Exodus: tante polemiche per il super-Mosè di Scott

Le hanno dette un po’ tutte a Exodus – Dei e re, il nuovo film di Ridley Scott in uscita con Fox il 15 gennaio, in 500 copie e in 3D, che in realtà si configura come un film di puro intrattenimento


Campagna di boicottaggio negli Usa (per via di un cast troppo ‘bianco’ rispetto a quanto richiederebbe l’ambientazione), accuse di sionismo e inesattezze storiche. Messa al bando in Egitto, Emirati Arabi, Qatar, Kuwait e inizialmente anche in Marocco, dove però è stato appena riammesso grazie a qualche taglio. Le hanno dette un po’ tutte a Exodus – Dei e re, il nuovo film di Ridley Scott in uscita con Fox il 15 gennaio, in 500 copie e in un 3D per la verità trascurabile, che racconta la storia dell’esodo con uno stile magniloquente e spettacolare come nella miglior tradizione dei ‘peplum’ d’annata. Impossibile non tornare con la mente alla storica versione del ’56 diretta da Cecil B. De Mille (già remake di un’opera dello stesso regista), con Charlton Heston nei panni di Mosè oggi degnamente rimpiazzato da un Christian Bale in gran spolvero dopo aver appeso al chiodo la tuta di Batman. Al suo fianco, insieme a Joel Edgerton (il faraone Ramses II), Ben Kingsley, Aaron Paul, John Turturro, Sigourney Weaver, Maria Valverde e Hiam Abbass.

In realtà, vanno specificate un paio di cose: in primis, che le tavole delle leggi ricoprono nella trama un ruolo piuttosto marginale, concentrandosi la storia principalmente sulla fuga degli ebrei dall’Egitto. Poi, che le accuse di associazioni cristiane e critici – a cui Scott ha risposto con un fermo ‘muro contro muro’, che ha contribuito molto a far parlare della pellicola – sono le stesse che si potrebbero muovere a tanti film precedenti di analoga caratura, tra cui proprio l’indimenticabile ‘sandalone’ con Heston.

Exodus si prefigge soprattutto lo scopo di intrattenere e lo fa con l’intelligenza di non ricalcare il modello già conosciuto ma tentando nuove strade. Ad esempio, la “storie delle origini”, tipica delle pellicole e dei fumetti di super-eroi. L’incipit lo conosciamo: quando Ramses scopre la provenienza ebraica di Mosè, lo esilia. Lui sopravvive nel deserto (dando la possibilità a Bale di esibirsi in una delle sue performance più riuscite, lo smagrimento “a vista d’occhio”) e si fa una famiglia. Ma un giorno, per puro spirito di avventura e scoperta, si arrampica sul Sinai e, nel corso di una tempesta, prende una sonora botta in testa, che rappresenta per lui il ‘punto di svolta’: quello che è il ragno radioattivo per Peter Parker, l’esposizione ai raggi gamma per Hulk o la folgorazione sulla via di Damasco per Paolo di Tarso. Di lì in poi, sarà difficile capire cosa di ciò che vede Mosè – fino ad allora convinto “positivista” – sia reale e cosa frutto della sua immaginazione. Una cosa è certa: un superpotere lo acquisisce, riuscendo, per intuito e senza capire bene nemmeno lui perché, a trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto, quando la Natura (o Dio, a seconda della sensibilità dello spettatore. Il film lascia quasi sempre una doppia possibilità interpretativa), stanno agendo in suo favore. Insomma, un Profeta in piena regola. Non divide le acque del Mar Rosso innalzando un bastone da passeggio. Semplicemente si trova lì nel momento esatto in cui cade un meteorite che altera il comportamento delle maree. 

 

Cosa che non è piaciuta nemmeno nei paesi arabi – del resto, il ‘miracolo’ è riconosciuto da tutte e tre le religioni monoteiste – che pure hanno bandito la pellicola così come avevano fatto con Noah di Aronofsky, per certi versi similarenell’approccio. Scott, in Usa,  ha risposto per le rime, consigliando ai critici di farsi una vita e spiegando come il cast di protagonisti anglofoni sia stato necessario per convincere i finanziatori, ma questo non ha impedito al ministro egiziano della cultura, Gaber Asfour, di definire Exodus “un film sionista che presenta la storia da un punto di vista sionista” (per aver mostrato gli ebrei come costruttori di piramidi). “Mi ha attirato del progetto il respiro epico del racconto – ha spiegato Scott, che ha girato il film in 74 giorni, principalmente in Spagna, fra location come l’Almeria e le isole Canarie, in Gran Bretagna, con alcune scene realizzate ad Antigua – Mosè per me è l’incarnazione della lotta per la libertà, una storia che resta rilevante anche legata all’oggi”.

Non mancano altre trovate simpatiche, come una rappresentazione piuttosto inedita di Dio, assolutamente da tenere d’occhio.

 

 

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09 Gennaio 2015

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