Faenza porta a Roma il grido degli Indignati


“Ho 17 anni e non amo parlare. Sono un anarchico, odio la guerra, la politica e la religione organizzata. I miei dicono che sono un asociale perché non voglio andare all’università. Non ci voglio andare perché non voglio essere indottrinato. Mi bastano le idee che ho. Amo leggere e passare le giornate in campagna da mia nonna. Per questo sarei un disadattato?”

A parlare così è James, giovane protagonista del film Un giorno questo dolore ti sarà utile, coproduzione internazionale Rai Cinema – Jean Vigo – Four of a Kind e Sugar, scritta e girata in USA da Roberto Faenza e presentata Fuori Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Una sorta di ‘Giovane Holden’ del nostro secolo. “Era quello che avrei voluto fare – confessa Faenza – ma Salinger non cede i diritti perché non vuole che il suo libro diventi un film”.

Il regista vira così sul romanzo di Peter Cameron (titolo identico a quello del film), e, giunto a Roma assieme ai produttori, a parte del cast e alla cantante Elisa che interpreta i brani della colonna sonora, non ha comunque difficoltà a inquadrare il personaggio, che nel film ha il volto di Toby Regbo: “James è il primo degli indignati – dichiara – Non sa cosa vuole dal futuro, ma è certo che non vuole proseguire quanto gli adulti e la gente che è attorno a lui gli propone. Non vuole diventare famoso, non vuole compromettersi, non vuole essere plagiato. Sa solo che il mondo del passato va a rotoli e lui non vuole essere parte del piano. Preferirebbe fare il calzolaio piuttosto che finire a Wall Street a speculare sul cuore della gente. E per questo i suoi non lo capiscono, lo considerano un disadattato, una persona ‘da curare’. Ma è normalissimo, sta solo cercando la sua identità. Non credo all’immagine dei giovani intontiti e violenti. Faccio l’insegnante e so che molti di loro potrebbero sostituirmi in cattedra. Si cibano di quel che gli si offre. Per questo spero che questo film possa arrivargli”.

 

Indignato, un po’, lo è anche lo stesso Faenza, che in America ci era già stato nell’83 per Copkiller e ora racconta la sua nuova esperienza: “Ho trovato una situazione diversa. Difficile per quanto riguarda l’organizzazione. Dopo l’11 settembre i controlli di sicurezza sono aumentati e la logistica è difficile per ogni minimo spostamento. Inoltre, purtroppo, con il nostro paese non c’è reciprocità. Viene Woody Allen a Roma e gli si aprono tutte le porte, giustamente. Vado io in America e posso portare solo un italiano in troupe. Questo perché le nostre istituzioni non ritengono che sia importante avvantaggiare gli italiani che lavorano all’estero. Le potenzialità ci sono, ma manca il supporto. Non esiste nemmeno un contratto di coproduzione con gli USA, ci vuole un decreto del ministro che autorizzi il lavoro. D’altro canto – prosegue – ci sono anche molti vantaggi: la burocrazia è più snella, i sindacati meno rigidi. In Italia non si può lavorare oltre le dieci ore. Praticamente impossibile. E sono stato fortunato. Le produttrici Elda Ferri e Milena Canonero mi hanno messo su il film. Quando sono arrivato sul set era tutto talmente organizzato che a volte mi chiedevo: che cavolo ci sto a fare qui?!? Avi Kaufman è una responsabile di casting straordinaria. Ero andato lì con un’idea e lei me l’ha stravolta. Non avrei mai creduto di poter avere sul set il cattivo di Avatar, Stephen Lang. Eppure è arrivato, è un grande attore e non ha nemmeno tutti quei muscoli”.

Lang, dal canto suo, è concorde con l’altra interprete Deborah Ann Woll, prelevata dal serial True Blood, nell’affermare che “i registi sono tutti diversi tra loro, indipendentemente dalla nazionalità”. “Ma gli europei – aggiunge Lang – hanno una visione particolare dell’America, come Sergio Leone, per cui ci aiutano a capirci meglio. In questo film interpreto un piccolo ruolo, per me inedito. Un personaggio che usa le sue debolezze come un’arma. E’ stimolante avere poco tempo a disposizione, così sei costretto a dipingere un ritratto con pochi, brevi tratti”.

 

Il film, che vede anche la partecipazione di Marcia Gay Harden, Peter Gallagher e Lucy Liu, uscirà a fine febbraio, in contemporanea in Italia e negli USA.

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02 Novembre 2011

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