa le scene action, precisa Morelli: “di solito le botte le prendo, non mi sono particolarmente preparato con le arti marziali. Mi sono concentrato sulla caratterizzazione dei personaggi, anche con i trucchi, tutto è stato molto lavorato. Un lavoro certosino di sceneggiatura, sulla comicità e sulle battute, evitando le “tarantelle”. Molte cose escono fuori in lettura, poi messe a copione e infine ritrovate sul set. Poco lo spazio all’improvvisazione sul set. Ci tenevo anche al ruolo di Mastelloni, non volevo un cattivo alla Gomorra, cercavo qualcosa di diverso, un villain colorato, con una patina di perfidia che lo ha anche molto divertito”.
Interviene Federica Lucisano per la produzione: “Morelli mi ha proposto due idee, questa mi ha molto colpito perché si fa poca action comedy ed è importante farla a grandi livelli. Non avevo grossi dubbi sulla messa in scena, lui era convintissimo e l’idea mi divertiva. E’ stata una scommessa di cui siamo molto contenti. Non si tratta tanto di lavorare sul ‘genere’ ma sul concept. Più è originale meglio è”.
Inevitabile parlare delle figure degli influencer e in generale dei social: “Ce li abbiamo sempre davanti – dice Morelli – non è una critica specifica ai social. Tutti usiamo filtri, ci proponiamo sempre agli altri nella veste migliore. Ma credo che siamo nella preistoria dei social, sono nati da poco. All’inizio li usavo molto, ora li ho abbandonati, il bombardamento di felicità ostentata mi ha infastidito. Sembra che la vita di tutti sia frenetica, perché ne vedi milioni tutto assieme. Ho accusato. Penso che i social in realtà avvicinino, come abbiamo visto in epoca di pandemia. D’altro canto abbiamo bisogno di un ritorno al vero contatto umano. Gli influencer del futuro saranno sicuramente diversi, anche se non saprei dire come”.
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