Fabrizio Bentivoglio, attore “invisibile” nel solco di De Niro

Il celebre interprete ha letto in anteprima assoluta al Milazzo Film Festival il suo 'Piccolo almanacco dell'attore', in cui ripercorre la sua carriera con l'intento di dare consigli ai più giovani


“È come se mi rivolgessi a un giovane e gli parlassi di quello che è successo a me, di come sono cresciuto io all’interno di questo mondo”. Così Fabrizio Bentivoglio descrive in un incontro con la stampa il suo Piccolo almanacco dell’attore, presentato in anteprima assoluta al Milazzo Film Festival.

“È un unicum, un testo scritto che potrebbe venir pubblicato prima o poi. – continua Bentivoglio – Non era previsto che facessi questo reading, è stata un’occasione creata da Mario Sesti che mi ha portato a proporre questo piccolo esperimento, in quanto riguarda la figura dell’attore, che sembra essere al centro di questa edizione del Milazzo Film Festival”. Il testo, letto con la consueta magistrale espressività, ha appassionato per circa un’ora il pubblico siciliano, promettendo bene in vista di un futuro editoriale o, perché no, ancora una volta teatrale. A metà tra l’autobiografia e il breviario sull’arte recitativa, Piccolo almanacco dell’attore è una collezione di aneddoti che scava nella storia personale di Bentivoglio per trarre delle riflessioni sul suo mestiere, un’arte “che non si può insegnare” ma che si può “rubare agli altri”.

La dicotomia fondamentale che Bentivoglio individua è quella tra commedia dell’arte e recitazione mimetica. Soleri o De Niro? Arlecchino o Taxi Driver? In perenne contrasto tra le due anime della recitazione che lo hanno cresciuto, l’attore ha deciso di andare in contro al metodo dell’attore statunitense, “il migliore dopo Marlon Brando”, senza dimenticare la lezione fondamentale degli istrioni italiani, meno “copiatori della realtà”, ma per questo più “creativi”. Il trucco è quello di rendersi invisibili, “scomparire nel ruolo”, anche se il prezzo da pagare è quello della “riconoscibilità”. Un prezzo alto per un attore, che Bentivoglio ammette di avere pagato e non poco, come quella volta che l’amica Suso Cecchi D’Amico, indimenticabile sceneggiatrice, non lo riconobbe in Del perduto amore, film per cui vinse il suo secondo David di Donatello.

“Questo lavoro non è mai cambiato nel corso del tempo. Bisogna farlo bene, quello fa la differenza. – dichiara – Possibilmente moto bene, perché solo bene a volte non basta”. Peccato che se diventi bravo a “scomparire” come lo è diventato lui, il rischio è quello di diventare “irriconoscibili” e, di conseguenza, dimenticabili, come testimonia il racconto di tanti malintesi e imbarazzanti scambi di persona avvenuti nel corso degli anni.

La parte più viva del testo/spettacolo è quella che riguarda gli aneddoti legati alle esperienze più formative della carriera di Bentivoglio: Gian Maria Volonté che lo ritiene “credibile” sul set di La storia vera della signora dalle camelie; il confronto con Francesco Bruni per cambiare l’inflessione dialettale del suo personaggio in Scialla!; l’incredibile viaggio di Marrakech Express che lo legherà a Gabriele Salvatores e, soprattutto, al “fuoriclasse” dell’improvvisazione Diego Abatantuono, l’unico in grado di farlo ridere davanti alla camera; il ricordo commosso di Carlo Mazzacurati, che al loro primo incontro lo definì “buffo” a dispetto di ogni pregiudizio.

“È importante incontrare non solo il regista giusto, ma le persone giuste, che si fidano di te, che ti accordano la fiducia. Perché se tu senti fiducia sei portato a dare il massimo, se non la senti, no” – dichiara alla stampa, prima di omaggiare con “un ricordo affettuosissimo” Paolo e Vittorio Taviani, con cui ha lavorato ne Le affinità elettive. “Mi hanno visto crescere, se ne sono andati due papà, in qualche modo. Mancheranno”.

Come un buono attore deve sapersi muovere tra “dramma e commedia”, trovando sempre la risata nei ruoli drammatici e l’emozione in quelli comici, Bentivoglio guida lo spettatore tra le insenature della propria carriera, facendo fruttare un’esperienza preziosissima. Un testo che sa intrattenere e insegnare al tempo stesso, e che il pubblico di Milazzo ha avuto il privilegio di scoprire con un anticipo che – vista l’incertezza sul suo futuro editoriale – non deve diventare esclusività, ma che anzi, confidiamo, sia il più breve possibile.

Carlo D'Acquisto
02 Marzo 2024

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